FIP MARCHE STORIES. Marco Pallotti 50 anni con la pallacanestro addosso – Comitato Regionale Marche – FIP – FIP MARCHE STORIES. Marco Pallotti 50 anni con la pallacanestro addosso – Comitato Regionale Marche

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Un personaggio capace di scrivere volumi di storia del mondo della pallacanestro regionale. Fonte inesauribile di aneddoti, incontri su un parquet di basket fatti sempre con il sorriso sulle labbra ma anche con una competenza data dalla conoscenza smodata per il mondo della palla a spicchi e aumentata da 50 anni di esperienza. Proprio in questo 2025 Marco Pallotti festeggia il mezzo secolo di feeling con la pallacanestro. Fino al 2000 giocatore di talento che ha militato nei campionati minors, poi il passaggio dietro la scrivania scrivendo davvero la storia del basket del suo territorio.
Personaggio carismatico che per sua scelta non ha fatto del ruolo di Direttore Sportivo o General Manager una vera professione anteponendo ad essa i valori sacri della famiglia e quelli di una professione che lo ha portato per certi versi a fondere alcuni valori con quelli dirigenziali e sportivi.
Marco Pallotti è più del DS di una Virtus Civitanova che ha iniziato come meglio non avrebbe potuto i play-in out della Serie B Interregionale e sta cercando di ottenere la salvezza in pieno rispetto dei programmi societari. Pallotti è il deus ex machina della società virtussina a cui vertici opera il duo Moretti-Corallini ma il 62enne dirigente dalla folta chioma canuta ha carta bianca e massima fiducia per poter operare a 360°.

La Virtus Civitanova rappresenta parte della tua vita cestistica. Che campionato è stato finora e quali sono le previsioni per la fine di stagione?
“Siamo nettamente in linea con quello che potevamo fare e con gli obbiettivi di inizio anno. Considerato il girone che ritengo tra i più competitivi e la tipologia di squadra che abbiamo, siamo soddisfatti di quello che è stato fatto finora. L’ottimo inizio di stagione ci aveva forse un pò illusi ma alla lunga stiamo facendo quello che ci attendevamo. Squadra molto giovane con tanti elementi alla prima esperienza in questo campionato. Abbiamo iniziato bene la seconda fase e adesso il traguardo è quello di continuare con questo trend, mantenere il fattore campo e spizzicare qualche gara in trasferta. Forse con un pò più di attenzione potevamo fare qualcosa di più ma fondamentalmente a conti fatti quello raccolto in campo rappresenta a pieno le nostre possibilità.”

Tanti giovani, alcuni erano una scommessa alla vigilia. Possiamo dire già di averle vinte?
“Possiamo dire che sono scommesse che stanno andando per il verso giusto. Siamo soddisfatti dei ragazzi più giovani che si sono affacciati a questo campionato per la prima volta.”

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Complessivamente che campionato è questa Serie B Interregionale?
“Un campionato dove l’agonismo e l’atletismo la fanno da padrone. Credo che però sia la pallacanestro attuale andare in questa direzione lasciando indietro gli aspetti tecnici e tattici. Lo stiamo vedendo anche in ambito giovanile che è così. Noi ci siamo adeguati, siamo giovani ma con un buon atletismo e spesso questo ci ha aiutato nel corso della stagione.”

Uno sguardo anche al Play-out Gold. Come credi che andrà a finire la lotta promozione?
“Si sta verificando quello che si diceva un pò alla vigilia con le squadre del girone laziale-abruzzese forse un gradino al di sotto del nostro che era di un livello veramente alto. Stiamo vedendo Matelica e Loreto, ma anche Recanati e Porto Recanati, essere in grado di arrivare fino in fondo del resto sono tutte squadre molto attrezzate. Ritengo comunque che Matelica sia la favorita, ottima squadra e una Società con un grande organizzazione. Loreto Pesaro non è da meno, sono curioso di vedere come reagirà la Carver Roma che è arrivata da prima in classifica.”

E questa differenza di spessore tra due gironi cosa è dovuta?
“E’ legata al meccanismo che ogni squadra utilizza nel lavoro settimanale. Probabilmente le “nostre” squadre hanno un atteggiamento più professionistico rispetto alle altre. Parecchie, se non tutte, delle formazioni marchigiane sono composte da giocatori praticamente professionisti e questo fattore di gran lunga paga. Comunque alla fine vincerà chi saprà arrivare con la forma migliore ad aprile e maggio. Il fattore campo inciderà ma non sarà così determinante.”

