Basilicata e Emilia-Romagna a confronto. Ecco i dettagli

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Il Segretario regionale Confsal Basilicata, Gerardo De Grazia, ha annunciato pubblicamente la sinergia con la Confsal Emilia-Romagna, presieduta dal Segretario Sepe, al fine di analizzare l’attuale mondo del lavoro e prospettare soluzioni per migliorarne le condizioni generali.

A cominciare dal tema caldo del momento, ovvero la mancata firma sul CCNL sanità:

“L’idea del comunicato congiunto tra la Confsal Basilicata e la Confsal Emilia-Romagna nasce dalla notizia della mancata firma sul rinnovo del CCNL sanità.

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Quello di Cgil, Uil e Nursing Up è un atto irresponsabile, messo in piedi da chi ha firmato, in passato, accordi, molto, meno remunerativi.

Stiamo assistendo a un no politico, privo di visione, il cui frutto è il danneggiamento del personale sanitario.

Non accettiamo insegnamenti da chi, come dichiarato dal segretario dell’Emilia Romagna Alfredo Sepe, ha contribuito ad eliminare la scala mobile, penalizzando, ancora una volta, le lavoratrici e i lavoratori.

Veder sfumare un accordo che riguarda 530 mila addetti e con aumenti nel periodo di € 357 è deleterio per il mondo del lavoro.

“La priorità è promuovere un lavoro sicuro, inclusivo e ben retribuito”.

Questa citazione nasce in un periodo storico in cui le morti sul lavoro sono aumentate.

Il lavoro è diventato un fronte ed i lavoratori sono in trincea.

La guerra della sicurezza si vince investendo sulla formazione.

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Si tratta di un tema, a noi, molto caro, in Basilicata abbiamo fatto una campagna molto forte in tal senso.

Il piano da noi proposto prevede:

  • il rafforzamento dell’organico dell’Ispettorato nazionale del lavoro per intensificare il contrasto al lavoro irregolare;
  • l’istituzione presso l’INAIL di un polo di coordinamento nazionale della vigilanza per la salute e sicurezza, che si avvalga anche delle risorse tecniche dipendenti dalle ASL;
  • maggiore qualità della formazione dei lavoratori e datori di lavoro;
  • sgravi fiscali per chi investe in sicurezza;
  • reclutamento straordinario di risorse professionali specialistiche;
  • utilizzo, a sostegno del piano, di quota parte dell’avanzo annuale di gestione dell’INAIL.

E’ stato detto che per sviluppare il Mezzogiorno c’è bisogno di coesione, competitività e nuovi assetti istituzionali.

Nel meridione c’è bisogno di affrontare le crisi che attualmente attanagliano questo territorio.

Prima fra tutte, lo spopolamento.

La Basilicata è una delle regioni italiane con il più alto tasso di spopolamento.

Al Sud formiamo conoscenze ed esportiamo poi competenze.

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Il 55% dei giovani che lasciano la Basilicata è laureato: perdiamo capitale umano.

Per affrontare le sfide future bisogna, innanzitutto, fermare lo spopolamento.

Ciò può accadere mediante l’università: gli atenei del Sud hanno perso competitività, entro il 2050, stando ad un rapporto Svimez, perderanno circa il 27% degli iscritti.

Perdono di competitività perché i Politecnici del Nord concedono agli studenti maggiori opzioni lavorative post-laurea.

Il Mezzogiorno da area più popolosa d’Italia non deve diventare area con l’età media più elevata.

Inoltre bisogna incentivare i giovani a restare sul territorio, con progetti a lungo termine finalizzati all’aggregazione e che consentano alle associazioni di riappropriarsi dei centri storici.

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Potenza è città dei giovani, stiamo lavorando per creare sinergie con le scuole in ambito artistico ed agrario al fine di creare un forte legame con la città.

Nel Mezzogiorno c’è, inoltre, carenza di lavoro e di infrastrutture.

C’è bisogno di una classe politica che pensi più al futuro che alle campagne elettorali.

Il mondo del lavoro sta cambiando sotto la spinta della globalizzazione e del progresso tecnologico.

Bisogna adattarsi al progresso, perché nessuno può vincere una battaglia contro quest’ultimo.

Le nuove forme di lavoro, il co-working, il lavoro agile e l’intelligenza artificiale sono novità che si stanno affacciando al mondo del lavoro.

Per affrontarle è necessaria una mentalità e una modalità di sindacato diversa da quella del passato.

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Io, prima di essere Segretario Confsal, provengo dal mondo dei metalmeccanici, dalla Fismic-Confsal, un mondo del lavoro che si è evoluto, un mondo in cui non si lavora più con le chiavi ma ci sono ingegneria e tecnologia.

Continuare a parlare solo ed esclusivamente di operaio sulla macchina, sulla linea, è riduttivo.

Le sfide da affrontare in futuro sono queste: ne parlai con il Segretario nazionale Margiotta, affermando che bisogna fare una battaglia anche sull’intelligenza artificiale.

Non sono contrario alle tecnologie e ritengo che l’Italia, tra i paesi più tecnofobi in Europa, debba fare un balzo in avanti.

Per tantissimi posti di lavoro che si perdono se ne trovano molti altri nuovi.

Si sta studiando per lavori che, al momento, non esistono ancora”.





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