Il presidente del Molise: sono indagato per corruzione

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Il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti. – Antonio Nardelli

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A confermare la notizia è stato lui stesso, dopo le voci che circolavano da ore su un suo possibile coinvolgimento in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Campobasso. «In piena trasparenza e nel rispetto delle istituzioni – ha scritto il governatore del Molise Francesco Roberti sui canali social – comunico una notizia che mi riguarda. Mi è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari per una vicenda che non riguarda il mio ruolo da Presidente della Giunta Regionale del Molise e per attività precedenti alla mia elezione», ma «mi preme precisare come da parte mia ci siano stati sempre comportamenti corretti e rispettosi della legge». Roberti, ingegnere 58enne ed esponente di Forza Italia e del centrodestra, si dice pronto «a fornire alla magistratura tutte le necessarie informazioni utili» per fare «luce su ogni aspetto, affinché sia fatta piena chiarezza. Entro i 20 giorni previsti fornirò ogni dettaglio utile, per far sì che questa situazione possa risolversi rapidamente a conferma della correttezza del mio operato».

«Chiederò di essere interrogato dai pm, ma resto in carica»

Il governatore, che è assistito dagli avvocati Mariano Prencipe e Michele Marone, intende chiedere di essere ascoltato dai magistrati «per ogni utile informazione finalizzata a chiudere questa situazione». Nel frattempo, ha assicurato che continuerà «a svolgere il mio lavoro con la massima serietà e serenità. Come sempre, nutro piena fiducia nel lavoro della magistratura». Una linea confermata dai suoi legali: «Ho avuto modo di interloquire con il presidente – dichiara alle agenzie di stampa l’avvocato Prencipe -, che mi ha rassicurato del fatto che la sua condotta è stata assolutamente lineare e legittima e che forse qualcuno abbia voluto speculare su quella che era la sua funzione, millantando dei rapporti che in realtà non c’erano». Prencipe conferma che «abbiamo intenzione di chiedere un interrogatorio per poter chiarire la posizione del presidente Roberti. Capisco il clamore mediatico, ma siamo di fronte ad una contestazione provvisoria, all’inizio di una vicenda, non diamo nulla per scontato. Auspico non ci siano speculazioni dal punto di vista politico». Il legale fa qualche osservazione anche sul fatto che il nome di Roberti e quello della moglie Elvira Gasbarro (anche lei indagata) siano stati coperti da omissis negli atti dell’inchiesta: «Non so il motivo, posso solo immaginare che, proprio perché ci troviamo in una fase embrionale, nella quale c’è una contestazione provvisoria, la Procura abbia adottato delle cautele per evitare speculazioni che andassero ben oltre la reale dimensione dei fatti – argomenta Prencipe -. Questo però è un mio pensiero personale. Sinceramente io avrei fatto lo stesso per il rispetto di alcuni principi costituzionali che spesso vengono dimenticati in questo Paese». In serata, ancora Roberti è tornato sulla vicenda con un video: «Sono sereno e tranquillo. In questo momento i miei legali stanno visionando tutta la documentazione del fascicolo, è giusto che sia i magistrati sia i legali facciano il proprio lavoro con tutta tranquillità. Sono pronto ad essere ascoltato dal magistrato», ha detto, ribadendo ancora una volta che «intanto continuerò a lavorare perché sono fatti riferiti al 2020-2021 e non legati alla mia funzione di presidente della Regione. Nel più breve tempo possibile daremo anche contezza degli atti visionati e faremo una conferenza stampa in previsione poi di essere ascoltati dal magistrato».