Sei un Dirigente di lungo corso. Come hai deciso di diventarlo dopo aver smesso di giocare?
“Ho smesso di giocare nel 2000 con il Basket Fermo e il Presidente Viozzi non ne voleva sapere di lasciarmi andare via da questo mondo. E allora grazie alla sua insistenza ho iniziato a intraprendere il ruolo di Direttore Sportivo e GM

La tua carriera tutta spesa nel giro di pochi chilometri. P.S.Elpidio-Civitanova andata e ritorno. In questi 25 anni hai mai pensato di esportare il tuo know-how cestistico altrove e magari anche far diventare quella che è una passione il tuo vero lavoro?
“Si ci ho pensato. Ho avuto contatti e abboccamenti nel corso di questi anni sia a livello locale che fuori regione. Ma è stata sempre una scelta di vita coincisa con esigenze della famiglia e ai figli piccoli che stavano crescendo. Sarebbe stato un salto nel buio che non mi sono sentito di prendere.”

L’esperienza di Fermo diede inizio alla tua ultraventennale carriera dietro la scrivania. Come sei arrivato a Civitanova?
“Nel 2001 in occasione delle Finali Nazionali Allievi di Fermo e P.S.Giorgio ci fu un gran galà del basket nell’allora elegante cornice del Babaloo presentato dal compianto Franco Lauro che mi coinvolse in un’intervista. Da li partì un pò tutto con Dario Moretti e Moreno Corallini che mi proposero di andare a Civitanova e loro mi hanno insegnato davvero tanto sia a livello sportivo che umano. E il mio ritorno a Civitanova dopo la parentesi di P.S.Elpidio è stato un atto di riconoscenza nei loro confronti.

Quali sono gli aspetti fondamentali del lavoro di un DS?
“Da quando ho iniziato questa attività nel 2000 mi sono sempre rapportato nella stessa maniera. Il mio lavoro funge da raccordo verso il Presidente e il Consiglio Direttivo, verso lo staff e verso la componente tecnica. E’ quindi una figura che richiede e coniuga più capacità. Occupandomi nella vita professionale di comunicazione e marketing mi ha aiutato molto a svolgere certe mansioni. Il ruolo del DS è quello che deve sapere far tutto senza fare niente; deve saper parlare con la Società per cercare di capire quali sono gli obbiettivi e il piano programmatico anno per anno, deve sapere scegliere le persone a cui affidare l’aspetto tecnico e in ultimo la scelta degli atleti e dell’allenatore. In primis comunque conta come la Società vuole improntare un stagione, quindi l’aspetto principale è quello del management. Capire cosa si vuole ottenere e come ottenerlo, da li a cascata costruire le fondamenta con l’aspetto fondamentale dello staff della prima squadra e uno sguardo al settore giovanile. A Civitanova per tutto questo c’è la collaborazione con Mario Tessitore con il Presidente che ci da carta bianca. L’allenatore è la figura determinante e secondo me l’aspetto principale è quello umano. Non scelgo mai un allenatore senza una condivisione da parte di tutto lo staff dirigenziale. Non sceglierò mai io da solo l’allenatore ma deve essere una cosa condivisa in base ai programmi e alla figura che si indentifica meglio in quello che vogliamo fare.”

La gestione del team quindi davanti a tutto?
“La gestione del team è un aspetto determinante e, soprattutto nel nostro territorio, non siamo sempre molto abili in questo. Le persone vogliono gratificazioni, e non parlo di denaro, e non sempre siamo pronti a darle. Fondamentale è creare un rapporto di empatia con ogni persona cercare di inculcare le giuste motivazioni. Su questo credo che il ruolo del DS sia fondamentale. Anche quest’anno è successo questo. Parecchi ragazzi mi hanno chiesto un confronto che è servito loro per crescere anche come persona essendo anche in età giovanile. Cercando di far capire l’importanza del gruppo e delle relazioni che ognuno riesce ad instaurare.

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La convivenza con gli inevitabili errori?
“Ogni volta che prendo un giocatore per me fino a giugno è il giocatore più forte che potevo prendere con le potenzialità della Società di quel momento e vorrei che anche questo pensiero sia condiviso con il resto dell’organigramma. Chiaramente si fanno degli errori, è fisiologico. A fine anno si fanno le valutazioni e si traggono le conclusioni. L’importante è capire le situazioni, cercare di risolvere gli errori e gestire il tutto anche da un punti di vista emozionale.”

