“La separazione delle carriere? È solo un falso problema” – Il Tempo

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«Non ho partecipato allo sciopero perché non condivido la scenografia tremendista della situazione. Al di là della buona fede di tutti, ha solo una funzione compattante interna per nascondere la crisi dell’associazionismo. Solo un’opposizione pregiudiziale da parte di gruppi oltranzisti egemoni che costringono l’Anm ad una specie di guerra di fronda da 1600 francese. C’è solo la sterile difesa dell’esistente senza proposte alternative». A parlare con Il Tempo dello stato di salute della magistratura è il sostituto procuratore di Roma, Giuseppe Bianco.

L’Anm ha definito un successo lo sciopero contro la riforma della giustizia. Eppure i numeri mostrano che Roma è in controtendenza, al 60 per cento. Come può essere interpretato questo dato?
«La percentuale di adesione ha solo una valenza statistica interna ai gruppi. Non è certo segno di un consenso popolare di massa. L’immagine della categoria è scaduta da tempo. Tanti o pochi, oggi è irrilevante».

 

 

L’Anm continua a lanciare l’allarme sulla separazione delle carriere e il rischio di assoggettamento del pm al potere esecutivo. Lei ha lo stesso timore?
«Secondo i dati del Ministero, le richieste di passaggio di funzioni sono molto poche ed in calo costante. La riforma non fa altro che registrare un fenomeno già in atto. La verità è che l’accento sulla separazione sembra più una scelta tatticista: il vero terrore della correntocrazia è il sorteggio. Ma è un tema niente affatto scontato: pochi anni fa, un referendum consultivo interno raccolse un 40% di favorevoli. Per evitare defezioni si è preferito puntare sul tema della separazione che – a conti ministeriali fatti – è un falso problema».

I cittadini non capiscono la protesta «preventiva» su una riforma che necessita di un referendum. Hanno ragione quelli che criticano questa magistratura e sostengono che fa politica?
«La magistratura che fa politica – come si dice – è il risultato di un processo storico. Gli ordinamenti sovranazionali hanno ridotto le competenze degli stati nazionali, peraltro l’unico posto dove i popoli possono votare e contare qualcosa. Il diritto penale è ormai una delle ultime leve che i governi possono usare in autonomia per rispondere alle istanze sociali. È una scelta quasi obbligata. L’aumento abnorme dei reati e dei processi viene anche da qui. In questo scenario le magistrature nazionali hanno guadagnato una assoluta centralità politica e sono andate a scontrarsi con la politica elettiva. Ecco tutto. Non è una cosa solo italiana ma in Italia la situazione è peggiore».

Perché?
«Intanto perché abbiamo una azione penale obbligatoria ingestibile a causa dei numeri colossali. Di qui una discrezionalità di fatto gestita dai singoli uffici. La discrezionalità però diventa scelta necessariamente politica quando investe temi socialmente molto divisivi e quindi c’è fatalmente un corto circuito fra la politica elettiva e i magistrati, che non hanno responsabilità politica. In Italia il punto di miccia è stata l’immigrazione fuori controllo. Oggi però gli enti sovranazionali sono in crisi . In tutta Europa i ceti politici emergenti vogliono recuperare sovranità e riaffermare il primato della democrazia elettiva . Al contrario, le grandi burocrazie di marmo difendono la centralità guadagnata nella sbornia tecnocratica di questi anni. La verità è che è iniziato un processo storico di riequilibrio del sistema politico. E gode di un sostegno popolare crescente in tutta Europa. È uno scontro fra correnti oceaniche , con una portata internazionale. Il messaggio «governo cattivo contro magistrati buoni» che ha sfornato l’Anm non coglie le dimensioni colossali del fenomeno ed è drammaticamente insignificante».

 

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In Italia è peggio, lei dice. Un’altra ragione?
«In Italia la correntocrazia – che è un soggetto privato diverso perfino dalle stesse correnti – ormai pretende apertamente di condizionare l’indirizzo politico. I toni da tregenda che vengono usati si spiegano solo così: un parossistico bisogno di difendere il sistema e la pretesa – appena celata – di ridurre la magistratura ad una specie di partito politico ideologicamente orientato che possa tranquillamente partecipare al gioco politico. Questa pretesa produce continue tensioni istituzionali con una classe politica – piaccia o no – che invece il mandato elettorale lo ha avuto. Che questo parlamento sia buono o cattivo è del tutto irrilevante. La verità è che il peggiore dei Parlamenti è preferibile alla migliore delle magistrature. E questo per la potente ragione che le classi politiche sono democraticamente controllabili perché elettive, mentre le tecnocrazie non sono controllabili da nessuno perché non sono elettive. È per questo che non devono pretendere di condizionare l’indirizzo politico».

Il cambio al vertice dell’Anm, con l’elezione di Cesare Parodi di Magistratura indipendente, inizialmente aveva fatto ipotizzare un cambio di passo, che poteva essere un’opportunità di dare voce anche ai magistrati non politicizzati. Pare invece ci sia una continuità, anche perché le correnti di sinistra detengono la maggioranza?
«Ho detto prima che la correntocrazia è una cosa diversa dalle stesse correnti. È una specie di realtà oligarchica e trasversale, collateralista, ideologicamente orientata , che ha bisogno di continui punti di tensione col nemico esterno per evitare che il reggimento rompa le righe. Questa drammatizzazione costante svuota il dibattito interno e costringe le correnti più moderate ad adeguarsi . Ne viene fuori un conformismo intellettuale che alla lunga mortifica le differenze culturali fra i gruppi.Se le correnti vogliono salvare il legittimo diritto di associazione, devono liberarsi di questa cappa da Terza Internazionale che produce sclerosi».

Cosa pensa del ministro Carlo Nordio? Un ex magistrato, che conosce i meccanismi giudiziari, eppure sembra diventato il nemico numero uno delle toghe. Secondo lei perché?
«Se il confronto delle idee viene sostituito dalle logiche oppositive tipiche dello scontro politico , prevalgono le categorie di Karl Schmidt: comincia la dicotomia amico/nemico. Nordio da interlocutore diventa un nemico. E in quanto ex magistrato anche un traditore. L’estremistica dogmatica non favorisce l’ equilibrio dei ragionamenti. Mai come oggi, da Mani Pulite e dalle stragi di mafia, la magistratura è crollata nel consenso e nella fiducia presso i cittadini».

Come è stato possibile arrivare a questo punto e cosa bisognerebbe fare per far tornare i cittadini a credere nella giustizia? Immagino che non mi risponderà due magistrati morti…
«Curare alcune malattie è molto difficile. Occorre pazienza ed equilibrio. Bisogna distinguere fra il diritto di associazione dei magistrati-lavoratori, che va difeso, e la correntocrazia ideologizzata che pretende di agire come un partito politico. Il sorteggio è il tentativo di ridurre l’invadenza di questa specie aliena. Non è risolutivo ma è un primo passo».

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