Difesa, nucleare, IA e reti 40 accordi con Abu Dhabi

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A cementare l’alleanza a 360 gradi tra Roma e Abu Dhabi ci sono oltre 40 intese bilaterali – firmate nelle scorse ore – che nei prossimi anni faranno piovere sull’Italia investimenti dagli Emirati Arabi Uniti pari a 40 miliardi. Dopo un lungo lavoro diplomatico per ricucire le fratture passate, Giorgia Meloni e il presidente emiratino, lo sceicco Mohammed bin Zayed, ieri hanno firmato un ambizioso accordo di partenariato. L’orizzonte dei due Paesi, però, non è soltanto commerciale.

I capisaldi sono, da un lato, uno scambio continuo di conoscenze sulle tecnologie del futuro (la IA, il nucleare o i data center); dall’altro c’è il tentativo di costruire assieme un pezzo della Via del Cotone, per far viaggiare materie prime, dati ed energia pulita tra l’Africa e l’India sul corridoio che gioco forza diventa parallelo alla Via della Seta lanciata nello scorso decennio dalla Cina.

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Non a caso ieri – durante il Business Forum che si è tenuto a Roma – la premier Meloni ha spiegato di fronte al presidente bin Zayed e a una platea di circa 300 imprenditori dei due Paesi, il senso di questa alleanza «storica». Cioè, «la scelta che abbiamo fatta è stata di concentrare questa collaborazione su assi strategici, guardando cioè al futuro, perché vogliamo fare un lavoro di lungo periodo, vogliamo che la nostra cooperazione abbia un orizzonte lungo, vogliamo che abbia un orizzonte stabile».

Come detto, in quest’ottica le aziende italiane e quelle emiratine lanceranno soluzioni e joint venture su intelligenza artificiale, data center, difesa ricerca spaziale, nucleare e rinnovabili, esplorazioni subacquee per l’interconnessione energetica, cantieristica, blue economy fino alle terre rare o l’ammoniaca indispensabile per l’idrogeno. Quindi, anche sfruttando la leva del piano Mattei per la cooperazione, Meloni punta a strutturare «un’interconnessione davvero globale, che si estende dall’Asia fino al Golfo, dal Nord Africa all’Europa, con al centro il Mediterraneo». Il Mare Nostrum potenziato proprio dallo «sviluppo dell Imec, il Corridoio infrastrutturale ed economico che collegherà le città portuali dell’India, del Medio Oriente e dell’Europa».

L’Imec (India-Middle East-Europe Economic Corridor) lanciato nel 2023 dal premier di Dehli, benedetto dall’amministrazione Biden e dalla Commissionevon der Leyen, si basa sull’intreccio di rotte marittime e ferroviarie. Le prime vedono centrali porti come Genova, Trieste e quelli del Golfo Persico; le altre passeranno per gli scali israeliani di Ashdod e di Eilat, dove si vuole realizzare un canale per super le criticità di Suez, e i centri dei setti Emirati.

In questa nuova direttrice – ha sottolineato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani – «l’Italia sarà la porta dell’Europa per l’Asia e gli Emirati Arabi Uniti la cerniera indispensabile tra i due continenti».

Qualcosa in questa direzione della Via del Cotone si è già vista lo scorso 15 gennaio quando Italia, Emirati Arabi e Albania hanno firmato un accordo a tre del valore di un miliardo per costruire un’interconnesione sotto l’Adriatico tra il nostro Paese e quello delle Aquile, sul quale fare viaggiare energia rinnovabile prodotta in Albania e che in futuro si sarebbe potuta anche unire all’interconnessione elettrica Elmed tra Italia e Tunisia e avrebbe potuto fare da volano per gli investimenti su fotovoltaico solare, eolico e accumulatori tramite batterie. Con il Belpaese – ricordò la premier – «hub di approvvigionamento e distribuzione in grado di far incontrare l’offerta, esistente e potenziale, del Continente africano e la domanda europea di energia», che con gli alleati di Abu Dhabi ha messo le basi per creare uno snodo globale logistico ed enegetico verso l’Asia.

Oggi, come ha ricordato il presidente dell’Ice Matteo Zoppas, gli Emirati Arabi «rappresentano un mercato strategico per il Made in Italy, con un valore dell’export che nel 2024 ha raggiunto gli 8 miliardi di euro, registrando una crescita del 21 per cento rispetto all’anno precedente e dell’11 tra il 2022 e il 2023». I maggiori scambi riguardano la meccanica (+28 per centi), la gioielleria (+11), la moda (+36), l’agroalimentare (+6), le apparecchiature elettriche (+52) e l’arredamento (+24). Le potenzialità sono immense, se – come ha spiegato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si lavora per «promuovere investimenti reciproci, innovazione tecnologica e collaborazione nei settori chiave dell’economia».

In questa direzione vanno letti i memorandum di intesa firmati nelle ultime ore. L’Eni, per esempio, ha stretto tre accordi di collaborazione per sviluppare il “Blue-Powered Data Center’s Campus (con Mgx e G42), le capacità di trasmissione di energia rinnovabile tramite interconnessione tra Albania e Italia (con Masdar e Taqa Transmission), e sullo sviluppo di minerali critici (Adq). Enel e Mastar collaboreranno per esplorare opportunità di business nel settore delle rinnovabili, guardando soprattutto a Italia, Spagna, Germania, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Memorandum d’intesa tra Acea e Metito Utilities per «esplorare opportunità di collaborazione nel settore idrico a livello internazionale, con particolare focus su Africa e Medio Oriente». Cassa depositi e Prestiti ha stretto un’intesa con Abu Dhabi Investment Office) per facilitare gli investimenti italiani ad Abu Dhabi e viceversa. Altre due intese (con Amea Power e Metito Utilities) guardano agli investimenti su rinnovabili e risorse idriche.

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Hanno messo le basi per una «collaborazione strategica nel settore navale» Leonardo e Edge. Con lo stesso gruppo emiratino della difesa Fincantieri trova prospettive per l’esplorazione subacquea. Tim aprirà un centro di eccellenza ad Abu Dhabi per aiutare le imprese locali sulle soluzioni di comunicazione cyber e quantistica, le tecnologie a banda larga o quelle per l’IoT (internet of things) e AI. Sace sempre con Metito è pronta a promuovere investimenti in Africa con «soluzioni assicurative e finanziarie» fino a 100 milioni di dollari, mentre si allea con Amea Power per facilitare l’export e investimenti strategici delle nostre imprese italiane. La società emiratina Enec guarda all’ingresso nel capitale dell’italiana Enec nell’italiana Newcleo e a una joint venture. IntesaSanpaolo e Masdar saranno alleati nell’attività di M&A nel settore delle energie rinnovabili sui mercati internazionali. Il fondo F2i si appresta a creare una joint venture tra la stessa Jetex e la Gesac (la società che gestisce lo scalo di Capodichino) nel settore dell’aviazione generale

Guardando al versante più istituzionale, nasce un partenariato strategico tra Mimit e il suo omologo emitarino sugli investimenti, il trasferimento tecnologico, la farmaceutica e la gestione dei materiali critici. Sul fronte dell’internazionalizzazione ecco le intese tra Unioncamere e Aim Global Foundation, tra Confapi e la stessa Aim, tra la Camera di commercio di Abu Dhabi e Unindustria.

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