Qual’è la tua definizione di bravo allenatore e che caratteristiche cerchi in lui?
“In una prima squadra purtroppo contano i risultati e contano gli obbiettivi della società se sono stati raggiunti oppure no. L’allenatore viene giudicato per quello che ha ottenuto sul campo. Io aggiungo l’aspetto umano che ritengo fondamentale. Inoltre l’allenatore deve sapersi calare nella realtà dove va a lavorare. Se non conosci bene la realtà in cui sei è difficile. Ogni mondo è fatto a modo suo. Tant’è vero che le mie squadre hanno sempre avuto allenatori della zona perchè si rapportano diversamente.”

Chi sono i nomi a cui sei più legato in tutti questi anni di attività?
Ce ne sono tantissimi. Sarei un ipocrita se non citassi innanzitutto Maurizio Surico che fu il mio allenatore ad Ascoli nel 1985, poi mi ha portato con lui a Giulianova nel 1990. Io stesso da DS lo portai con me a Civitanova anche se fu una stagione particolare terminata con un esonero. A Surico mi legano ricordi bellissimi legati alla mia esperienza ad Ascoli. Un anno vincemmo la Serie D e nelle due stagioni successive sfiorammo la promozione in Serie B. Annate fantastiche capaci di creare un gruppo incredibile. Basti pensare che ancora oggi abbiamo una chat wattsapp “quelli della Metronotte” dove ci scambiamo ogni giorno opinioni e i saluti. Altri nomi a cui sono legatissimo sono quelli di Renato Chiappa ed Angelo Monterubbianesi, figure storiche della pallacanestro di P.S.Elpidio recentemente scomparse. Parlare di loro mi vengono in mente una valanga di ricordi e aneddoti. Monterubbianesi è passato alla storia per rispondere alla domanda “Ma se prendi un somaro e lo alleni tutti i giorni come diventa? Un somaro allenato”. Oppure alla proposta di prendere per la Serie C un giocatore che faceva panchina in A2 lui rispose “Perchè in Serie C i canestri sono più larghi?”. Personaggi davvero indimenticabili. E poi devo citare Marco Schiavi, sennò chi lo sente…”

E tra i giocatori?
“Il giocatore più forte che ho preso è stato sicuramente Simone Zanotti. Siamo stati bravi a scovarlo perchè non era ancora conosciuto, era un pò uscito dai radar e con lui facemmo una scommessa, tra l’altro con Domizioli allenatore, andandolo a prendere a Monteroni dopo un campionato abbastanza anonimo in B. Noi venivamo dal più bel campionato fatto a P.S.Elpidio con i playoff contro Barcellona per andare in A2. Non fu un anno esaltante ma Simone in quel campionato esplose letteralmente.”

Come vedi il futuro del nostro movimento?
“Ammettere che non ci sono risorse penso sia un dato di fatto. Le Società che stanno in alto si contano sulle dita di una mano e sono quasi come delle oasi felici, il resto mi sembra che boccheggino un pò tutte. E’ normale che si debba avere un idea diversa e rivolta verso il settore giovanile. Anche qui si apre un mondo. Credo che le idee scarseggino e che ci sia un momento di buio per quanto riguarda la nostra regione anche se seguendo un pò i campionati giovanili vedo spunti interessanti e spiragli di ottimismo. E e poi vediamo anche che ci sono tre marchigiani in Nazionale di cui uno è passato anche a Civitanova. Dobbiamo avere un pò più di coraggio noi dirigenti. Dire qual è il percorso che bisogna fare anche a lungo termine. Si lavora troppo sull’immediato e non con lo sguardo proiettato in avanti. Creiamo solo meteore che e poi svaniscono nel nulla. Bisogna avere più coraggio creando un ambiente per far crescere giovani talenti che magari fino adesso non hanno avuto spazio nelle grandi squadre. Partire dai più piccoli, dal Minibasket e da persone che hanno delle difficoltà, noi ad esempio lavoriamo anche sul discorso dell’inclusione. Far capire che il basket è uno sport che fa bene ed è un divertimento. Creare per le prime squadre giocatori del territorio che possano giocare a certi livelli e per far questo ci vuole soltanto un pò di coraggio e cercare di inserire giovani a scapito di qualche sconfitta. Bisogna avere coraggio di fare una squadra magari per puntare alla salvezza tenendo un bilancio sano facendo giocare qualcuno del proprio settore giovanile se possibile.”

Chiusura con un’ambizione
“Il basket è spettacolo, anche quello che offriamo nei nostri palazzetti. Non a caso il nostro di Civitanova a giugno sarà rimodernato proprio per essere più ricettivo e offrire una domenica pomeriggio di qualità alle famiglie che vorranno godere di uno spettacolo che solo il basket, a qualsiasi livello, può dare.”

Ufficio stampa FIP MARCHE

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