L’industria alza le barricate contro il bando dell’aspartame: “Toglierlo sarebbe un disastro”

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Stretta tra le pressioni dei consumatori e gli studi che sempre più mostrano i danni dell’aspartame, l’industria cerca di reagire. Da una parte continua a negare qualunque rischio, dall’altra lamenta i costi per riformulare circa 6mila prodotti che usano l’edulcorante

Il possibile divieto dell’aspartame sta generando un acceso dibattito, con l’industria alimentare che mette in guardia sui costi e le difficoltà di un’eventuale riformulazione dei prodotti e il mondo scientifico che continua a indagare sui rischi per la salute. La posizione ufficiale delle autorità europee rimane rassicurante, ma il parere dello Iarc suggerisce prudenza.

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Le preoccupazioni dell’industria alimentare

Un’eventuale proibizione dell’aspartame avrebbe un impatto significativo sull’industria alimentare e delle bevande. Un articolo appena uscito su Food Navigator, portale dedicato al mondo dell’industria alimentare, quantifica in oltre 6.000 i prodotti da riformulare, e ospita le preoccupazioni delle aziende che denunciano costi elevati e tempi lunghi per adeguarsi a un possibile divieto. Secondo un portavoce di Nesta, riformulare i prodotti comporterebbe “un processo costoso e impegnativo, soprattutto per le imprese più piccole”. Nesta è un’agenzia di innovazione con sede nel Regno Unito che si occupa di sviluppare soluzioni innovative in vari settori, inclusi alimentazione e salute pubblica. Se un divieto fosse imposto, l’industria chiederebbe sostegni governativi per attutire il peso economico della transizione, spiegano a Food Navigator.

Meno comprensibile l’atteggiamento delle autorità europee che, ignorando molti studi anche passati, sostengono la sicurezza dell’aspartame. “La sicurezza dell’aspartame (E951) è stata rivalutata nel 2013 dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che ha confermato che il dolcificante e i suoi prodotti di degradazione sono sicuri per la popolazione generale”, ha dichiarato un funzionario della Commissione europea. L’Efsa, a ogni modo, sta attualmente esaminando due dolcificanti correlati: il sale di aspartame-acesulfame (E962) e il neotame (E961).

Il parere dello Iarc: un possibile rischio cancerogeno

Nonostante il parere rassicurante delle autorità europee, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato l’aspartame come “possibile cancerogeno per l’uomo” (Gruppo 2B). Questa valutazione si basa su “prove limitate” di cancerogenicità negli esseri umani e sugli studi sperimentali condotti su animali, che hanno mostrato un potenziale legame tra il consumo di aspartame e lo sviluppo di tumori.

Secondo la dottoressa Mary Schubauer-Berigan, ricercatrice del programma Monografie dello Iarc, “i risultati evidenziano la necessità di ulteriori studi per comprendere meglio se l’aspartame rappresenti un pericolo reale per la salute umana”.

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La petizione contro l’aspartame

Nel frattempo, la pressione pubblica per vietare l’aspartame sta crescendo. L’app  Yuka, insieme alla Lega francese contro il Cancro e a Foodwatch, ha lanciato una petizione rivolta alla Commissione Europea per chiedere il divieto dell’aspartame nei prodotti alimentari. Secondo i promotori dell’iniziativa, “è inaccettabile che una sostanza classificata come possibile cancerogeno continui a essere utilizzata su larga scala senza ulteriori restrizioni”. La petizione ha già raccolto migliaia di firme e si propone di aumentare la pressione sulle istituzioni affinché rivalutino il rischio associato all’aspartame e ne limitino o vietino l’uso.

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Il contributo del Centro di Ricerca Ramazzini

Il Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini di Bologna è stato tra i primi enti a studiare gli effetti dei dolcificanti artificiali sulla salute. “Gli studi sperimentali dell’Istituto hanno evidenziato per primi gli effetti cancerogeni sperimentali di questa sostanza”, raccontava al Salvagente il dottor Daniele Mandrioli.

In particolare, il Centro ha condotto tre studi sperimentali: due a partire dalla vita embrionale e uno dalla vita adulta, osservando effetti cancerogeni su diversi organi e tessuti. Studi epidemiologici successivi sull’uomo hanno mostrato correlazioni tra il consumo di aspartame e il cancro al fegato.

I risultati del Ramazzini sono stati inclusi nelle valutazioni dello Iarc, che ha richiesto ulteriori analisi sui tumori linfoidi e mieloidi osservati nei test, dati che l’Istituto ha prontamente fornito. Questi studi hanno giocato un ruolo chiave nella decisione dello IARC di classificare l’aspartame come possibile cancerogeno.

L’Unione italiana food non ha dubbi: “Nessun rischio”

L’associazione  di categoria dell’industria alimentare in Italia ha voluto scrivere una lunga lettera al Salvagente dopo che il nostro giornale aveva dato conto di una ricerca che mostrava i possibili effetti dell’aspartame sulla formazione di placche nelle arterie.

In sostanza “Unione italiana food – gruppo di lavoro Edulcoranti si unisce all’Associazione Internazionale Dolcificanti  nella valutazione dei risultati emersi dalla nuova ricerca internazionale svolta sugli animali dall’accademia cinese di scienze mediche, pubblicata sulla rivista Cell Metabolism che evidenzierebbe un aggravamento delle placche aterosclerotiche dovuto al consumo di aspartame. Le due associazioni, UIF e ISA, sono concordi nel richiamare e sottolineare, invece, le numerose evidenze scientifiche disponibili che dimostrano come l’aspartame non influisca sul rischio umano di patologie vascolari“.

L’associazione industriale aggiunge: “Come evidenza la nota ufficiale ISA, l’ampia letteratura scientifica in materia attesta, attraverso studi clinici sull’uomo, che l’aspartame non ha alcun impatto negativo sulla glicemia, sui lipidi nel sangue, sulla pressione sanguigna o su altri marcatori di rischio di malattie cardiovascolari. La ricerca clinica mostra invece che, quando usati per sostituire gli zuccheri, i dolcificanti ipocalorici/senza calorie come l’aspartame hanno un effetto neutro o modestamente benefico sui fattori di rischio cardiometabolico come peso corporeo, controllo glicemico, pressione sanguigna e livelli di lipidi e steatosi epatica (McGlynn et al., 2022)”.

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