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Venerdì nella capitale greca Atene ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia durante le grosse proteste organizzate in occasione del secondo anniversario del disastro ferroviario che nel 2023 causò la morte di 57 persone, principalmente studenti. Sempre venerdì c’è stato un grosso sciopero generale che ha fermato molte attività nel paese, organizzato contro la lentezza delle indagini e contro il governo greco, accusato di averle rallentate e ostacolate.
Inizialmente le proteste si sono svolte in maniera pacifica, poi nel primo pomeriggio un gruppo di persone ha iniziato a lanciare bombe incendiarie e ha tentato di rompere le barricate ed entrare nel palazzo del parlamento. La polizia ha risposto con lacrimogeni e cannoni ad acqua. Sono state arrestate più di 169 persone solo ad Atene, ma ci sono stati scontri e arresti anche a Salonicco, la seconda città più grande del paese. Nella capitale almeno 34 persone sono andate in ospedale perché ferite durante gli scontri; altre sono state soccorse direttamente in piazza Syntagma, dove è iniziata protesta.
Le proteste sono state organizzate dai familiari delle persone morte nell’incidente, e la più grande è stata ad Atene, dove hanno partecipato decine di migliaia di persone. Hanno scioperato i lavoratori del settore pubblico e privato: hanno chiuso ristoranti, supermercati, teatri e molte altre attività; si sono uniti anche avvocati, operatori sanitari e insegnanti. Aerei, traghetti e treni hanno subito cancellazioni o rallentamenti, e in molte città è stato ridotto anche il servizio del trasporto pubblico locale, anche per permettere ai manifestanti di raggiungere i cortei. Anche i tassisti hanno partecipato allo sciopero, e in alcuni casi hanno lavorato solo per offrire corse gratuite ai manifestanti.
L’incidente ferroviario avvenne nella notte tra il 28 febbraio e il 1 marzo del 2023, quando vicino a Tempes, nella regione della Tessaglia, un treno merci e un treno passeggeri che viaggiavano accidentalmente sullo stesso binario si scontrarono. A bordo del secondo c’erano 352 persone: molte morirono nell’impatto. Alla collisione seguì una violenta esplosione, che causò la morte di altri passeggeri. Dopo due anni non è ancora stato chiarito quale fu la causa dell’esplosione, ma si ritiene che il treno merci trasportasse un non meglio identificato materiale infiammabile illegale. Lo scontro invece fu causato da un errore umano, ma sono state attribuite responsabilità anche ai problemi strutturali del sistema ferroviario greco, particolarmente obsoleto e con personale insufficiente.
Sul disastro non è ancora stato avviato alcun processo penale. Data la lentezza delle indagini, negli ultimi due anni i familiari si sono riuniti in un’associazione chiamata “Non ho ossigeno”, da una frase pronunciata da una delle vittime poco prima di morire, emersa da alcune registrazioni audio. L’associazione si è organizzata in modo indipendente e ha avviato una serie di accertamenti svolti da esperti.
Le principali questioni aperte riguardano gli errori, le inadempienze e i problemi strutturali che portarono i due treni a viaggiare sullo stesso binario e a scontrarsi. Molti sostengono che il pessimo stato delle infrastrutture ferroviarie greche ebbe un ruolo centrale nell’incidente, e che ci siano quindi anche delle responsabilità di natura politica. A gennaio dell’anno scorso il parlamento greco aveva respinto la richiesta della procura europea di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta per indagare sulla responsabilità di due ex ministri dei Trasporti, e anche per questo il governo di centrodestra di Kyriakos Mitsotakis è stato accusato di ostacolare le indagini.
L’altra questione riguarda la causa dell’esplosione che seguì all’impatto. Gli esperti assunti dai familiari hanno concluso che questa fu generata appunto da un combustibile non dichiarato a bordo del treno merci, e a una conclusione simile è arrivata anche l’Organizzazione nazionale per le indagini sugli incidenti aerei e ferroviari, che giovedì ha pubblicato un rapporto di 178 pagine sulle cause del disastro. Non è stato però identificato il liquido che causò l’esplosione. Secondo un rapporto della compagnia privata Hellenic Train, proprietaria di entrambi i treni coinvolti, lo scoppio sarebbe stato causato invece da un guasto tecnico (cosa che invece il rapporto dell’ente indipendente esclude).
Un’ultima questione riguarda la lentezza dei soccorsi e gli errori (o i possibili insabbiamenti) delle prime ore dopo l’incidente, che hanno fatto sì che si perdessero alcune informazioni che sarebbero state importanti per stabilire cosa era successo.
Secondo il rapporto citato in precedenza, nelle ore successive all’incidente ci fu molta confusione. Il luogo dello scontro non venne adeguatamente isolato e le varie agenzie governative che intervennero lo fecero senza un vero coordinamento. Questo causò anche un ritardo nei soccorsi. Inoltre non è chiaro chi prese la decisione di rimuovere i rottami dei vagoni soltanto pochi giorni dopo e ricoprire l’intera area di pietrisco, rendendo di fatto impossibile raccogliere tutte le prove.
Secondo un sondaggio pubblicato a fine gennaio, più dell’80 per cento delle persone in Grecia ritiene che il governo non abbia fatto abbastanza per fare luce sulle cause del disastro e una percentuale simile dice di non avere fiducia che si arrivi a una sentenza giusta. Il leader dell’opposizione Nikos Androulakis, del partito di centrosinistra PASOK, ha detto di voler presentare una mozione di sfiducia contro il governo la prossima settimana. Alle ultime elezioni Nuova Democrazia, il partito del primo ministro, ha ottenuto la maggioranza assoluta, quindi è difficile che la mozione venga approvata.
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