Recensione Sid Meier’s Civilization VII, rivoluzione a metà? – 4News

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A pochi anni di distanza dalle eccellenti sperimentazioni di Marvel’s Midnight Suns, Firaxis Games torna al suo franchise di maggior successo con Sid Meier’s Civilization VII. Un titolo capace di far sussultare tutti gli amanti del genere, non solo per gli evidenti meriti storici di una saga leggendaria.

Strabiliante è infatti la capacità della serie di reinventarsi continuamente, per reclamare ogni volta con rinnovato vigore la corona di miglior strategico 4X in circolazione. Una missione compiuta con successo nel 2016, con quel Civilization VI impostosi tra gli allori della critica e l’acclamazione del pubblico. Proprio il nuovo successo raccolto dal titolo nei confronti dell’utenza home console ha condotto il team di sviluppo ad interrogarsi sul next step da compiere. Nasce così un settimo capitolo tremendamente ambizioso che punta a rendere l’esperienza più agile ed intuitiva, senza lasciar indietro innovazioni destinate forse a far da apripista per il genere. Ma è possibile raggiungere un tale rivoluzionario obiettivo senza tradire le proprie origini nonché le fasce più fedeli degli appassionati?

Sid Meier’s Civilization VII è disponibile dall’11 Febbraio per PC (via Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series e Nintendo Switch.

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Versione testata: PlayStation 5


Il fascino del falso storico

Ma in cosa esattamente Sid Meier’s Civilization VII segna una netta rivoluzione rispetto ai capitoli precedenti? Si tratta di un discorso piuttosto articolato che inizia da uno dei cambiamenti più evidenti fin dall’avvio del titolo.

Firaxis Games ha infatti deciso di infrangere con forza un diktat da sempre fondamentale per la serie. Quello dello sviluppo temporalmente lineare di una civiltà dagli albori del genere umano fino alla conquista delle stelle. Un iter divenuto negli anni fin troppo lineare e schematico, anche per via dell’atavico problema della stanchezza dei turni conclusivi causato dal classico “effetto cascata” di ogni strategico. Gli sviluppatori hanno dunque rivoluzionato questo aspetto con due audaci decisioni, destinate a far discutere e dividere l’utenza.

Anzitutto, in Civilization VII è possibile scindere la rigida connessione tra leader e fazioni. All’avvio della partita occorre infatti preliminarmente scegliere il primo e, solo in un secondo momento, la civiltà. Una feature che apre le porte ad incroci storici davvero stravaganti… immaginate un Napoleano alla guida del popolo giapponese! Si tratta di una decisione, quella compiuta da Firaxis Games, che attribuisce maggiore importanza alle maggiori figure storiche ed, al contempo, permette di creare sinergie intriganti con le specificità individuali di ogni potenza.

Purtroppo non potrete prendere Roma e portarla per mano attraverso tutte le ere.

La progressione così delineata diventa imprevedibile e sempre diversa in ciascuna run, permettendo al titolo di essere uno dei più vari e longevi della saga. Il tutto grazie al concorrere di un maggior numero di variabili che dinamicizzano lo sviluppo (con una progressione quasi in stile ruolistico sul modello occidentale), altrimenti tendenzialmente statico.

Gli sviluppatori non si sono fermati qui. Civilization VII stravolge infatti la periodizzazione tradizionale frammentadola in tre epoche separate e distinte: Antichità, delle Esplorazioni e Modernità. Si tratta, in questo caso, di una rivoluzione copernicana che altera completamente la prospettiva e la tradizione della serie (prendendo anche spunto dalle sperimentazioni della concorrenza, Humankind su tutti). Viene messa da parte una campagna lunga ed omogenea in favore di sessioni più brevi. Esse risultano dedicate a specifiche civiltà con peculiarità individuali in termini di caratteristiche ed obiettivi da perseguire. Non solo infatti c’è una tripartizione temporale, ma al passaggio ad una nuova era si è costretti a scegliere una nuova civiltà.

Da un lato tale scelta aumenta la varietà e la dinamicità del gameplay, proponendo anche un’esperienza più focalizzata soprattutto per i giocatori novizi. Dall’altro lato, quello che risulta inevitabilmente sacrificato è il senso di omogeneo e costante avanzamento che da sempre è anima e cuore di Sid Meier’s Civilization. Non tanto per la nuova suddivisione della timeline, quanto perché al giocatore non restano che pochi bonus da ereditare nell’era successiva, a fronte di una interruzione piuttosto brusca ed anticlimatica.

La mappa è stupenda.

Guerra e pace

Civilization VII si spinge ovviamente oltre quanto finora detto, puntando in direzione dell’ottimizzazione di quanto esistente. Sia dal punto di vista di un suo miglioramento complessivo, sia per quanto riguarda la volontà di rendere più immediata l’esperienza.

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Firaxis Games attua dunque un gargantuesco elenco di razionalizzazioni, puntanto ad alleggerire soprattutto l’ambito della microgestione. Vengono rimosse funzioni oramai divenute desuete come le unità dei lavoratori, visto che adesso i miglioramenti rurali delle città vengono edificati automaticamente. Alcune opzioni sono state ridistribuite per renderne più intuitivo l’impiego. Ad esempio, il sabotaggio adesso è incluso tra le opzioni diplomatiche. Anche la gestione delle città è stata ripensata nel nome della semplificazione intelligente. I nuovi insediamenti iniziano infatti come borghi, che possono aggiornarsi in città vere e proprie. Una differenziazione introdotta per alleggerire le dinamiche da attenzionare durante gli scenari più avanzati. Gli sforzi maggiori hanno tuttavia riguardato la gestione dei conflitti e le opzioni di gestione delle relazioni di pace.

