Biella, via al processo a Pozzolo per lo “sparo di Capodanno”: tra i testimoni c’è Delmastro. La giudice nega l’oblazione

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Si è aperto in Tribunale a Biella il processo con rito ordinario a carico di Emanuele Pozzolo, il deputato di Fratelli d’Italia imputato per il cosiddetto “sparo di Capodanno“, il proiettile che nelle prime ore del 2024 ferì un partecipante a un veglione a cui era presente anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Pozzolo deve rispondere di porto illegale di arma da sparo e di munizionamento da guerra: l’accusa più grave, quella di lesioni personali, è caduta dopo la remissione della querela da parte della vittima, il 31enne Luca Campana, che ha accettato un risarcimento. Per quanto riguarda le contestazioni di esplosioni pericolose e omessa custodia di armi, il deputato ha già estinto i reati tramite oblazione, cioè pagando una somma di denaro: alla prima udienza il suo difensore, il sindaco di Vercelli Andrea Corsaro, ha chiesto di poter fare lo stesso anche per le due accuse ancora in piedi, derubricando le fattispecie di reato. La giudice monocratica Cristina Moser, però, ha respinto l’istanza: si dovrà dunque celebrare un dibattimento.

Nella lista dei testimoni di Pozzolo ci sono Delmastro (che ha sempre detto di non essere stato presente al momento dello sparo) il consigliere regionale Davide Zappalà e il presidente del consiglio comunale di Biella Luca Zani, tutti presenti alla festa per il nuovo anno alla pro loco di Rosazza (Biella). La difesa ha chiesto di ascoltare anche la sindaca del piccolo comune, Francesca Delmastro, sorella del sottosegretario: sull’ammissione però la giudice si è riservata di decidere. La Procura ha chiesto di sentire Luca Campana e Pablito Morello, l’ex caposcorta di Delmastro nonché padre della compagna di Campana: nell’interrogatorio reso ai pm in fase di indagini, Pozzolo aveva scaricato la responsabilità dello sparo proprio su di lui. Chiesta anche l’audizione dei carabinieri e periti del Ris che hanno partecipato agli accertamenti. La perizia disposta dalla Procura aveva concluso che a far partire il colpo fu proprio il deputato, a cui nel frattempo era stato revocato il porto d’armi dalla Prefettura di Biella.

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