“Votiamo ai referendum. Ecco la nostra rivolta sociale”. La Cgil di Area Vasta inaugura la campagna referendaria

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Entra nel vivo la campagna della Cgil in vista dei referendum ammessi dalla Corte costituzionale, la cui data ancora non c’è ma probabilmente racchiusa tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025. Dopo l’apertura nazionale a Bologna nella scorsa settimana oggi lo start per l’Area vasta che per la Cgil comprende le tre province di Catanzaro Crotone e Vibo Valentia. Nella Casa delle Culture della Provincia di Catanzaro si è tenuta l’apposita l’Assemblea generale delle Assemblee generali della Cgil Area Vasta, presieduta dal segretario generale regionale Gianfranco Trotta.
“Siamo impegnati a sostenere – ha detto ai giornalisti Gianfranco Trotta – i quattro quesiti referendari che parlano di lavoro buono giusto sicuro stabile, e insieme a questi, proposti dalla Cgil, sosteniamo il referendum sulla cittadinanza. A tal proposito riteniamo che sia un referendum buono e giusto, perché in Calabria abbiamo modelli da esportare come Riace, Camini e Acquaformosa, anziché esportare i modelli Cpr in Albania come modello europeo. Sono modelli che hanno fatto della dignità delle persone e anche del ripopolamento delle aree interne un modello da seguire”.

“Sono quesiti – ha sostenuto da parte sua il segretario generale dell’Area Vasta Enzo Scalese – che mirano ad abrogare norme che apportano precarietà, irresponsabilità sulle morti sul lavoro e che comprimono il diritto al reintegro e il diritto alla cittadinanza di lavoratori che vivono in Italia da anni, pagano le tasse e rimangono sospesi per un periodo troppo lungo. Parte la campagna da Catanzaro ha continuato Scalese – e nei prossimi giorni saremo su tutti i territori dell’area vasta delle tre province perché oggi si possono cambiare le leggi che penalizzano il lavoro, che non danno dignità e prospettive di vita ai lavoratori e soprattutto alle migliaia e migliaia di giovani che hanno lasciato questa regione e questo paese. È un problema che riguarda la tenuta sociale e democratica della nazione. Vogliamo che tutte le persone, in un momento in cui il 50 per cento degli elettori italiani non va a votare, tornino a votare. Ci aspetta un lavoro capillare di informazione sulla nostra piattaforma referendaria. La rivolta sociale nostra sta proprio nella consapevolezza che con il voto si possono cambiare le sorti dell’Italia coinvolgendo tutti in questo percorso importante anche per le prospettive delle future generazioni”.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Cgil Area Vasta referendum

Nel corso dell’Assemblea diverse le testimonianze dirette. Sul quesito referendario riguardante la cittadinanza ha parlato un cittadino italiano proveniente dal Marocco.
“Parlo in nome dei lavoratori extracomunitari che vivono in Italia – ha detto Abdel El Hafia -. Diritto alla cittadinanza vuol dire fare partecipare alla vita politica di questo Paese persone che pagano le tasse e che non possono nemmeno scegliere il loro sindaco, persone nate qui che devono aspettare i 18anni per chiederla, mentre quelli che arrivano da fuori ben inseriti, che hanno un lavoro e una famiglia devono aspettare 10 anni prima di fare richiesta, e la risposta arriva dopo altri quattro anni. Significa che in Italia per avere la cittadinanza ci vogliono almeno 14 anni. Sul lavoro poi lo sfruttamento di questi lavoratori appare a occhio nudo. Chi ha scelto di venire in Italia per lavorare qui deve essere cittadino italiano a tutti gli effetti. Oggi – ha terminato El Hafia – sono cittadino italiano, ma per avere la cittadinanza italiana ho dovuto aspettare 16 anni, pur avendone fatto richiesta al raggiungimento dei 10 anni, altri 6 per averla, con un lavoro mentre i miei figli sono tutti nati qui. Ho dovuto aspettare tanto per poter dire di essere italiano come tutti, nel paese che ho scelto per vivere, per me e per la mia famiglia”.

I cinque referendum

Sono cinque i referendum su cui esprimere il consenso all’abrogazione.
Il referendum sulla cittadinanza propone di dimezzare da 10 a 5 anni il tempo di residenza legale in Italia per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, ripristinando un requisito introdotto nel 1865 e rimasto invariato fino al 1992. Non intacca gli altri requisiti richiesti per ottenere la cittadinanza come la conoscenza della lingua italiana, il possesso di un reddito adeguato, l’essere incensurati, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di pregiudiziali alla sicurezza della Repubblica.

Il primo dei quattro referendum sul lavoro promossi dalla Cgil chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act, che consentono alle imprese di non reintegrare una lavoratrice o un lavoratore licenziato in modo illegittimo nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015.

Il secondo quesito riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. Obiettivo è innalzare le tutele per chi lavora in aziende con meno di quindici dipendenti, cancellando il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato.
Il terzo vuole eliminare alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine.
Il quarto quesito vuole eliminare le misure che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Source link