la replica del comitato all’assessore

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Il Comitato Barriere antirumore replica alle parole dell’assessore del Comune di Genova Lorenza Rosso che ieri, a margine del consiglio comunale, ha annunciato che l’amministrazione si è costituita parte civile nel processo ‘Morandi bis’, chiedendo un risarcimento di 23 milioni 520 mila euro. Le parole di Rosso sono arrivate dopo un’interrogazione della capogruppo di Azione Cristina Lodi che aveva chiesto se l’Amministrazione Comunale, “a seguito dell’azione di Assoutenti al fianco dei cittadini e della recente decisione della Corte di Cassazione che ha confermato, con ordinanza n. 631 del 10 gennaio 2025, il risarcimento per i proprietari interessati dal rumore e dall’inquinamento provenienti dalla rete autostradale senza barriere anti-rumore nella provincia di Savona, intenda finalmente affiancare, anche con azioni politiche, i cittadini genovesi interessati dalla stessa fattispecie di danno da parte di società autostrade per la mancanza da anni della barriere anti-rumore, sia rimosse che mai messe”.  

La nota del comitato

“Il Comitato Barriere antirumore – si legge in una nota – apprende a mezzo stampa che il Comune di Genova ha richiesto un risarcimento pari a 23,5 milioni di euro per danno all’immagine nell’ambito del processo ‘Morandi bis’. La domanda è legata alla sicurezza delle gallerie, ponti e delle barriere antirumore, ed a questa si potrebbero aggiungere ulteriori risarcimenti per danni morali e materiali (ancora da quantificare)”.

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“Il Comune – prosegue il comitato – si è costituito come parte civile e, come leggiamo sulla stampa: ‘Il Comune può fare azioni nell’interesse della collettività, non di singoli cittadini’. Forse, quando si affronta l’argomento delle barriere antirumore sarebbe necessario provare realmente che cosa significhi vivere senza le stesse, H24, costantemente, senza tregua. Siamo certi che il termine ‘collettività’ potrebbe così assumere un significato completamente differente, e la rappresentanza dei danneggiati, forse, potrebbe avere un peso senza dubbio più incisivo nella ricerca di una soluzione e relative compensazioni dei danni subiti.

Le prime barriere antirumore sono state rimosse nel 2019 e, a seguire, nel 2020, in tutti i quartieri di Genova e la loro reinstallazione completa è ancora un miraggio per i cittadini coinvolti.

I cittadini e il Comitato Barriere, dopo la sua costituzione, si sono costantemente mobilitati per richiedere l’attenzione e il supporto concreto delle Istituzioni: un percorso irto di difficoltà, con ripetute audizioni sia in Comune sia in Regione”.

“Purtroppo – continua il comitato – in 4 anni abbiamo assistito ad un continuo rimpallo di responsabilità, senza una presa di posizione netta e decisiva nei confronti dei cittadini. Si ricorda al Comune che la richiesta di apertura di un tavolo di confronto con Aspi è stata inoltrata ‘per competenza’ alla Regione, dove giace da due anni senza risposta. Come l’ipotesi di avviare un’indagine epidemiologica sui territori interessati dalla mancanza delle barriere. Nel frattempo, nessun tipo di indennizzo è stato mai proposto, supportato o messo in campo per i cittadini toccati dal problema”.

“A quale ‘interesse della collettività’ ci si riferisce – conclude il comitato – esattamente nelle dichiarazioni? Siamo confusi. La citata ‘collettività’ ha cercato supporto più volte ed è stata ascoltata in maniera passiva, generando la forte impressione di scarso interesse delle Istituzioni nei processi di intervento e risoluzione per le questioni legate alla salute pubblica, prioritaria responsabilità delle medesime. Citiamo, una su tutte, la petizione di 600 firme raccolte tra i cittadini coinvolti nel disagio ed inviata alle istituzioni, già nel 2021, che non ha ricevuto, a tutt’oggi, nemmeno una mail di risposta.

Dobbiamo ringraziare la consigliera Cristina Lodi per aver mantenuto accesi i riflettori della politica su questo tema ed Assoutenti per essersi schierata al nostro fianco nel supportare le nostre legittime richieste. Confidiamo che, oltre alla propria immagine, le Istituzioni si occupino ora anche della salute dei propri cittadini”.

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