Gli orti sui tetti delle case popolari di Milano alla Barona

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Per raccontare la bella storia degli orti sospesi sui tetti delle case popolari di Milano e curati dalle sciure che nelle case popolari abitano, occorre partire da lontano. Dieci anni fa. Era la Milano che si avvicinava all’Expo e tra le mille iniziative legate al cibo e all’agricoltura (del resto quello era il tema dell’esposizione) si creò un grande campo agricolo sopra la copertura piatta del Superstudio (famosa location per eventi): un orto, il frumento, il riso e l’inconfondibile sagoma del Terzo Paradiso, l’opera dell’artista Michelangelo Pistoletto, coinvolto in questo progetto che prese il nome di Coltivare la città.

L’orto di Superstudio doveva rimanere sei mesi, solo durante il 2015 di Expo, e invece resistette molto tempo di più, fino alla Pandemia del 2020. E rimase in piena produzione anche grazie ad una delle iniziative che vi germinarono ovvero la presenza come custodi di questo particolare campo agricolo delle sciure (le signore, in milanese) delle case popolari di Via Franco Russoli al quartiere della Barona, quattro torri un po’ malconce nello stesso quadrante di città del Superstudio.

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L’idea di realizzare degli orti sui tetti delle case popolari a Milano

Grazie al progetto, le sciure vengono in contatto con Tiziana Monterisi, l’architetta che aveva curato a fianco di Pistoletto il progetto del tetto-giardino sopra al Superstudio. Tiziana stringe immediatamente un sodalizio con le inquiline delle case popolari che venivano a curare gli orti pensili e di fatto fonde la sua associazione con l’organizzazione delle sciure ed è nata l’attivissima realtà sociale “Coltivare la città – Le Sciure” che da quel momento gestisce tutta una serie di iniziative in alcuni spazi comuni delle case popolari di Via Russoli, ma che inizia a sognare la possibilità di realizzare un orto urbano anche in questi palazzi.

Le Sciure sul tetto delle Torri Risorsa, foto di Beatrice Arenella

Tiziana Monterisi, da architetta, inizia a lavorare ad un progetto che prevede il restauro dei palazzi e la rifunzionalizzazione dei tetti a fini agricoli. Il resto lo fa il Covid: l’orto sopra il Superstudio – al quale le Sciure si dedicavano quasi quotidianamente – viene chiuso mentre spunta la possibilità di concretizzare davvero il progetto di rigenerazione delle torri grazie alla norma del Superbonus del 110%. “Ho pensato che non c’erano altre alternative” racconta Monterisi “o adesso o mai più. E allora ho donato il progetto e ho messo a disposizione anche i brevetti della mia start up che nel frattempo avevo creato“. Appassionata di materiali e di sostenibilità, Tiziana Monterisi aveva infatti nel 2016 fondato RiceHouse, una start up che a partire dagli scarti della lavorazione del riso produce mattoni e pannelli isolanti. 

Le Sciure sulle Torri Risorsa a Milano

Il nuovo obiettivo dunque era diventato realizzare un significativo appezzamento di orti sui tetti di queste case popolari, approfittando anche per rigenerare tutti i palazzi dal punto di vista impiantistico ed energetico e abbellendo le facciate. Nell’attesa che i palazzi venissero riqualificati e gli orti fossero pronti, l’impegno focalizzato su questi edifici ha favorito la nascita di una socialità intensa e quotidiana fatta di corsi, viaggi, visite guidate, incontri con giovani artisti e artigiani, biblioteca condominiale e workshop. “Addirittura c’è gente del quartiere che non vive nelle case popolari che viene a fare attività nelle case popolari: un paradosso” ci raccontano le sciure. “Qui si è creato un welfare straordinario” conferma Monterisi.

Torri Risorsa e orti sui tetti, le tavole progettuali

Torri Risorsa. Orti urbani che producano anche economie

Oggi dopo un decennio di progettazione e qualche anno di cantiere i palazzi sono completamente restaurati e hanno cambiato nome: si chiamano Torri Risorsa. Una torre è già allestita con i primi orti che si stagliano davanti ad un panorama a perdita d’occhio sulla città e le Alpi, e ora si può partire ad allestire tutte le altre torri e i tetti bassi di collegamento tra torre e torre grazie all’arrivo di un capillare sistema di irrigazione. Si inizia a mettere a dimora tutta una parte di piante aromatiche, le piante mellifere perché verranno installate delle arnie con le api, ben 1500 mq di orto e parecchi arbusti di frutti di bosco. “Qui puntiamo innanzitutto sulla socialità certo, ma l’obiettivo è proprio fare produzione agricola per i residenti e anzi di più: l’obiettivo è fare in modo che la produzione agricola possa essere anche commercializzata e vada a compensare i costi“.

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Le Torri Risorsa di Milano appena restaurate

Insomma al di là della bellezza e del beneficio ambientale di avere dei tetti verdi, e del beneficio sociale di avere persone impegnate in una nuova attività in un contesto a rischio marginalità, l’ambizione è proprio realizzare una azienda agricola in tutto e per tutto, col suo conto economico sostenibile. In modo che queste nuove attività non impattino eccessivamente sui costi condominiali. Il processo che porterà ad avere a regime gli orti è passato inoltre da confronti internazionali: “siamo andati anche a scoprire Dakakker, la famosa fattoria sui tetti di Rotterdam, dove producono ortaggi, organizzano visite, fanno il miele e hanno pure le galline” ci raccontano. Ma non sono mancati anche i rapporti di prossimità, ad esempio con lo Iulm, l’importante università che sta proprio davanti alle Torri Risorsa di Via Russoli e con la quale si sono fatti progetti didattici e di comunicazione. 

Uno scorcio degli orti già piantumati su una delle Torri Risorsa

Gli orti delle Sciure. Un progetto di cui finalmente si può parlare

Durante il cantiere, la società A2A – la grande multiutility che ha realizzato il progetto di rigenerazione di queste torri di proprietà dell’Aler – ha vietato qualsiasi comunicazione, ora finalmente si può raccontare questo progetto. Ci sono case popolari, a Milano e altrove, che generano degrado, disagio e emarginazione. E poi invece ci sono dei palazzi rivestiti di scarti di riso con una fattoria sul tetto che sono un esempio di socialità anche grazie ad un’utopia agricola che immagina (e realizza!) orti volanti curati da cittadini che altrimenti avrebbero come prospettiva la passeggiata al centro commerciale o i pomeriggi davanti a Rete4. “L’architettura deve essere un mezzo per farci vivere meglio e io lavoro per trovare l’equilibrio tra natura e tecnologia” chiude Monterisi “ancora mi emoziono quando mi rendo conto cosa è in grado di fare“. Potenza dell’architettura. E delle sciure.

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