L’aumento dei dazi commerciali rischia di trasformarsi in un boomerang per l’agricoltura italiana. A lanciare l’allarme è Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura e dell’organismo europeo che riunisce i grandi imprenditori agricoli del continente, che in un’intervista rilasciata a Il Foglio ha evidenziato i rischi di una nuova ondata di tariffe protezionistiche imposte dagli Stati Uniti e dalla Cina.
Dazi e instabilità: la minaccia al settore agricolo italiano secondo Confagricoltura
“La logica dei dazi è sempre duplice”, spiega Giansanti, “colpiscono sia in entrata che in uscita. Per l’Italia, che ha negli Stati Uniti un mercato di esportazione da sette miliardi di euro annui, si tratta di un colpo durissimo, ma al tempo stesso importiamo da loro materie prime fondamentali per il nostro settore, con un impatto negativo che si moltiplica”.
Il doppio effetto: rincari sui costi di produzione e barriere all’export
Il primo effetto immediato riguarda i costi di produzione. L’Italia importa dagli Stati Uniti prodotti agricoli essenziali per la filiera alimentare e per il settore zootecnico. L’aumento delle tariffe doganali significa un aggravio dei costi per gli agricoltori italiani, che si troveranno a pagare di più per alimenti per il bestiame, cereali e altre materie prime. “Questa dinamica”, sottolinea Giansanti, “si riflette inevitabilmente sui prezzi finali, con un aumento del costo della produzione che rischia di rendere le nostre aziende meno competitive”.
Dall’altro lato, le esportazioni di prodotti italiani subiscono una nuova battuta d’arresto. I produttori che vendono negli Stati Uniti dovranno affrontare il rischio che i distributori americani trasferiscano sui fornitori il costo aggiuntivo imposto dai dazi. In altre parole, se gli Stati Uniti impongono una tariffa più alta sui prodotti italiani, saranno proprio gli esportatori italiani a doversi accollare una parte di quel costo per rimanere competitivi.
Effetti indiretti: la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina penalizza l’Europa
Oltre al danno diretto legato ai dazi sulle merci italiane, esiste un ulteriore problema: il mercato globale è sempre più condizionato dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. “Le tariffe che Washington sta imponendo a Pechino e viceversa”, spiega il presidente di Confagricoltura, “generano un effetto domino sulle esportazioni europee”.
L’aumento delle barriere doganali tra le due superpotenze potrebbe portare un eccesso di prodotti destinati al mercato cinese a riversarsi in Europa a prezzi più bassi, creando una concorrenza ancora più aggressiva per i produttori italiani. Un esempio su tutti è il settore lattiero-caseario: la Cina ha già avviato procedure di infrazione contro l’Unione Europea per i prodotti a base di latte, con ripercussioni che potrebbero colpire proprio l’Italia, uno dei principali esportatori.
Agricoltura e geopolitica: l’Europa deve rispondere con una strategia comune
Questa nuova instabilità globale si inserisce in una fase già complessa per l’agricoltura europea, segnata da volatilità dei prezzi e speculazioni sulle materie prime. Il rischio è che ogni Stato cerchi di risolvere la crisi in modo autonomo, senza una visione comune. “Senza un piano strategico europeo”, avverte Giansanti, “ogni Paese si muoverà per garantire la propria autosufficienza alimentare, con il rischio di frammentare ulteriormente il mercato unico”.
La chiave per affrontare questa crisi, secondo Confagricoltura, è un maggiore coordinamento a livello europeo sulla politica agricola, fiscale e commerciale. “Oggi operiamo come un unico mercato”, spiega Giansanti, “ma in realtà ogni Stato applica regole fiscali diverse, creando vantaggi competitivi disomogenei. Serve una vera strategia comunitaria che ci permetta di affrontare con forza le politiche di dazi ed esportazioni”.
Le priorità per il futuro: difesa, energia e agricoltura come pilastri dell’Europa
Il presidente di Confagricoltura identifica tre ambiti su cui l’Unione Europea deve concentrare le proprie risorse per garantire stabilità e competitività: difesa, energia e agricoltura. La guerra in Ucraina ha reso evidente la necessità di rafforzare la sicurezza dei confini, mentre la crisi energetica degli ultimi anni ha dimostrato quanto sia pericoloso dipendere da fornitori esterni. Lo stesso vale per il settore agricolo: l’Europa non può permettersi di essere vulnerabile alle turbolenze globali sul cibo.
“L’instabilità climatica e geopolitica”, conclude Giansanti, “sono i fattori chiave che influenzeranno il futuro dell’Europa. Se vogliamo garantire un sistema alimentare sicuro e sostenibile, dobbiamo adottare politiche commerciali forti e investire nella nostra autosufficienza”.
A metà marzo, Confagricoltura parteciperà a un incontro negli Stati Uniti con le principali organizzazioni agricole americane per cercare di mantenere aperto il dialogo e trovare soluzioni condivise. “Dal 1946 ad oggi”, spiega Giansanti, “il confronto tra Stati Uniti ed Europa ha garantito stabilità nei mercati agricoli. Dobbiamo lavorare per mantenere questo equilibrio, evitando guerre commerciali che rischiano di penalizzare tutti”.
Nel frattempo, mentre l’Europa valuta nuove strategie per affrontare il problema dei dazi, l’Italia guarda con preoccupazione anche ai negoziati con i paesi Mercosur. “Siamo sempre stati favorevoli all’intesa commerciale con il Canada”, afferma Giansanti, “ma sugli accordi con il Sud America serve più prudenza. Le condizioni di scambio devono essere eque e rispettare gli standard sociali e di sicurezza dell’Unione Europea”.
L’agricoltura italiana si trova dunque a un bivio: da un lato, la necessità di proteggere il proprio export da politiche protezionistiche sempre più aggressive; dall’altro, l’urgenza di trovare soluzioni per ridurre la dipendenza dalle importazioni e rafforzare la produzione interna. La sfida dei dazi, dunque, non è solo economica, ma riguarda il futuro stesso del settore primario in Europa.
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