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Dopo aver esaminato nell’edizione precedente la crescita fiacca realizzata dalla Lombardia nel 2024 e la moderata espansione prevista per il 2025, il presente Booklet aggiunge elementi sul sentiment delle imprese e sugli ostacoli all’attività, approfondendo in particolar modo l’andamento dell’inflazione e dei prezzi delle materie prime.
In sintesi, la flash survey sul sentiment delle imprese di Assolombarda fa ulteriormente emergere la debolezza del ciclo economico percepita nel 2024 e le aspettative di ripartenza per il 2025 rimandate alla primavera. Il giudizio risulta più positivo per le imprese dei servizi rispetto al manifatturiero, soprattutto per l’anno appena concluso ma anche per quello in corso. Questa divergenza è coerente con le nostre previsioni e con il clima di fiducia per le imprese del Nord-ovest, ancora in territorio negativo per l’industria a inizio 2025, principalmente a causa dell’insufficienza di domanda. Migliora invece la fiducia delle famiglie, prospettando una ripresa dei consumi nei prossimi trimestri, grazie al calo dell’inflazione e al recupero del reddito disponibile. I prezzi delle materie prime fanno registrare importanti rialzi a inizio 2025, in particolare nei beni energetici, gas ed elettricità in primis, continuando a pesare sulla competitività all’estero delle nostre imprese.
Il sentiment delle imprese di Assolombarda
Le prospettive di una crescita moderata, con degli sviluppi ancora incerti, emergono evidenti nella percezione degli operatori a livello micro. Guardando al 2025 nel suo complesso, poco più di due terzi (il 67,7%) delle oltre 400 imprese di Assolombarda rispondenti alla flash survey prospetta un contesto dell’economia lombarda uguale o migliore rispetto a quello del 2024. Nello specifico, le aspettative migliorano passando dal primo al secondo trimestre, indicando una ripresa graduale della domanda nel corso dell’anno. Si riduce il disallineamento tra il sentiment dell’industria e dei servizi, sebbene le imprese del terziario confermino una visione più ottimista: il 71,0% prevede un 2025 uguale o migliore al 2024, rispetto al 64,2% del manifatturiero.
Il clima di fiducia nel Nord-ovest
Approfondendo il quadro recente, anche gli indici di fiducia disponibili per l’avvio del 2025 non paiono indicare una ripartenza dell’industria nell’immediato. La fiducia delle imprese manifatturiere nel Nord-ovest rilevata da Istat rimane bassa sia nel confronto con la media storica sia rispetto al quadriennio post-Covid, pur registrando una lieve salita a gennaio. I giudizi sugli ordini in portafoglio rimangono estremamente bassi e le attese di produzione per il breve termine modeste. Per la manifattura del Nord-ovest italiano, l’insufficienza di domanda si conferma il principale ostacolo alla produzione durante tutto il 2024, con un inasprimento sul finire dell’anno, tanto che nel quarto trimestre questa criticità è stata segnalata da ben un quarto (25,9%) delle imprese della ripartizione, l’incidenza più alta nel post-Covid.
La perdurante debolezza dell’industria è visibile anche nel complessivo quadro italiano e nei principali Paesi europei; tra questi, la manifattura spagnola è quella meglio posizionata, grazie a un più contenuto calo di ordini e produzione, mentre la fiducia dell’industria tedesca è all’estremo inferiore, riflettendo la recessione in corso.
I servizi, invece, continuano a caratterizzarsi per una maggiore tenuta. Questo scenario trova riscontro nell’indicatore di fiducia Istat più recente: il sentiment delle imprese dei servizi nel Nord-ovest resiste, infatti, su livelli positivi e inizia il 2025 in sostanziale stabilità. Un quadro simile si ritrova a livello nazionale e, nel panorama europeo, la resilienza del comparto rispetto all’industria caratterizza anche la Germania, mentre il settore risulta più sofferente in Francia.
La principale difficoltà riportata dalle imprese dei servizi del Nord-ovest a fine 2024 è l’insufficienza di domanda, che nel quarto trimestre dello scorso anno ha interessato il 9,5% dei rispondenti, una quota che però è in riduzione. La scarsità di manodopera rappresenta il secondo ostacolo più significativo (7,4% a fine 2024). Anch’esso è in calo rispetto ai periodi precedenti ma resta superiore alla media storica.
