L’importanza di educare i giovani alla consapevolezza della mafia

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 


Oltre trent’anni d’incontri nelle scuole di ogni ordine e grado mi hanno dimostrato che è possibile educare i giovani alla legalità e custodire la memoria di chi ha combattuto coraggiosamente le mafie.

Dalla scuola dell’infanzia fino agli atenei universitari, mantenere viva la conoscenza degli accadimenti di oltre cinquant’anni fa, non è solo un atto di rispetto verso i fatti del passato ma anche una chiave di lettura per comprendere i fenomeni mafiosi attuali. Con i bambini più piccoli, quelli dell’infanzia e dei primi anni della primaria, è fondamentale evitare riferimenti ai cruenti episodi di sangue che hanno segnato gli anni bui dello stragismo mafioso. Allo stesso modo, è importante evitare immagini che rappresentino quelle atrocità. Con loro utilizzo un approccio basato sulla contrapposizione tra il bene e il male. Spiego cosa significa legalità, cosa implica essere mafiosi, e posso assicurare che comprendono il messaggio.

Tuttavia, ciò che mi sorprende spesso è come molti abbiano già visto film come “Gomorra” o “Romanzo Criminale” mentre siano pochi ad aver avuto l’opportunità di conoscere opere che celebrano figure eroiche della lotta alla mafia, come “I Cento Passi” o “Era d’Estate”. Nella loro percezione restano impressi i nomi di criminali come “Sandokan” o “il Libanese”, mentre uomini come don Peppe Diana o Peppino Impastato sono pressoché sconosciuti.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Quest’aspetto richiede un impegno maggiore: insegnare loro ad ammirare chi combatte i soprusi e non chi li perpetua. Per farlo, utilizzo paragoni semplici ma efficaci, ad esempio accostando Falcone e Borsellino a Batman e Robin, mentre i criminali diventano figure come il Joker o il Pinguino. Con questi riferimenti, noto che i più piccoli comprendono immediatamente il messaggio. Con loro è utile creare storie che vedano protagonisti dei “buoni” che, attraverso le armi della giustizia e della legge, trionfano per il bene di tutti.

Ricordo in particolare un’esperienza in una scuola di Termoli, dove ho raccontato ai bambini una versione personale della storia d’amore tra Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, trasformandola in una favola su un principe e una principessa. Il risultato è stato sorprendente: i ragazzi si sono incuriositi, hanno iniziato a fare domande su come si erano conosciuti, su come vivevano. Parlare anche degli aspetti umani e privati delle loro vite contribuisce a far emergere queste figure come persone reali, simili a chiunque altro, piuttosto che irraggiungibili eroi.

Con i ragazzi più grandi passo invece a narrazioni più concrete e dettagliate, come quella sulle stragi di mafia e sull’importanza del maxiprocesso di Palermo, che rappresentò una storica vittoria dello Stato sulla criminalità organizzata. Sottolineo sempre l’importanza di ricordare non solo i protagonisti più noti ma anche figure meno celebri, come i membri delle scorte o i semplici cittadini con un alto senso civico: esempi di come il bene possa manifestarsi anche in persone come loro.

Per gli adolescenti e i giovani adulti, diventa indispensabile offrire strumenti concreti e storie credibili. Hanno bisogno di toccare con mano la realtà, di non sentirla distante. In questo mi affido alle parole di Sandro Pertini, che rimangono incredibilmente attuali: “I giovani non hanno bisogno di sermoni, hanno bisogno di esempi di onestà, coerenza e altruismo.” Alle loro età particolarmente ricettive, trovo essenziali le testimonianze dirette e l’uso dei media, come film, cortometraggi o canzoni che affrontino questi temi.

Con i più adulti non si può evitare di affrontare argomenti complessi legati ai misteri dello stragismo: la sparizione dell’agenda rossa di Paolo Borsellino, i depistaggi e i legami oscuri tra mafia e frange deviate dello Stato.

C’è ancora molto lavoro da fare per sensibilizzare ragazzi e ragazze verso una visione critica e consapevole della realtà che li circonda. Solo così potremo sperare in una società con radici più salde nella giustizia e nella memoria collettiva.

 

Vincenzo Musacchio, criminologo, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro ordinario dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. 

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link