No Usa alla condanna a Mosca. All’Onu risoluzione farsa dell’Ue

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Una spaccatura (prevista) e pesante. È quella che si è consumata all’Onu tra l’Europa e l’America. Gli Stati Uniti hanno votato assieme a Russia, Corea del Nord, Bielorussia e altri quattordici Paesi amici di Mosca contro la risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu che condannava l’aggressione russa dell’Ucraina e chiedeva la restituzione a Kiev dei territori occupati. Contro ha votato anche Israele.

La risoluzione presentata dall’Ucraina, e co-sponsorizzata da quasi tutti i Paesi dell’Ue, a tre anni dall’invasione russa, è stata approvata da 93 Paesi, tra cui l’Italia, e respinta da 18. Gli astenuti sono stati 65.

Gli Usa votano contro la condanna alla Russia all’Onu

Rileva “con preoccupazione che l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Federazione Russa è durata tre anni e continua ad avere conseguenze devastanti e durature non solo per l’Ucraina, ma anche per altre regioni e per la stabilità globale” e “chiede una de-escalation, una rapida cessazione delle ostilità e una risoluzione pacifica della guerra contro l’Ucraina”.

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La seconda risoluzione presentata dagli Stati Uniti, intitolata ‘Path to Peace’, chiedeva in poche righe di porre una rapida fine al conflitto, sollecitando “una pace duratura” tra Mosca e Kiev.

Ma è stata modificata con due emendamenti, presentati da Parigi per conto dell’Unione europea e co-sponsorizzati dall’Italia: il primo chiede “una pace giusta, duratura e complessiva tra Ucraina e Federazione Russa”, in linea “con la Carta dell’Onu e i principi di sovranità, eguaglianza e integrità territoriale degli Stati”; il secondo riafferma l’impegno alla “sovranità, indipendenza, unità e integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti, ivi comprese le acque territoriali”.

I due emendamenti approvati dall’Assembla hanno causato l’astensione degli Usa nel voto finale alla risoluzione da loro stessi presentata e, alla fine approvata, con 93 voti favorevoli, 8 contrari e 73 astensioni.

Divergenze anche nell’Ue. Ungheria e Slovacchia contro le mosse filo-ucraine

Su questo voto sono da registrare anche divergenze nel fronte europeo: gli emendamenti Ue non sono stati sostenuti né dall’Ungheria di Viktor Orban (che poi si è astenuta) né dalla Slovacchia.

Gli emendamenti Ue alla risoluzione Usa in Assemblea generale ne hanno “distorto l’essenza”, riflettendo “l’irrealistica aspettativa” di come la comunità internazionale può risolvere la crisi Ucraina, ha detto l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia.

Strappo degli Usa anche al G7: non c’è comunicato finale

Strappo all’Onu, strappo anche al G7. Da vari giorni i diplomatici del G7 avevano cercato di superare le distanze tra le posizioni e perfino nelle ultime ore precedenti la riunione dei responsabili di stato e di governo di Usa, Canada (che regge la presidenza del G7), Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Giappone ci sono stati vari tentativi senza successo.

Gli Usa si sono opposti a riferimenti all’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia e alla sovranità, all’indipendenza, all’unità e all’integrità territoriale del paese. Di qui l’impossibilità di trovare una mediazione. Dieci giorni fa i ministri degli esteri del G7 erano riusciti solo a concordare a fatica un comunicato in cui indicava di aver discusso “la devastante guerra della Russia in Ucraina”.

La nota pubblicata da Trump su Truth dopo la videoconferenza di poco più di un’ora con il G7 non poteva essere più chiara. “Tutti hanno sottolineato che l’obiettivo è la fine della guerra e io ho sottolineato l’importanza del vitale accordo sui minerali che speriamo venga firmato molto presto”, ha affermato Trump, ribadendo ancora una volta che per Washington la priorità è “garantire il recupero delle decine di miliardi di dollari e dell’equipaggiamento militare inviati in Ucraina”.

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Per Trump la fine della guerra è imminente

Per il presidente americano la firma dell’accordo “sarebbe molto vicina”. Nello Studio Ovale, seduto accanto a Emmanuel Macron, il capo della Casa Bianca ha inoltre sostenuto che la guerra in Ucraina “potrebbe finire già entro qualche settimana” e annunciato che Volodymyr Zelensky sarà suo ospite nella capitale americana “questa settimana o la prossima”.

Anche con Vladimir Putin un incontro sarebbe imminente. “Sto discutendo seriamente con il presidente russo riguardo alla fine della guerra e i colloqui stanno procedendo molto bene!”, ha sottolineato Trump parlando anche di non specificati futuri accordi economici con Mosca e di una sua visita in Russia “nei tempi opportuni”, quando il conflitto sarà finito.

Quanto al ruolo dell’Europa nel processo di pace in Ucraina, Macron ha portato alla Casa Bianca il piano concordato con Keir Starmer, in arrivo a Washington giovedì, che prevede 30.000 peacekeeper europei dispiegati nel Paese a garanzia della sicurezza.

Un piano ambizioso che non può funzionare senza un “forte” coinvolgimento degli Stati Uniti che il presidente francese ha chiesto a Trump durante il loro colloquio bilaterale senza tuttavia avere nessun tipo di riscontro.

“L’Europa darà garanzie di sicurezza all’Ucraina”, ha invece sottolineato Trump, dicendosi convinto che il Cremlino sia pronto ad accettare la presenza di militari europei per garantire la pace.



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