I Comandanti risolvono brillantemente alcuni problemi legati alla gestione dei conflitti armati.

L’intera gestione bellica è stata rivoluzionata grazie alla introduzione dei Comandanti. Si tratta di unità speciali che possono accumulare esperienza ed ottenere specializzazioni. A loro volta essi possono formare armate in grado di occupare una singola casella sulla mappa. Questa modifica risulta molto comoda, permettendo di risolvere il problema del sovraffollamento delle unità e degli spostamenti in modo più pratico ed efficiente. Il risultato è un nuovo feeling che contraddistingue le battaglie di Civilization VII, adesso finalmente più tattiche e meno caotiche.

Anche la diplomazia è stata ripensata, attraverso l’introduzione di una nuova risorsa derivante dalla resa delle celle: l’Influenza. Attraverso l’impiego di quest’ultima è possibile gestire ogni tipologia di accordo. Tuttavia sarà necessario impiegare Influenza sia per gli accordi proposti, sia per quelli ricevuti. Viene così aggiunto un ulteriore strato di tatticismo, legato anche al ruolo del contraente forte che per primo avanzerà proposte. L’Influenza trova ulteriori impieghi legati, ad esempio, alle azioni di sabotaggio nonché alla cura dei rapporti con le Potenze Indipendenti (gli ex barbari e le relative città-stato che sorgono nell’Antichità). Il tutto gestito in maniera più che convincente dalla IA, che non si limiterà ad un ruolo passivo ma tenderà a proporre attivamente nuovi accordi (oltrettutto spesso piuttosto scaltri).

La guerra non è l’unica via, ricordatevelo sempre.

La via della seta

In quest’ottica generale di miglioramenti e ricalibrazioni, non appare molto convincente quanto implementato dal punto di vista della gestione del commercio.

La principale aggiunta, su questo versante, è rappresentata dall’introduzione di rotte commerciali dinamiche. Esse infatti si adattano alle condizioni geopolitiche nonché ai nuovi traguardi tecnologici. Non solo esse cessano di essere statiche (pertanto, richiedono adesso una pianificazione più attenta e ragionata), ma svolgono altresì la funzione collaterale di influenzare l’avanzamento culturale e scientifico. Sfruttare le rotte diventa dunque non solo utile ma addirittura indispensabile, visto che alcune risorse sono diventate essenziali per lo sviluppo di specifiche costruzioni.

Tutto molto bello e gratificante sulla carta, peccato però che Firaxis Games abbia deciso di vincolare l’uso dei materiali ottenuti alla loro disposizione manuale nelle varie località per goderne dei benefici (soprattutto per le rarità). Ci sfugge la ratio di una tale scelta, che pesa su tutto il commercio e richiede operazioni dispendiose in termini di tempo ed attenzione. Peraltro, senza un adeguatamente parametrato riscontro per il giocatore. Una decisione un pò in controtendenza per quella che è la direzione generale del titolo.

Alcuni elementi di gameplay non verranno granché apprezzati da tutto il pubblico.

Dal punto di vista tecnico, Civilization VII risulta ben ottimizzato su PlayStation 5. Al di là del nuovo stile grafico (meno fumettoso e più realistico, la preferenza è prettamente soggettiva stante il buon lavoro svolto) e del comparto sonoro (eccellente, come da tradizione), il colpo d’occhio appare di qualità. La minuziosità della resa visiva e del livello di dettaglio è evidente, così come la pulizia generale. Piccolo neo per i caricamenti, che tendono ad essere un filo lunghi nel passaggio tra le ere.

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L’interfaccia utente, al netto degli sforzi profusi per renderla più accattivante e maggiormente fruibile, non è esente da qualche riflessione. Il traguardo estetico si può dire raggiunto, ma non altrettanto si può affermare sul versante della praticità di utilizzo. Alcune funzionalità sono infatti fin troppo nascoste tra un menù radiale e l’altro, finendo con il compromettere un pò troppo il flow del gameplay. Atavico è invece il nodo riguardante sulla implementazione dei controller in questo genere di titoli, con il DualSense che vive di alcuni disagi iniziali… fortunatamente, arginabili con la pratica.

Su console c’è bisogno di un pò di pazienda per assimilare i comandi.

Commento finale

Sid Meier’s Civilization VII rappresenta un capitolo destinato a segnare una nuova era per il leggendario franchise strategico. Ambiziosa è la volontà, da parte di Firaxis Games, di puntare verso una rivoluzione tale da accontentare contemporaneamente i fan della saga ed il nuovo pubblico. Non altrettanto impeccabile tuttavia è la sua messa in opera, con alcune scelte che rischiano di creare delusioni e malcontento soprattutti nei confronti dell’utenza più affezionata. Il settimo capitolo del re dei 4X è ancora una volta eccellente, ricco di brillanti ed intriganti spunti. Attenzione però: alcune novità potrebbero non essere molto gradite.



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