Milano – Venerdì scorso un gruppo di specializzandi in Chirurgia generale, vascolare e plastica, Cardiochirurgia, Ortopedia, Urologia e Otorinolaringoiatria della Statale ha seguito la prima lezione pratica tenuta nel CadaverLab della MultiMedica, sulla salma di una donna che ha scelto di donare il suo corpo e i suoi tessuti alla ricerca e alla formazione dei medici quando era in vita, attraverso la procedura delle Dat o “Disposizioni anticipate di trattamento”, il “testamento biologico“ che consente (da sette anni) a ogni maggiorenne capace d’intendere e volere di accettare o rifiutare preventivamente terapie (incluse nutrizione e idratazione artificiale) in caso di futura incapacità d’autodeterminarsi.
Questa procedura standard per donare il proprio corpo alla scienza è stata introdotta con la legge 10 del 2020, detta “legge Sileri” da Pierpaolo, all’epoca viceministro della Salute (in quota 5 Stelle), oggi primario della Chirurgia Colorettale al San Raffaele di Milano e ordinario di Chirurgia generale all’università Vita-Salute: anche l’Irccs di via Olgettina, di proprietà del Gruppo San Donato, è sede di un CadaverLab o “centro di riferimento per la conservazione e l’utilizzo dei corpi dei defunti”, e nella seconda metà del 2024 ha avuto in donazione otto corpi grazie ai quali hanno potuto fare pratica, su tutti i distretti corporei, più di duecento studenti di Medicina e Odontoiatria e specializzandi della Vita-Salute, ma anche specialisti. Sono entrambi in strutture private accreditate, i CadaverLab milanesi; a Brescia ce n’è uno pubblico presso l’università, in Italia sono in tutto una decina, tra Roma (due, privati, al Gemelli e al Neuromed), Sassari e Lucca (in strutture pubbliche), Bologna, Firenze e Padova, nelle università pubbliche. Al centro di Padova ha donato il suo corpo Sammy Basso, il biologo veneto scomparso lo scorso ottobre a 28 anni, il più longevo al mondo tra i malati di progeria.
E quest’ultimo regalo di Sammy forse servirà a diffondere consapevolezza su una possibilità ancora semisconosciuta, osserva lo stesso professor Sileri in un’intervista sul mensile AboutPharma: “Gli italiani sono persone estremamente generose, ma se non conoscono procedure e finalità di questa donazione non sono in grado di esserlo. L’utilizzo del corpo umano” nella formazione dei medici “c’è sempre stato – chiariva Sileri in quell’intervista -, ma nel tempo si sono stratificate difficoltà che hanno reso la formazione sui corpi post mortem sempre più difficile”. Burocrazia tortuosa e percorsi incerti costringevano i medici a uscire dall’Europa, con evidenti problemi di “democraticità” nella formazione e nell’aggiornamento attraverso la pratica sui cadaveri che “non è sostitutiva di quella in ospedale, ma preparatoria”, sottolinea il professore.
Da qui la legge, partita lenta per forza maggiore: è del 10 febbraio 2020, dieci giorni prima che si spalancasse il baratro della pandemia, pubblicata in Gazzetta ufficiale il 4 marzo, quando non si facevano nemmeno le autopsie sui morti di Covid (per timore che gli anatomopatologi fossero contagiati). Il decreto del ministero della Salute che ha istituito i primi dieci CadaverLab e fissato le regole per essi è stato approvato solo ad aprile 2024, due governi dopo.
E ora occorre una massiccia sensibilizzazione alla donazione per rendere effettiva una legge che “ha segnato una svolta epocale”, sottolinea Giorgio Pajardi, primario della Chirurgia della mano in MultiMedica e professore di Chirurgia plastica e ricostruttiva in Statale: “La formazione pratica con interventi in simulazione è essenziale nel lavoro del chirurgo”, sottolinea, ed è solo uno “dei progressi resi possibili dalla donazione del corpo e dei tessuti post mortem”.
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