L’indagine della Dda su 47 persone

L’avviso di conclusione indagini, a Roberti e ad altri 46 indagati, sarebbe stato notificato nei giorni scorsi, nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Campobasso su un presunto traffico di rifiuti. E la posizione del governatore, secondo quanto si è appreso, non sarebbe riferita a reati associativi di stampo mafioso (ipotizzati per altri indagati), ma riguarderebbe l’accusa di corruzione per presunti episodi avvenuti fra il 2020 e il 2023, anni in cui Roberti rivestiva le cariche di sindaco di Termoli, presidente della Provincia di Campobasso e membro del Consiglio generale del Cosib (il Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Valle del Biferno). In base all’ipotesi accusatoria formulata dalla procura distrettuale, Roberti avrebbe favorito la società Energia Pulita srl e altre imprese attraverso iter amministrativi agevolati e autorizzazioni ambientali concesse in cambio di assunzioni fittizie, stipendi e incarichi professionali che avrebbero coinvolto anche sua moglie, Elvira Gasbarro, che risulterebbe anche lei indagata. Nell’avviso di conclusione indagini, a Roberti verrebbe contestato, fra l’altro, il fatto di esser stato «co-progettista di fatto di alcune pratiche presentate da Energia Pulita allo Sportello per le attività produttive del comune di Termoli da lui stesso amministrato». Nella ricostruzione effettuata dalla pubblica accusa, si ipotizza che lui abbia ricevuto e accettato da rappresentanti della medesima azienda denaro e altre utilità per sé e per la moglie (consistite ad esempio in periodi di assunzione della donna prima in uno studio di consulenze e poi in alcune ditte, compresa la stessa Energia Pulita). A Roberti verrebbero inoltre contestati incarichi professionali assegnatigli dalla stessa società. La tesi della procura è che lui abbia preso in carico, nella sua veste di pubblico funzionario, l’interesse privato della società Energia Pulita. Mentre la sua consorte, ipotizzano gli inquirenti, avrebbe auto un ruolo di intermediario tra corrotto e corruttore, «sfruttando, all’uopo, il concomitante rapporto di coniuge di Roberti e quello di impiegata alle dipendenze, dapprima di fatto e in un secondo tempo con formale contratto, della società Energia Pulita». Nelle 101 pagine degli atti d’inchiesta della Dda, viene descritto un maxi smaltimento di rifiuti legati alla demolizione dell’ex centrale elettrica di cogenerazione di Termoli, costituiti in cemento armato in parte “deferrizzato” per 3.765 tonnellate. Sarebbero due le imprese (con sede nel Nucleo industriale di Termoli) coinvolte negli accertamenti, collegate ad altre realtà imprenditoriali molisane e pugliesi, con alcuni dipendenti e trasportatori che si occupavano della falsificazione di formulari di identificazione dei rifiuti, poi trasportati abusivamente presso impianti gestiti da altre ditte del Basso Molise e di altre aree.

Le opposizioni: Roberti riferisca in Consiglio regionale

Al diffondersi della notizia, il centrodestra ha fatto quadrato attorno al governatore. «In uno Stato di diritto, un avviso garanzia è a tutela di tutte le parti coinvolte, non certo una condanna di colpevolezza», ha commentato l’europarlamentare molisano della Lega, Aldo Patriciello, esprimendo «vicinanza umana e piena fiducia» all’indagato. Di opposto tenore le osservazioni delle opposizioni in Regione, che hanno chiesto conto al presidente della vicenda. Nel pomeriggio gli esponenti della minoranza a Palazzo D’Aimmo hanno tenuto una conferenza stampa congiunta. I consiglieri regionali Andrea Greco, Angelo Primiani e Roberto Gravina del Movimento 5 Stelle, insieme a Micaela Fanelli, Vittorino Facciolla e Alessandra Salvatore del Pd e aMassimo Romano di Costruire Democrazia hanno espresso preoccupazione per quanto sta accadendo e hanno chiesto che il governatore riferisca in Consiglio regionale. «Questo fatto ci indigna e preoccupa – ha detto Fanelli -, siamo comunque fiduciosi nel lavoro della magistratura. Si tratta di una vicenda che riguarda tutti i molisani e per questo serve una discussione trasparente nelle istituzioni e non nelle segrete stanze». Il Movimento 5 Stelle ha rilanciato la proposta, ferma da due anni in Commissione, di istituire una Commissione Antimafia regionale. Mentre Romano ha espresso«ferma condanna per le modalità con le quali è stata appresa la notizia. Non entriamo nel merito del procedimento giudiziario – ha aggiunto l’esponente di Costruire Democrazia – ma siamo preoccupati e esprimiamo l’auspicio che la vicenda possa essere chiarita nel minore tempo possibile nell’interessa della Regione Molise». Da Roma la deputata di M5S, Carla Giuliano, avvocato d’origine foggiana e componente della commissione Giustizia della Camera, si è detta preoccupata per le accuse mosse nei confronti di Roberti e «per il contesto generale inquietante scoperchiato dalla Dda di Campobasso». Se confermate, ha aggiunto, le condotte contestate a Roberti diverrebbero accuse «gravi e inaccettabili per chi oggi guida una Regione: denaro e altre utilità, assunzioni fittizie e incarichi professionali per sé e per sua moglie in cambio di favori concessi a alcune aziende dalle posizioni di potere ricoperte prima dell’elezione al vertice del Molise». Più in generale, secondo Giuliano è ora «che tutta l’Italia e la politica nazionale prendano coscienza del fatto che la potente mafia foggiana stia da tempo allungando i suoi tentacoli in Molise e in Abruzzo».





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