Trump trasforma lo Studio Ovale in un ring, Zelensky eroico, Vance bullo

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Urla, accuse, attacchi e una conferenza stampa annullata con Volodymyr Zelensky costretto a lasciare immediatamente Washington senza firmare l’accordo sui minerali. L’incontro tra Donald Trump e il presidente ucraino doveva servire a placare le tensioni. E invece, quello alla Casa Bianca è stato uno scontro senza precedenti.

Un litigio in cui Trump ha messo in chiaro, davanti a tutto il mondo, che per The Donald il problema non è Vladimir Putin, ma Zelensky. Un leader che sotto l’amministrazione Biden era il protagonista della strategia Usa per frenare la Russia e che ora, con Trump di nuovo nello Studio Ovale, appare come il principale ostacolo dei piani di Washington. La rivoluzione dell’agenda estera americana è stata servita così nella maniera più cruda e schietta possibile. E Trump, questa volta, ha cancellato anche quel minimo formalismo che poteva salvare le apparenze.

Le battute sull’eleganza di Zelensky

Lo scontro è andato in scena praticamente subito. The Donald ha ricevuto Zelensky alla Casa Bianca facendo una battuta sulla eleganza del suo interlocutore, poi ha confermato che la sua volontà di arrivare a un accordo sulla tregua, considerato “ragionevolmente vicino”. Ma nell’arco di pochi minuti, i toni sono radicalmente cambiati. E la tensione che già si respirava prima del faccia a faccia si è trasformata in un fiume di accuse rivolto a Zelensky, colpevole di non volere quei compromessi che Trump considera necessari, mentre per Kiev sono intollerabili perché fatti con “assassino sul nostro territorio”.

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Le minacce di Trump

“O fai un accordo o noi ci tiriamo fuori, e se noi usciamo te la dovrai vedere da solo. Non credo che sarà una bella cosa” ha detto Trump a Zelensky. “State giocando con le vite di milioni di persone. State giocando con la Terza Guerra Mondiale. State giocando con la Terza Guerra Mondiale, e quello che state facendo è molto irrispettoso nei confronti del Paese, di questo Paese”, ha tuonato il presidente Usa. E dopo di lui, a calcare la mano è stato anche il vicepresidente JD Vance, che ha accusato il presidente ucraino di essere un “ingrato”. Zelensky ha provato a ribattere. Ha chiesto a Vance se fosse mai stato in Ucraina. Scuotendo la testa e sbarrando gli occhi di fronte alla voce grossa dei suoi interlocutori, Zelensky ha tentato di difendersi da quel processo in diretta. Ma a quel punto, è apparso chiaro a tutti che il summit con cui doveva essere concluso l’accordo sulle terre rare in cambio delle garanzie di sicurezza a Kiev era diventato il modo più rapido di Trump per scaricare definitivamente il presidente ucraino.

A rischio la fornitura di armi

Quali siano le conseguenze dirette sul conflitto è difficile da prevedere. Tra le varie accuse nei riguardi del presidente ucraino, Trump ha anche detto che senza le armi americane la guerra sarebbe finita nell’arco di pochi giorni. E questo potrebbe anche essere un modo per fare capire che il flusso di aiuti militari potrebbe interrompersi bruscamente. Tanto più che ieri, dopo il dibattito, il presidente statunitense ha anche detto che Zelenskynon è pronto per la pace se l’America è coinvolta, perché ritiene che il nostro coinvolgimento gli dia un grande vantaggio nei negoziati”. La stella polare del tycoon non è cambiata, anzi. La “pax” trumpiana passa attraverso il prezzo che dovrà pagare Kiev per avere Washington al proprio fianco (e cioè l’accordo sulle terre rare annunciato da settimane dal leader repubblicano ma non firmato ieri). Ma è chiaro che con il litigo di ieri non ci saranno di certo cambiamenti positivi per la posizione negoziale del presidente ucraino. Tanto più dopo che The Donald ha chiarito di non essere né con la Russia né con l’Ucraina, in un’equidistanza che di fatto cancella completamente gli ultimi anni della politica estera Usa. Tutto appare di nuovo in bilico. Dalla Russia, l’inviato speciale del Cremlino, Kirill Dmitriev, ha definito l’incontro “storico”.

L’Europa chiamata a reagire

Mosca sta a guardare per capire fin dove potrà arrivare il leader americano. E con il tycoon apparso intransigente e sordo alle esigenze ucraine, ora tutto passa dalla volontà di Zelensky di cedere, dalle pressioni degli apparati Usa sulla Casa Bianca e forse anche su quanto sarà disposta a mettere in campo l’Europa. “C’è un aggressore russo, bisogna rispettare chi lo combatte dall’inizio”, ha detto ieri in serata il presidente francese Emmanuel Macron. E domenica, a Londra, è atteso il summit tra alcuni leader Ue, il premier Keir Starmer e il segretario generale della Nato, Mark Rutte. The Donald ha ribadito che vuole di più dai Paesi europei, specialmente in termini finanziari, e che sarà l’Ue a dovere fornire le garanzie di sicurezza all’Ucraina dopo l’accordo di pace. E con la frattura sancita ieri in via definitiva, il processo potrebbe velocizzarsi.





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