«Il lago è la mia vita, quando morirò voglio che le mie ceneri finiscano qui. Che tristezza vederlo senza barche» – Varesenoi.it

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Un puntino in movimento nel mezzo di un totale azzurro-grigio, una sagoma arancione e un’altra blu che si alza e abbassa in continuazione, al largo del porticciolo di Cazzago Brabbia. Il Negus è già fuori con la barca e sta tirando su le reti, come fa da 75 anni ogni mattina che Dio manda in terra, freddo o caldo, nebbia e solleone. Lui esce dalla darsena, accende il motore del Canadian e via, il lago è suo, della sua camiciona di flanella a scacchi e del berretto in tinta, le reti piene di gardon e scardole, qualche carassio, niente di più, il pesce nobile è sparito, ma lui va avanti imperterrito, come il “Nesto”, Giorgetti anche lui, 90 anni un po’ malandati, ma in barca a lago nel pomeriggio.

Luigi Giorgetti e il suo baffo a spazzola di anni ne ha “solo” 89, e non ha alcuna intenzione di stare in casa a guardare la televisione, quello lo fa la sera in poltrona, «a ciciarà cont la miée», e anche se ha abbandonato il “barchèt” a remi, l’acqua è la sua vita, per lui non ha segreti, ogni angolo del lago è conosciuto e rispettato.

Con il motore al minimo, il Negus o Nègher per via della carnagione scura e di capelli e baffi un tempo nerissimi, si appresta a ritornare a riva dopo aver riposto le reti in barca. Adesso arriva la parte più noiosa, togliere dalle maglie i gardon, per poi filettarli nel pomeriggio e preparare il carpione.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

«Però ne vendo poco, non è ancora stagione, qui al lago non si vede quasi nessuno, il bar è ancora chiuso, forse riaprirà ai primi di marzo. Si salva giusto la domenica, arrivano le famigliole, i nonni con i nipotini e quelli che camminano lungo la ciclabile, però se vuoi anche solo bere un caffè non lo puoi fare, l’è tutt saraa. Noi vecchi teniamo ancora botta, i ragazzi di oggi non arriveranno a 100 anni, si accoltellano prima, ormai c’è troppa violenza. Mi viene una grande tristezza a vedere il lago senza una barca, le uniche sono quelle dei canottieri. Una volta era pieno, le persone le noleggiavano e remavano fino all’Isolino oppure pescavano, adesso non esce più nessuno e pesce ce n’è sempre meno», sostiene il Luis, che va a ruota libera.

«Io ho sempre campato di pesca e nessuno in tutti questi anni mi ha mai detto cosa fare, non è stata una brutta vita. Vengo al lago per passione, me lo sogno perfino, durante quelle tre ore di sonno che riesco a fare. L’altra notte ho sognato di ritornare a riva con un gran secchio di persici, tanto da fare poi 5 chili di filetto! Il persico depone le uova in aprile, mentre a febbraio e marzo incominciano i lucci, poi seguono carassi e luccioperca, mentre l’anno scorso i gobbini hanno fatto la tana qui nel mese di agosto».

Il calendario del Negus è fatto dai pesci e dal grado di raffreddamento o di riscaldamento dell’acqua, ogni giorno è una sorpresa, come la volta che ha tirato su un pesce mai visto, un temolo russo di 15 chili, finito chissà come nel lago di Varese, e poi rilasciato. «Un altro lo pescò più di trent’anni fa Natale Giorgetti, anche lì fu un caso».

Luigi ricorda la Cazzago di una volta, il lavoro duro dei pescatori, sempre fuori, con le mogli in apprensione per le nebbie e le burrasche, l’inquinamento del lago, l’epopea della Cooperativa Pescatori: «Esiste tuttora, il presidente è Gianfranco Zanetti, i nipoti hanno ereditato le quote dei vecchi, i nonni ne avevano dieci a testa, anche il ministro Giancarlo Giorgetti le possiede, il diritto di pesca è ancora nostro. Giancarlo viene sempre a Cazzago il venerdì, poi va in chiesa accompagnato da due guardie del corpo».

Poi si intristisce un po’, pensando al passato: «Mia mamma morì tra le mie braccia, si sentì male per strada e la portai in braccio sul tavolo della tabaccheria che gestiva mia sorella in paese, dove spirò. Quando moriamo siamo soltanto un pezzo di carne da buttare nel bosco, io come il miliardario amico di Trump, voglio che le mie ceneri finiscano nel lago. Ho però una brava nipote, Giulia, figlia di mia figlia Michela, che finito il liceo vuole andare a studiare in Canada e dà molte soddisfazioni, e un’altra nipote che vive da un po’ in Olanda. Qui ogni tanto girano qualche documentario, l’anno scorso sono arrivati due giornalisti della Rai di Torino, li ho portati fuori in barca, ma quello che ci ho guadagnato è di avergli pagato il caffè. Adesso verranno dei giapponesi, vogliono anche loro vedere da vicino la posa e il ritiro delle reti, speriamo che almeno qualche parola di italiano la sappiano, se no ci intenderemo a gesti».

Finita la pulizia delle reti, il Negus, immancabilmente alle 11, va al bar a prendere l’aperitivo, poi a casa a mangiare, una pennica e subito a lago a pulire i gardon per il carpione. Le sue grandi stagioni sono la primavera e l’estate, quando al tavolino del bar Darsena, di fronte alla “casetta” dei pescatori, disserta del più e del meno con chiunque, con grande spirito affabulatorio. Adesso c’è il secchio del pesce da ricoverare, e davanti alla “casetta” c’è l’amico airone cenerino ad aspettarlo, dopo che una coppia di cigni lo ha scortato a lato della barca fino a riva. Non ci sono più i gatti, che un tempo lo guatavano in fila indiana sul pontile, però gli amici animali sono sempre presenti a salutarlo, in cambio delle teste di gardon e delle interiora.

«Forza, vegn chi ca ta dö on quai tocch de pess», fa il Luigi all’airone. E, incredibilmente, il pennuto tira su la testa e muove qualche passo verso di lui piazzandosi quasi davanti alla porta. Vicende di lago, che siamo orgogliosi di conoscere e documentare, finché uomini come Luigi Giorgetti ne saranno l’anima, speriamo ancora per molto.



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