Un provvedimento storico per la tutela ambientale
L’Assemblea nazionale francese ha approvato una legge innovativa per limitare l’uso dei Pfas in Francia – composti poli e perfluoroalchilici -, sostanze chimiche artificiali note come “inquinanti eterni” per la loro resistenza alla degradazione nell’ambiente.
Il provvedimento mira a ridurre l’esposizione della popolazione a queste sostanze, ampiamente utilizzate per conferire proprietà impermeabili ai tessuti, rendere antiaderenti le padelle e ignifughe determinate strutture. Tuttavia, la legge contro i PFAS in Francia prevede alcune deroghe e non include ancora il settore degli utensili da cucina, a causa delle pressioni dell’industria.
Un percorso legislativo travagliato
La normativa francese è stata oggetto di accesi dibattiti e ha incontrato resistenze, specialmente da parte dei partiti di destra e di estrema destra. Nonostante ciò, il testo ha ottenuto un ampio consenso, grazie all’impegno di parlamentari ecologisti, organizzazioni non governative, scienziati e giornalisti d’inchiesta.
Il deputato ecologista Nicolas Thierry ha sottolineato come il tema sia diventato centrale nel dibattito pubblico, portando all’adozione di una delle leggi più avanzate al mondo sui Pfas.
I divieti previsti dalla legge
Il provvedimento introduce il divieto di produzione, importazione e vendita di prodotti contenenti Pfas a partire dal 2026, ma con limitazioni specifiche. Le categorie interessate comprendono i cosmetici, il tessile per abbigliamento (con alcune eccezioni fino al 2030, come i prodotti destinati ai professionisti) e la sciolina per gli sport invernali.
Gli imballaggi alimentari, invece, saranno regolamentati a livello europeo. La grande esclusione riguarda gli utensili da cucina, una decisione attribuita all’influenza del gruppo Seb, produttore delle famose padelle antiaderenti Tefal, che ha esercitato una forte attività di lobbying per proteggere il proprio settore.
Confronto con gli altri Paesi
Sebbene la legge contro i PFAS in Francia rappresenti un passo avanti nella lotta contro l’inquinamento da queste sostanze, altri Paesi hanno adottato misure ancora più stringenti. La Danimarca e lo Stato americano del Maine, ad esempio, hanno introdotto il divieto progressivo di utilizzo di questi composti in una vasta gamma di prodotti, tra cui abbigliamento, calzature e imballaggi alimentari.
La Francia, pur prendendo spunto da questi modelli, ha scelto un approccio più graduale e selettivo.
Il principio secondo cui “chi inquina paga”
Uno degli aspetti più rilevanti della legge è l’introduzione del principio “chi inquina paga”, che obbliga le industrie responsabili dell’emissione di Pfas a sostenere i costi delle bonifiche ambientali. A partire dal 2026, le aziende saranno tenute a versare una tassa di 100 euro per ogni 100 grammi di Pfas rilasciati nelle acque.
I fondi raccolti saranno destinati alle agenzie idriche incaricate della depurazione e del miglioramento della qualità dell’acqua potabile.
Controlli e trasparenza
La nuova normativa prevede inoltre un rafforzamento del monitoraggio dei Pfas nelle risorse idriche. Le autorità sanitarie francesi saranno obbligate a effettuare analisi regolari sulle acque potabili, includendo anche il Tfa (acido trifluoroacetico), uno dei composti più diffusi e problematici.
I risultati delle analisi dovranno essere pubblicati annualmente su piattaforme digitali accessibili ai cittadini, aumentando così la trasparenza e la consapevolezza pubblica sui livelli di contaminazione.
Un primo passo verso una maggiore regolamentazione
L’approvazione di questa legge contro i PFAS in Francia segna un importante traguardo per il paese europeo nella lotta agli inquinanti eterni, ma lascia ancora aperte alcune questioni cruciali. L’assenza di un divieto sugli utensili da cucina e il rinvio di alcune regolamentazioni suggeriscono che il percorso verso una legislazione più restrittiva sia ancora lungo.
Tuttavia, il provvedimento pone le basi per una maggiore attenzione all’impatto ambientale e sanitario dei Pfas, stimolando ulteriori iniziative sia a livello nazionale che europeo.
Lucrezia Agliani
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