L’analisi/ Merz e il superamento del “freno al debito”

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Si ricostituirà, sia pure nella nuova situazione,  dando seguito al voto del 23 febbraio, il “motore” franco-tedesco dell’Europa o prevarrà il triangolo di Weimar costituito da Germania, Francia e Polonia? Certo, non si potrebbe tralasciare l’Italia. Se l’obiettivo è rafforzare l’Europa e così renderla rapidamente indipendente dagli Usa, obiettivo prioritario dichiarato dal futuro cancelliere Friedrich Merz, allora ciò che deciderà il Paese che ha rischiato di diventare il “malato d’Europa”, la Germania appunto, e metterà in pratica e raccorderà con i partner comunitari, sarà ancora più importante del passato e non solo per l’Unione. Quest’ultima, oggi, per una serie di concause, sfiora la crisi, pur senza che finora sia scattata quella reazione positiva che, secondo quanto sosteneva Jean Monnet, la fa progredire proprio nelle fasi di difficoltà.  Fondamentale sarà il primo passo, quello del superamento del “freno al debito”, che Friedrich Merz intende compiere al più presto, anche con l’attuale Bundestag, non ancora ricostituito in conseguenza delle elezioni, per sfruttare così la chance di una maggioranza qualificata. Una decisione fondamentale, dopo due anni di recessione e cinque nel complesso negativi, per rilanciare gli investimenti e la crescita e affrontare il controverso problema della spesa militare.
  La stessa rigorista Bundesbank sembra non critichi il superamento del predetto “freno”, anche perché consapevole dell’addossamento alla politica monetaria delle carenze dell’azione del Governo. È come l’uomo che morde il cane il fatto che la Buba ritenga necessario, data la difficile prospettiva, che sia aumentata la spesa per investimenti e annunci una propria proposta per i prossimi giorni. La storica portabandiera del “debito zero” è costretta dagli eventi ad adattare le proprie preclusioni, difese con una intransigenza incrollabile. Il rigorismo esasperato ha già prodotto molti danni ed è l’ora dei ripensamenti. La ripresa della crescita dell’economia della Germania, andando oltre ovviamente il 0,3/0,4 per cento stimato per l’anno in corso, è interesse di tutti gli altri Paesi dell’Unione, a cominciare dal nostro che ha un interscambio intorno ai 160 miliardi: altro che “Schadenfreude”, gioire perché anche i tedeschi registrano una recessione o una stagnazione.
   Non sarà, però, tutto “rose e fiori” per la costituenda Grosse Koalition. Pur prescindendo dalle rispettive linee rosse (il fisco e la transizione ecologica con i suoi limiti, da una parte, il lavoro e le pensioni dall’altra), superato, se così sarà, lo scoglio del ” freno al debito”, sopravverrà il problema considerato come capitale da ampi strati della popolazione, quello delle immigrazioni. E anche un altro tema, non di massa, ma cruciale per una politica che seriamente voglia rafforzare l’Unione, e cioè l’introduzione di forme di debito comune europeo per progetti comunitari, per ora non proprio favorevolmente considerata da Merz, mentre sugli immigrati da sempre si registra l’alt dei socialdemocratici contro una eventuale riforma del  “diritto di asilo”.
   Nella stessa linea del debito comune si pongono i progetti del completamento dell’Unione bancaria e dell’istituzione dell’Unione dei mercati dei capitali, e di una generale revisione di regole e istituzioni. Vorrà la Germania essere più ” europea” e non inseguire l’ipotesi di un’Europa germanizzata? Ciò non significa affatto avere solo obiettivi di accentramento delle decisioni nell’Unione; anzi sarà la legislatura e l’esecutivo che stanno per iniziare la loro opera quelli che potrebbero sperimentare un avanzato rapporto tra accentramento e sussidiarietà. Investimenti, produttività, relazioni industriali, welfare: tutti visti secondo la logica dell’economia sociale di mercato – che potrebbe essere un proficuo terreno di confronto con la forza futura alleata di governo, la Spd – dovrebbero guidare l’azione del nuovo Cancellierato, rispondendo all’ America First dei dazi e del mercantilismo con l’indipendenza dell’Unione sottolineata da Merz. In questo quadro, l’Italia ha senz’altro una importante funzione da svolgere in un ruolo certo paritario. Anzi, se si innescherà in Germania un processo di sviluppo, ciò rappresenterà una positiva sfida anche per il nostro Paese. Diversamente, saranno solo vantaggi per l’opposizione tedesca.

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