Infine, le indicazioni che emergono dalle famiglie sono di miglioramento: dopo mesi cedenti sul finire del 2024, a inizio 2025 la fiducia dei consumatori torna a crescere in Italia e, soprattutto, nel Nord-ovest, dove si posiziona di nuovo in area positiva. Alla salita della fiducia nella ripartizione contribuiscono, in particolare modo, opinioni più favorevoli sulla situazione economica generale e sul clima futuro. Incide, verosimilmente, il rientro dell’inflazione e la conseguente ripresa del potere d’acquisto delle famiglie. I giudizi sul quadro personale e su quello corrente sono, comunque, improntati a un più moderato ottimismo.
Focus difficoltà di reperimento del personale
Le difficoltà di reperimento del personale, pur essendo ancora un ostacolo significativo alla produzione sia dell’industria che dei servizi, sono in leggero calo nel Nord-ovest, secondo i dati Istat. La tendenza si rispecchia in parte nei dati Excelsior sui fabbisogni professionali delle imprese in Lombardia. Dopo anni di continui inasprimenti, infatti, la quota di assunzioni che le imprese dichiarano di difficile reperimento è rimasta stabile al 48,7% nel quarto trimestre 2024 rispetto a un anno prima, sebbene si collochi su livelli storicamente alti (tre anni prima era intorno al 38%, dieci punti percentuali in meno rispetto ad oggi).
Più differenziato è il dettaglio delle province di Assolombarda dove, in ogni caso, questa criticità è avvertita dalle imprese più che nella media lombarda. Nel quarto trimestre 2024, la difficoltà di reperimento delle figure ricercate è aumentata a Lodi (51,3%, +5,0 punti percentuali su base tendenziale), a Pavia (54,7%, +3,2 p.p.) e, in misura minore, a Milano (44,5%, +1,0 p.p.). È invece in discesa rispetto all’anno precedente Monza (52,9%, -1,6 p.p.).
Focus prezzi e materie prime
Il calo dell’inflazione, un fattore determinante del clima di fiducia dei consumatori, è evidente anche dai dati di fine 2024: a dicembre, in Lombardia, i prezzi al consumo sono cresciuti solamente dell’1,0% rispetto a un anno prima, poco al di sopra del +0,8% rilevato a livello nazionale.
Se andiamo invece a vedere i prezzi sul lato della produzione, dal monitoraggio delle materie prime emerge una tendenza a un rincaro nelle prime settimane del 2025.* Si osservano importanti rialzi nei beni energetici, soprattutto nel gas, nei prodotti alimentari, nei metalli preziosi e, in misura più contenuta, nel legno. Al contrario, continua la fase stabile o ribassista per i metalli, ferrosi e non, che riflette la debolezza della manifattura globale e della domanda in Europa e in Cina. Sui metalli, così come su altre materie prime, incombe però la minaccia di nuovi dazi commerciali, che sta già generando grande volatilità sui mercati.
Fonte: elaborazioni Centro Studi Assolombarda su dati PricePedia
Le variazioni più forti hanno interessato in particolare la quotazione del gas naturale europeo, cresciuta costantemente fino al 10 febbraio, spinta dalla riduzione delle scorte e arrivata oltre quota 58 €/KWh. I giorni successivi hanno però visto un drastico calo che ha fatto seguito all’annuncio di possibili negoziati di pace tra Ucraina e Russia e alla potenziale decisione della Commissione Europea di introdurre un «cap» al prezzo del gas. La quotazione è così crollata intorno ai 50 €/MWh nel giro di pochissimi giorni, ma resta su livelli storicamente elevati (oltre tre volte la media del 2019). Questa volatilità si ripercuote sul costo dell’energia elettrica, che continua ad essere nettamente superiore in Italia rispetto ai peer europei: a gennaio, in media, l’energia elettrica è costata 143,2 €/MWh in Italia; rispetto a questo prezzo, Germania, Francia e Spagna hanno pagato rispettivamente l’80%, il 71% e il 68%.
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