Caos in seno all’esercito svizzero, tra scandali e dimissioni eccellenti

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Il dimissionario Thomas Süssli.


Keystone / Peter Klaunzer

Non c’è pace per il Dipartimento federale della difesa. Dopo le dimissioni della sua responsabile Viola Amherd e quelle di Peter Merz, comandante delle Forze aeree, come anticipato dalla Neue Zürcher Zeitung si sono dimessi anche il capo dell’esercito svizzero Thomas Süssli e il capo dei servizi segreti Christian Dussey. 

Cosa sta succedendo in seno al Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport? Le ultime due dimissioni, confermate nel primo pomeriggio di martedì dalla presidente della Commissione della politica di sicurezza del Nazionale Priska Seiler-Graf, giungono in un momento delicato. In gennaio, infatti, la consigliera federale Viola Amherd aveva annunciato le sue dimissioni per fine marzo e ieri, lunedì 24 febbraio, sono emersi i dettagli di uno scandalo di corruzione per svariati milioni di franchi presso Ruag, l’azienda di armamenti di proprietà della Confederazione. 

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Süssli e Dussey se ne vanno

Iniziamo da quanto successo martedì. Il capo dell’esercito svizzero Thomas Süssli ha rassegnato le dimissioni già a fine gennaio. La notizia è stata diffusa solo martedì dalla NZZ onlineCollegamento esterno. Süssli, 58 anni, argoviese, è diventato capo delle forze armate rossocrociate nel 2020, dopo aver diretto la Base d’aiuto alla condottaCollegamento esterno

Sempre come anticipato dalla NZZ, anche il direttore del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), Christian Dussey, ha annunciato le sue dimissioni pochi giorni prima di Süssli. DusseyCollegamento esterno aveva preso il comando dell’intelligence elvetica solo il primo aprile 2022. In precedenza, era stato ambasciatore svizzero in Iran. 

Il Dipartimento federale della difesa (DDPS) inizialmente non ha voluto commentare le informazioni. “No comment” e “Nessuna dichiarazione a questo proposito” sono state le uniche parole dei responsabili dei media. In seguito, come detto, la presidente della Commissione della politica di sicurezza del Nazionale Priska Seiler-Graf, ha confermato all’agenzia Keystone-ATS le due dimissioni. 

Sempre secondo la NZZ, Süssli dovrebbe restare in carica fino alla fine del 2025. Dussey, che si è dimesso qualche giorno prima del capo dell’esercito, dovrebbe andarsene invece alla fine di marzo 2026. 

Secondo il quotidiano zurighese, il Consiglio federale sarà informato delle due dimissioni di spicco nella sua consueta riunione di mercoledì. 

Membri ecologisti, socialisti e democentristi della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale si dicono non sorpresi dalle eventuali dimissioni del capo dell’esercito Thomas Süssli e del direttore del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) Christian Dussey.

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“Sorpreso da un lato, ma non sorpreso da un altro”, dice Gerhard Andrey (Verdi/Friburgo), commentando le due dimissioni. L’ecologista prevede che i prossimi mesi saranno difficili perché “non avremo persone che ci fanno guardare avanti”.

Il friburghese è tuttavia ottimista riguardo a questi “sconvolgimenti” e vede un’opportunità di miglioramento rispetto alla situazione attuale. Al DDPS ci sono diverse cose “che non vanno bene”, afferma. Il Dipartimento non si trova però in una crisi globale.

Molto più severo il collega socialista Pierre-Alain Fridez (PS/Giura), interrogato dalla radiotelevisione romanda RTS: “Si ha l’impressione che ci sia un grosso problema in questo dipartimento e vorremmo saperne di più”.

Il giurassiano teme che vengano alla luce nuovi problemi, ancora sconosciuti all’opinione pubblica, perché, a suo avviso, quelli noti oggi non rappresentano motivi sufficienti per le dimissioni. È particolarmente sorpreso dalla partenza di Dussey, che ha assunto l’incarico di capo del SIC solo due anni fa.

