Il decreto bollette slitta ai supplementari: l’appuntamento è ora per il cdm convocato per la mattina di venerdì prossimo. A deciderlo sarebbe stata ieri la stessa premier Giorgia Meloni così da dare il tempo ai tecnici di ritoccare lo schema di intervento sul tavolo. Non tanto nell’importo della misura – che dovrebbe costare al Tesoro di Giancarlo Giorgetti 3 o forse 4 miliardi in termini di coperture – ma di metodo.
Nel frattempo si consuma infatti sottotraccia uno scontro all’arma bianca tra chi si accaparrerà i bonus. Da una parte sono schierate le imprese grandi energivore – come per esempio la siderurgia e l’industria pesante in genere- per cui è vitale calmierare i prezzi all’ingresso per restare sul mercato. Dall’altra alzano la voce le famiglie e le piccole imprese, altrettanto prostrate dalle quotazioni raggiunte dal metano al mercato di riferimento di Amsterdam.
In mezzo tra i due contendenti ci sono i gruppi produttori di dell’energia, altrettanto preoccupati di mantenere i propri margini e gli impegni presi con la comunità finanziaria nell’ambito dei rispettivi piani industriali. Il governo possiamo invece immaginarcelo con la maglia dell’arbitro. O forse con quella del giudice di pace, alla ricerca di un compromesso tra le parti opposte.
Va ricordato che l’Italia ha sostanzialmente dismesso le centrali a carbone, ma brucia gas per produrre energia elettrica, quindi è in una posizione molto scomoda. Tutto questo, naturalmente, in attesa di riaccendere l’energia nucleare, con i mini reattori di nuova generazione. Non a caso la legge quadro, elaborata dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin dovrebbe essere in consiglio dei ministri insieme alle misure sulle bollette.
La situazione in cui versano le pmi del terziario è ben rappresentata da un articolato studio diffuso da Confcommercio. La bolletta elettrica lo scorso gennaio è rincarata in media del 24% su un anno prima del 56% circa rispetto al 2019, quindi alla situazione del pre-covid. Per il gas la fiammata è stata rispettivamente del 27% e del 90% circa.
Lo studio offre quindi uno spaccato dei diversi esercizi. I settori più penalizzati, sommando i costi della bolletta elettrica con quella del gas di gennaio 2025, sono gli alberghi di medie dimensioni, seguono i maxi negozi, gli hotel di piccole dimensioni, i negozi alimentari, i ristoranti, i bar e le botteghe non alimentari.
A preoccupare è il confronto con il resto d’Europa. Perché, pur in un contesto di prezzi crescenti a causa della guerra scatenata dall’attacco russo all’Ucraina, il mese scorso il prezzo dell’energia elettrica in Italia (143 euro/Wh) è risultato più alto del 40% rispetto alla Spagna e di quasi il 30% rispetto a Francia e Germania. Nel 2023 la differenza a sfavore del made in italy si attestava al 24% rispetto a Parigi , al 33% se paragonato a Berlino e al 41% se confrontato con Madrid.
Va inoltre evidenziato che, tra il 2019 e il 2024, l’energia elettrica in Italia è aumentata del 107%, mentre in Francia di appena il 39% e in Spagna solo del 32%. Più alto è stato l’incremento registrato in Germania (+74%).
Fonte: ConfcommercioConfcommercio che chiede interventi urgenti, a cominciare dalla progressiva sterilizzazione degli oneri generali di sistema (gravanti per il 23% sulle bollette elettriche del terziario) la cui fiscalizzazione condurrebbe all’abbattimento dei costi per la generalità dei clienti finali. Da attuare anche una sospensione temporanea del sistema ETS, in cui l’aumento dei prezzi delle fonti fossili incide pesantemente sul prezzo delle quote di CO2, che nel 2019 si attestava sui 25 euro per tonnellata, e attualmente ha raggiunto gli 80 euro alla tonnellata.
Tra le misure chiave, secondo Confecommercio, ci sono:
- un tetto dinamico e flessibile al prezzo del gas;
- il disaccoppiamento tra il prezzo dell’elettricità e quello del gas;
- il potenziamento delle infrastrutture per una maggiore sicurezza energetica, che passa anche dalla diversificazione delle forniture e dalle riserve strategiche;
- un maggior controllo sulla speculazione finanziaria per stabilizzare i prezzi e tutelare i clienti finali.
Se i prezzi all’ingrosso si attestassero sui valori di gennaio (oltre 143 euro/MWh, per l’energia elettrica, e oltre 50 euro/MWh per il gas) nel corso di quest’anno le imprese dei settori di Confcommercio sosterrebbero, complessivamente, una spesa per l’energia pari a 12,5 miliardi, con una crescita del 17% rispetto al 2024 e del 38% rispetto al 2023.
Anno in cui, però, il governo era intervenuto adottando diverse misure per ridurre i costi delle bollette (per il gas, riduzione dell’Iva al 5% e abbattimento oneri generali di sistema e crediti di imposta per le bollette del primo trimestre 2023, con aliquote pari al 45% per il gas e al 35% per l’energia elettrica).
Se si esclude il 2022, annus horribilis per i costi energetici, il 2025 risulterà l’anno con la spesa storicamente più elevata per le imprese del terziario di mercato. Insomma, bisogna fare presto, come dimostra anche una produzione industriale in calo continuo.
Per approfondire leggi anche:
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis).
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link