Il Veneto sfida la crisi globale e segna una crescita solida

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La regione si conferma un motore economico stabile: turismo in espansione, occupazione ai massimi storici e forte impegno verso la sostenibilità. Ma il 2025 porta con sé nuove sfide, con investimenti e export in calo

In un contesto contrassegnato da tante incertezze, a partire dai rischi legati a conflitti e protezionismo, l’economia globale non sta sicuramente attraversando un momento semplice.
Una situazione che non risparmia nemmeno le “locomotive” che aiutano il sistema a reggere. Tra queste, in Italia, si conferma ancora il Veneto. Una regione che, pur con qualche criticità, anche nel 2024 ha mostrato segnali positivi.
“Il Veneto – commenta i dati congiunturali contenuti nel bollettino socio-economico redatto dalla Statistica regionale il presidente Luca Zaia – si conferma una regione dinamica e resiliente, capace di affrontare le sfide economiche con determinazione e spirito innovativo. Nonostante le incertezze globali, il mercato del lavoro resta solido, il turismo cresce e la sostenibilità ambientale si rafforza”.

Il quadro generale: Pil e inflazione

Anche per la necessità che hanno i Governi di consolidare i conti pubblici, le prospettive di crescita dell‘economia mondiale sono al momento moderate, con il Fondo Monetario Internazionale che le ha stimate al +3,2% per il 2024 e al +3,3% per il 2025. E l’area-Euro, in questo contesto, soprattutto a causa delle difficoltà tedesche, fa ancor più fatica.
L’Unione Europea esce infatti da un lungo periodo di stagnazione e solo ultimamente ha ripreso a crescere, mentre in parallelo prosegue il processo di disinflazione. Lo scorso autunno, così, la Commissione Europea ha prospettato una crescita del prodotto interno lordo nella zona-Euro del +0,8% nel 2024 e del +1,3% nel 2025.
Questi valori, in Italia, sono ancora più ridotti. La stima tendenziale di Prometeia, dopo la stazionarietà del Pil nel terzo trimestre, si è attestata al +0,5% sia nel 2024 che nel 2025. E il Veneto è assolutamente in linea, visto che quest’anno il Pil regionale potrebbe arrivare al +0,6%, con sostanziale stabilità anche dei consumi delle famiglie (+1%).
A contribuire è anche il dato dell’inflazione, scesa nel 2024, dopo i picchi del 2022, all’1% in Italia e all’1,3% in Veneto. C’è stata, è vero, una leggera ripartenza della dinamica tendenziale dei prezzi al consumo nel secondo semestre, ma hanno comunque frenato significativamente voci di spesa importanti come casa, bollette, combustibili e alimentari.

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I punti di forza dell’economia veneta

L’economia veneta, insomma, dà segnali di una crescita sia pur moderata o, quantomeno, di stabilità. “Continueremo a lavorare per sostenere le imprese, favorire gli investimenti e garantire il benessere dei cittadini”, dichiara il presidente della Regione, potendo puntare nella prospettiva di un ulteriore rilancio su alcuni punti di forza.
Il turismo in Veneto, per esempio, si conferma un’eccellenza nazionale e non solo. Il dato del bollettino, aggiornato a novembre 2024, segna un aumento del +2% degli arrivi e del +2,1% delle presenze nel confronto con il 2023. E, se si esclude un lieve calo per le terme, crescono tutti i comprensori: mare, montagna, lago e, soprattutto, città d’arte.

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Note positive anche dal mercato del lavoro: dopo i record del 2023, i livelli occupazionali si sono confermati elevati, con un aumento del +2%, nel terzo trimestre, degli occupati e una forte riduzione di disoccupati (il tasso è sceso al 2,7% dal 4,4% dell’anno precedente), per un tasso di occupazione molto più alto della media nazionale: 70,6% contro 62,6%.


Zaia indica inoltre come il Veneto si ponga “come regione benchmark per lo sviluppo dell’economia circolare”. Considerazione che parte tra l’altro dai livelli di raccolta differenziata e riciclo dei materiali: con il 77,6% di differenziata, la regione è ai vertici nazionali e il 69,2% di riciclo supera già l’obiettivo Ue del 65% entro il 2035.

Criticità e nuove sfide

Dal quadro delineato nel bollettino socio-economico emergono però anche nuove sfide che il Veneto si troverà ad affrontare già a partire da quest’anno. Per quest’anno, per esempio, è attesa una lieve contrazione (-0,5%) degli investimenti fissi lordi. Del resto, a fine 2024, le imprese venete, in linea con quelle nazionali, erano scese in un anno del -0,9%.
A registrare una riduzione della base imprenditoriale sono stati praticamente tutti i macro settori economici (tra i comparti in crescita ci sono quelli legati alle attività finanziarie e imprenditoriali), con il comparto agricolo e quello industriale che hanno registrato le perdite più elevate di soggetti attivi.
Anche se i dati, in questo caso, dipendono soprattutto dalle dinamiche internazionali, le principali preoccupazioni si legano però all’interscambio commerciale con l’estero.

Sceso il commercio estero, soprattutto con Germania e Stati Uniti

Nei primi 9 mesi del 2024, l’export veneto è infatti sceso del -2,6%, ben oltre la media italiana (-0,7%), con una contrazione del giro d’affari pari a 1,6 miliardi rispetto al 2023.
Solo il comparto orafo (+10,7%) e l’agroalimentare (+4,6%, trainato dal +8,2% del settore vitivinicolo) veneto hanno aumentato significativamente le vendite estere. Quanto ai mercati di sbocco, pesa in particolare il calo di fatturato estero con Germania (-6,7%) e Stati Uniti (-4,8%), mentre sono andati bene Emirati Arabi, Turchia e Arabia Saudita.

Il commercio veneto, tra difficoltà e tradizione

Il settore dell’economia veneta che ha segnato il peggior saldo negativo (-2,6%) nella base imprenditoriale è stato quello delle attività del commercio. Al tempo stesso, tra le imprese private, sono proprio quelle che praticano il commercio al dettaglio ad aver fatto registrare la maggior crescita (+9,4%) di nuovi assunti, tra gli oltre 624.500 del Veneto nel 2024.
Si tratta di un settore a cui la Regione Veneto presta particolare attenzione, per esempio con bandi e iniziative, ma anche attraverso il riconoscimento dei distretti del commercio, che sono saliti a 173, coinvolgendo 303 comuni, a cui sono state destinati 46 milioni di euro di contributi.

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I dati sono stati ricordati dall’assessore regionale allo Sviluppo economico, Roberto Marcato, in occasione della consegna delle targhe a 239 luoghi storici del commercio che si sono iscritti lo scorso anno nell’Elenco regionale dedicato, che ha raggiunto così quota 1.563 luoghi.
“Il Veneto – ha ammesso Marcato – è grato a questi commercianti, che nonostante la crisi e le difficoltà contribuiscono ogni giorno a fare della nostra terra una delle regioni più importanti d’Europa, promuovendo il lavoro e la qualità del prodotto. Sono la dimostrazione che la tradizione e la capacità di innovare sono nel dna dei veneti”.

Alberto Minazzi



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