Il consigliere nazionale Jean-Luc Addor (UDC/Vallese) ritiene che Süssli e Dussey “si siano assunti le loro responsabilità”, così come la ministra della difesa Viola Amherd, che ha annunciato le sue dimissioni a gennaio (con effetto alla fine di marzo).

Ricordiamo infine che venerdì 21 febbraio era stata la volta di Peter Merz, attuale comandante delle Forze aeree, di annunciare le dimissioni. Nel caso di Merz la storia è leggermente diversa: il divisionario lascia l’esercito per assumere il ruolo di CEO di Skyguide, la società per il controllo aereo. Per il suo nuovo incarico Peter Merz, 56 anni, lascerà le forze armate  nel settembre 2025. 

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Scandalo RUAG

Proprio ieri, lunedì 24 febbraio, il Controllo federale delle finanze (CDF) ha severamente criticato Ruag, l’azienda di armamenti di proprietà della Confederazione, per sospetti di frode.  

In tre audit il CDF ha esaminato la gestione e la direzione di Ruag MROCollegamento esterno, nonché i possibili casi di frode all’interno dell’azienda di armamenti prima della sua scissione, in particolare in relazione ai carri armati Leopard, e alla gestione delle scorte. Le conclusioni sono severe. 

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Dopo la scissione di Ruag nel 2020, l’azienda di armamenti ha avuto cinque direttori generali e tre direttori delle finanze. Tali frequenti cambiamenti, sostiene il CDF, hanno ostacolato l’istituzione di processi di gestione e di una direzione stabile. 

Su richiesta della Delegazione delle Finanze del Parlamento, il CDF ha nuovamente esaminato il dossier relativo ai carri armati Leopard 1 e 2. Sono state riscontrate irregolarità durante il loro acquisto da parte di Ruag MRO Holding. Ruag MRO ha commissionato una perizia esterna a Niederer Kraft FreyCollegamento esterno, che è ancora in corso. 

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Secondo il rapporto del CDF, ci sono motivi sufficienti per sospettare gravi casi di frode, punibili penalmente.  

L’indagine esterna di NKF ha inoltre constatato numerose violazioni delle direttive e delle procedure. In diverse transazioni, i pezzi di ricambio e i veicoli non sono stati registrati nella contabilità dell’inventario o lo sono stati in modo errato. Per diverse transazioni mancava l’approvazione degli organi direttivi. 

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Un Leopard I con sullo sfondo le montagne imbiancate.

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Ombre sull’acquisto di cento Leopard dalla Ruag in Italia




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Una perizia evidenzia criticità dal profilo formale nella transazione riguardante i carri armati comprati dall’azienda elvetica di armamenti Ruag.



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In un comunicato, Ruag MRO ha reagito sostenendo che “queste derive e questi comportamenti inappropriati sono inaccettabili”. La nuova dirigenza è consapevole delle proprie responsabilità e porrà rimedio alle mancanze del passato e adotterà misure concrete. 

E pensare che già nel 2019, a seguito di una lettera anonima indirizzata all’allora presidente di Ruag Holding, Remo Lütolf, ci furono i primi allarmi. L’azienda aveva indagato sulle accuse mosse nella lettera anonima senza però riscontrare irregolarità. 

Secondo il presidente della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio agli Stati, Werner Salzmann, resta inspiegabile come si sia potuti arrivare a tanto, soprattutto considerando che già in seguito ai rapporti del CDF del 2020 e del 2021 si sapeva che alla Ruag sussistevano carenze in materia di compliance.  

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+ Successione Amherd: Markus Ritter vuole sempre guidare il DDPS

Il 12 marzo prossimo l’Assemblea federale dovrà eleggere il successore di Viola Amherd in Governo. Che sia Markus Ritter o Martin Pfister (i due candidati ufficiali), di sicuro sul nuovo responsabile del Dipartimento della difesa peserà un’eredità scomoda anche se avrà le mani libere per costituire una squadra su cui fare affidamento in un settore fondamentale per la sicurezza della Confederazione. 



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