Elezioni in Groenlandia, allerta interferenze

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


L’ 11 Marzo per la prima volta l’attenzione mediatica del mondo intero convergerà sulle elezioni in Groenlandia.

Il governo danese messo sotto pressione dalle recenti parole del neo presidente degli USA Donald Trump dovrà fare i conti con il tema dell’indipendenza della regione, argomento centrale della propaganda politica di queste elezioni.

Saranno decisi il futuro dei legami con la Danimarca e le aspirazioni internazionali del governo “a stelle e strisce”.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Per intenderci, è come se il mondo intero guardasse con enorme interesse le elezioni amministrative di un comune come Tivoli (che ha circa gli stessi abitanti della Groenlandia, cinquantaseimila), sparsi su un territorio grosso metà dell’Unione europea.

Il panorama politico della Groenlandia, che oltre alla propria assemblea elegge due rappresentanti a Copenhagen in corrispondenza con il rinnovo del parlamento danese, è caratterizzato dalle classiche divisioni fra destra e sinistra, a loro volte tagliate trasversalmente dalla loro posizione nei confronti del governo centrale.

Alle ultime elezioni, quelle del 6 aprile 2021, ventisei parlamentari sui trentuno eletti erano espressione di partiti che, pur con diverse sfumature, sostengono il divorzio dalla Danimarca.

Il rapporto fra Nuuk (fino al 1979 Godthåb, Buona Speranza, eredità del periodo coloniale) e Copenhagen, si è evoluto fino alla situazione attuale definita dal referendum del 2008, che ha sancito l’autogoverno groenlandese e un’ulteriore devoluzione di poteri rispetto alla riforma precedente siglata alla fine degli anni ’70.

Oggi la Groenlandia è retta da una coalizione di sinistra: il Primo Ministro è il socialista indipendentista radicale Mute Egede, del partito Comunità Inuit (letteralmente, la parola Inuit significa popolo) in collaborazione con i socialdemocratici di Siumut (“Avanti”), anch’essi indipendentisti, ma con alcune riserve.

I due partiti rappresentano quelli maggioritari sull’isola, tanto da raggruppare oltre i due terzi dell’emiciclo, e si sono ritrovati costretti a governare assieme dopo che Egede aveva fatto un tentativo di governo ultra-indipendentista con i populisti di Naleraq (Punto cardinale), fallito un anno dopo il voto.

Le uscite aggressive di Donald Trump hanno causato un cortocircuito sia nella politica groenlandese che in quella danese: il Partito popolare danese (Df), formazione di destra alleata di Matteo Salvini in Europa, ha al suo interno diversi esponenti che sostengono apertamente il presidente americano, specie fra i più giovani, ma un suo europarlamentare, Anders Vistisen, ha recentemente “scaricato” Trump in una breve dichiarazione divenuta virale su internet. Il motivo di questo improvviso moto d’orgoglio è in realtà legato alla posizione storica del Df (fino a un decennio fa uno dei più votati, oggi decisamente ridimensionato) che vede la Groenlandia come una sorta di proprietà del governo centrale di Copenhagen.

Anche nel campo opposto, questa volta a Nuuk, non sono mancate le contraddizioni: Siumut, il partito socialdemocratico che adotta una posizione indipendentista più moderata rispetto agli alleati di governo, ha assistito all’uscita di due esponenti di alto profilo, Aki-Matilda Høegh-Dam e il collega, nonchè fidanzato, Kuno Fencker. Quest’ultimo è stato anche protagonista di una fotografia che ha causato motivo di scandalo nelle file di Siumut, assieme a Jørgen Boassen, anfitrione di Donald Trump Jr durante la sua visita in Groenlandia di poche settimane fa.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Non è ancora chiaro quale sarà il ruolo di Boassen durante la campagna elettorale groenlandese, ma ci sono almeno due partiti in grado di accogliere le istanze di Trump. Il primo è Naleraq, che ambisce a diventare il secondo partito del paese superando Siumut, e che è guidato da Pele Broberg, già ministro per il commercio durante la breve coalizione con Comunità inuit. 

Broberg ha annunciato che è nelle sue intenzioni ottenere l’indipendenza dalla Danimarca entro tre anni e raggiungere un accordo per la difesa con gli Stati Uniti, che già oggi (e dagli anni ’50 del secolo scorso) gestiscono la base aerea di Thule, l’avamposto americano più settentrionale del pianeta, una base militare di estrema importanza per il controllo dell’artico e per un pronto intervento nel continente Europeo.

L’uscita di Broberg mette in difficoltà il premier Mute Egede, che ambisce all’indipendenza dal Regno di Danimarca, ma è obbligato dalla filosofia del suo partito a guardare con diffidenza gli Stati Uniti, relegandolo quindi fra i due fuochi di una convivenza forzata con Copenhagen e un’indipendenza soggetta a quello che la sinistra radicale interpreta come imperialismo statunitense. 

Il possibile coinvolgimento di potenze estere per influenzare il voto, soprattutto considerate le dimensioni della popolazione groenlandese, ha spinto il parlamento a premere per una riforma rapida, l’ultima della legislatura, per proibire finanziamenti esterni alla campagna elettorale.

A Copenhagen, dopo la telefonata con Trump, Mette Frederiksen ha provato a mantenere la barra dritta, ribadendo ciò che ha sempre sostenuto, e cioè che le scelte per il futuro della Groenlandia spettano ai suoi abitanti, come d’altronde definito dalla legge sull’autogoverno.

Per Frederiksen e il suo collega Egede, che a gennaio hanno tenuto una conferenza stampa congiunta per ribadire la risposta comune alle minacce di Trump, un eventuale percorso verso l’indipendenza di Nuuk potrebbe seguire proprio l’esempio della Scozia nelle controversie con il Regno Unito.

Nel frattempo è notizia dell’ultima ora che i servizi di intelligence danesi (PET) stanno indagando sulle interferenze russe sulle elezioni parlamentari in Groenlandia.

Prestito personale

Delibera veloce

 

In una dichiarazione pubblicata sul suo sito web, il PET ha sottolineato che “gli stati stranieri potrebbero avere interesse a influenzare i decisori politici e i cittadini di altri paesi”, evidenziando un “aumento della diffusione di disinformazione” su questioni di sicurezza internazionale e sull’indipendenza della Groenlandia.

L’agenzia ha inoltre segnalato la presenza di “esempi di profili falsi sui social media, inclusi account che si spacciano per politici danesi e groenlandesi” con l’obiettivo di accentuare la polarizzazione del dibattito pubblico. La questione sarà monitorata attivamente fino al voto dell’11 marzo, con il PET che collaborerà strettamente con le autorità groenlandesi e danesi.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Source link