Ucraina valutata in terre rare, e debito infinito

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Mosca e Washington potrebbero collaborare sull’estrazione e la raffinazione delle terre rare. Siamo a un passo dall’assurdo. Non solo gli Usa stanno in tutti i modi tentando di obbligare Kiev a firmare un accordo che potrebbe accollare alle future generazioni di ucraini 500 miliardi di dollari di debiti, ma addirittura il Cremlino ora si offre di cooperare con le aziende statunitensi per sfruttare le materie prime di cui, secondo le parole del portavoce di Putin, l’America ha bisogno e la Russia dispone in misura già sufficiente.

SE COME ha dichiarato il presidente francese Macron lunedì da Washington «la tregua in Ucraina potrebbe essere raggiunta in qualche settimana», non parliamo di un futuro lontano per l’inizio di questa collaborazione. Gli ucraini sono preoccupati, lo erano già quando il prepotente di turno era solo il presidente dal ciuffo rosso, e peggio ora che si aggiunge Putin.

Per questo l’indiscrezione diffusa dall’agenzia Afp lunedì, secondo la quale l’Unione europea avrebbe offerto a Kiev un proprio accordo sui minerali e le terre rare definendolo un «partenariato vantaggioso per entrambe le parti», ha creato grandi aspettative.

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Il caso è nato dalle parole che Stephane Séjourné, commissario europeo per la strategia industriale, avrebbe pronunciato in occasione della sua visita nella capitale ucraina il 24 febbraio. Tuttavia, il portavoce della Commissione europea Thomas Regnier ieri ha negato al Kyiv Independent che l’Ue abbia fatto qualsiasi offerta concorrente a quella degli Usa.

Il portavoce ha spiegato che dal 2021 l’Ue ha un partenariato strategico con l’Ucraina sulle materie prime e ha confermato che Séjourné ha effettivamente avuto degli incontri con i rappresentanti del governo ucraino, ma solo per «ribadire l’impegno europeo ad attuare il memorandum». I commenti sotto l’articolo sono sconsolati, molti dei lettori della testata ucraina ci avevano sperato.

TRUMP ha ribadito che l’accordo va firmato al più presto perché «aiuterà l’economia ucraina», ma non è chiaro come visto che tutti gli introiti andranno agli Usa, e permetterà al suo Paese di «recuperare le decine di miliardi di dollari e le attrezzature militari inviate all’Ucraina». Il presidente statunitense ha ripetuto ancora una volta che «potrebbe incontrare presto» Zelensky a Washington per firmare l’accordo.

È almeno la terza volta che il tycoon rilascia una dichiarazione del genere. Tanto che domenica, alla conferenza organizzata per la stampa internazionale a Kiev, il presidente Zelensky aveva anche ironizzato: «Continua a dirmi: ‘vieni, ti aspetto’ – allora io gli chiedo ‘quando?’ e lui risponde sempre evasivamente ‘potrei avere una finestra libera da… a…’». La platea ha riso osservando la smorfia dubbiosa del leader ucraino, ma al di là della battuta, le dichiarazioni della Casa bianca sono suonate davvero come un invito di cortesia a qualcuno che in realtà non si vuole incontrare.

Nella stessa sede Zelensky è diventato serissimo quando si è parlato di accordi commerciali. «Non esiste alcun debito di 500 miliardi con gli Usa, su questo voglio essere chiaro. Tale cifra è frutto di non so quali congetture. Ma ammettiamo che gli Stati uniti volessero da noi anche solo 100 miliardi, io non firmerei lo stesso. Nessuno è mai venuto da noi a dirci: ‘eccovi le armi, questa è la cambiale’. Non posso accettare che ciò che ci è stato fornito come sovvenzione ora sia trasformato in un debito perché semplicemente non-è-così».

L’ultima frase Zelensky l’ha scandita al rallentatore. Voleva che la stampa internazionale non equivocasse in alcun modo. Però, ha aggiunto poco dopo, «se in cambio di quella firma ci fossero fornite delle garanzie di sicurezza chiare che ci proteggessero da future invasioni o attacchi russi sarei disposto a rivedere la mia posizione».

E per chi non l’avesse capito ancora: «L’accordo sulle terre rare e qualsiasi intesa commerciale che firmeremo saranno realizzati solo con i partner e solo in cambio di garanzie di difesa, questo è ciò che ci serve». In serata il Financial Times ha dato l’Ucraina pronta a firmare l’accordo sulle terre rare con gli Usa.

Non solo, a Kiev servono anche molti fondi. Ieri una commissione mista formata da membri del governo ucraino, di Bce, Ue e Onu ha pubblicato una nuova stima sul costo della ricostruzione e della ripresa in Ucraina nel prossimo decennio: almeno 524 miliardi di dollari.

Contabilità

Buste paga

 

PER METTERE in sicurezza i prossimi mesi, intanto, il parlamento ucraino ha votato a larga maggioranza (268 voti su 280) una risoluzione per far restare al potere Zelensky «finché la guerra della Russia continua». Nuove elezioni si potranno ottenere solo «una volta che sarà raggiunta la tregua». «Indite le elezioni!» ha postato Elon Musk su X in risposta alla pubblicazione del voto.
Un contesto del genere non può che preoccupare la stampa locale.

Ha fatto molto discutere un lungo articolo di ieri che paragona le decisioni di Trump sull’Ucraina al «completo disastro» nelle trattative con i talebani afghani: «Resa al nemico e abbandono degli alleati sul campo». A Kiev è comune sentir dire che non sa in che guaio si stia mettendo il presidente Usa, che sarà usato da Putin e che alla fine la tregua salterà. Ma sono le opinioni degli afghani; per i talebani, invece, è il momento di fregarsi le mani.



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