Nei giorni in cui il presidente Donald Trump firmava l’ordine esecutivo che sdogana l’utilizzo delle cannucce in plastica in Croazia veniva scoperto un traffico illegale di rifiuti, provenienti in particolare dall’Italia. Parliamo di 35mila tonnellate di rifiuti per un profitto di 4 milioni di euro.
I trafficanti si assicuravano, con regolari gare d’appalto, la gestione di partite di rifiuti, rifiuti che venivano dichiarati “plastiche destinate al riciclo” e inviate oltre confine. Lì venivano semplicemente sotterrate. Il collegamento tra l’esuberante presidente degli States e quello che è accaduto in Croazia è la plastica, la vera dannazione del sistema di gestione dei rifiuti. Mentre per materie come alluminio, carta e vetro il sogno dell’economia circolare sembra essersi avverato, la plastica rimane un grattacapo non da poco.
Un oceano di plastica
Nell’Unione Europea ogni anno si generano 26 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, il modo più utilizzato per smaltirli è l’incenerimento. Il riciclaggio è il secondo modo più utilizzato per trattare i rifiuti di plastica, ma meno del 30% viene raccolto per essere riciclato. Di questa percentuale metà viene esportata per essere trattata nei paesi al di fuori dell’UE.
L’Unione europea, nel 2023, ha posto dei paletti rispetto all’esportazione della plastica all’estero: una pratica che spesso falsa i dati dell’effettivo riciclaggio della materia. Entro il 2030 la direttiva sugli imballaggi stabilisce che il 55% di prodotti siano riciclati e in Italia, secondo Istituto di protezione dell’ambiente (Ispra), siamo al 47%.
Il problema maggiore che ostacola il riciclaggio della plastica riguarda la qualità e il prezzo dei prodotti riciclati, se paragonati con quelli dei prodotti nuovi di zecca. Inoltre la produzione deve rispondere a specifiche di controllo molto severe mentre il prezzo deve restare competitivo.
Facile parlare di riciclaggio
Riciclare la plastica non è uno scherzo, servono tecnologie avanzate; una recente ricerca pubblicata dall’Università di Cambridge ha rilevato che “il riutilizzo e il riciclaggio della plastica possono anche portare a impatti negativi indesiderati, perché sostanze chimiche pericolose, come interferenti endocrini e cancerogeni, possono essere rilasciate durante il riutilizzo e accumularsi durante il riciclaggio”.
In Italia sono trecentocinquanta le aziende impiegate nel riciclo e nella raccolta. Tra queste duecento sono produttori di materia riciclata e settantacinque sono riciclatori meccanici della materia plastica. Sono presenti soprattutto in Lombardia e nel nordest.
Siamo scesi nel tempo
L’ultimo rapporto disponibile, riguardante il 2023, pubblicato dall’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo sottolinea come nel 2023 si sia pressoché arrestato (+0,8% sul 2022) il trend di crescita dell’impiego di riciclati in Italia, sensibilmente inferiore a quello del 2022 (+4,1%) e decisamente lontano dai risultati esplosivi del 2021 (+17% circa).
Il trend varia di tipologia a tipologia: il Pet – quello delle bottiglie dell’acqua minerale, per intenderci – va alla grande, con +11% di produzione di prodotto riciclato, e d’altronde si tratta di un materiale pregiato che può valere anche 800 euro a tonnellata.
La produzione di pvc invece – utilizzato soprattutto in edilizia – presenta un calo “drammatico” in calo del 20,6% anche per la “sempre minore competitività del riciclato a confronto con il polimero vergine”. Insomma la capacità di riutilizzo della plastica risente delle dinamiche di mercato più che delle esigenze ambientali di preservare i nostri ecosistemi.
“La priorità dev’essere la riduzione della produzione di plastica e occorre mettere in campo tutti gli strumenti possibili per arrivare a questo obiettivo” sottolinea l’analista Antonio Pergolizzi, l’estensore dei rapporti Ecomafia di Legambiente. Ma la prevista plastic tax – prevista per prodotti in plastica usa e getta destinati “ad avere funzioni di contenimento, protezione e consegna di merci o di prodotti alimentari” – è slittata per la settima volta e si prevede entrerà in vigore solo a luglio 2026.
Nei circuiti criminali finiscono solo le tipologie di scarti provenienti dalle raccolte differenziate che faticano a diventare materia seconda e che in qualche modo devono essere smaltiti. È noto: i trafficanti di rifiuti prosperano quando vi sono malfunzionamenti del sistema legale. Anche sorseggiando una bibita con la cannuccia di plastica.
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