Blitz a Catania, i voti del clan Santapaola a Giuseppe Castiglione in cambio di lavori pubblici: tutti gli arrestati

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Al centro dei radar del Ros, le Regionali del 2022 e le ultime amministrative di Misterbianco e Ramacca che coinvolgono anche il consigliere comunale Matteo Marchese

Un patto di mafia. Vecchio stile. Voti in cambio di appalti. Il blitz Mercurio del Ros di oggi punta dritto a Palermo. È finito in carcere Giuseppe Castiglione, deputato regionale del Movimento per l’autonomia, già presidente del consiglio comunale di Catania. Il 46enne era finito, poco dopo l’elezione all’Ars (dove ora è componente della commissione d’inchiesta sulla vigilanza della mafia e della corruzione in Sicilia), al centro del clamore mediatico per un selfie con l’ex dipendente Sostare Domenico Colombo, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa nel blitz dei carabinieri Sangue Blu. E quel nome ritorna (ma solo come indagato) nell’ordinanza firmata dalla gip Anna Maria Cristaldi scattata stanotte. E che ha portato a 19 arresti, tra cui boss di Catania (gruppo Castello Ursino) e Ramacca del clan Santapaola-Ercolano (con al vertice Pasquale Oliva). Sono 15 i capi d’imputazione: tra cui mafia, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di beni. Inoltre c’è il sequestro preventivo di due società di onoranze funebri, il cui valore è stimato in 300.000 euro.

C’è anche un altro politico che è finito dietro le sbarre: è il consigliere comunale Matteo Marchese, anche lui finito nelle carte (seppur non indagato) del blitz Sangue Blu di tre anni fa. Ma andiamo alle accuse di oggi: l’operazione Mercurio scattata all’alba è la naturale prosecuzione dell’inchiesta Agorà che a giugno 2022 smantellò la cupola di Cosa nostra da Lentini, a Caltagirone fino alle falde dell’Etna. Le indagini hanno portato a documentare infiltrazioni e commistioni nelle ultime elezioni amministrative di Misterbianco e Ramacca e in quelle Regionali del 2022.

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Sono finiti in manette vecchi e nuove guardie del gruppo del Castello Ursino di Cosa nostra catanese. Ernesto Marletta, ai vertici e Rosario Bucolo, già conosciuto un decennio fa nei faldoni dell’indagine Caronte. Sarebbe stato Bucolo l’uomo delle estorsioni: sia con il classico pizzo in denaro che con l’imposizione della manodopera. Grazie alla compiacenza di colletti bianchi l’indagato sarebbe riuscito a creare delle attività nel settore del caro estinto fittiziamente intestati a teste di legno che sarebbero stati funzionali all’interesse della mafia.

Il gruppo mafioso sarebbe riuscito a tenere stretti rapporti con Marchese e Castiglione con il fine di poter “penetrare” nella pubblica amministrazione e ottenere appalti pubblici.

Andiamo a Misterbianco. Marchese nel 2021 si candida nella lista “Sicilia Futura” e nel corso della campagna elettorale avrebbe accettato la promesso di accettare voti dai Santapaola – tramite Colombo – in cambio di benefici nel settore dei lavori pubblici. Marchese vinse la tornata elettorale ed entrò in consiglio comunale.

Capitolo Regionali. Gli investigatori del Ros, durante la campagna elettorale per l’Assemblea Regionale Siciliana, hanno documentato un presunto accordo tra i vertici del gruppo del Castello Ursino (Marletta e Bucolo) e Domenico Colombo con Giuseppe Castiglione (all’epoca presidente del consiglio comunale di Catania) e candidato alla lista Popolari e Autonomisti. Tramite l’intermediazione di Giuseppe Coco, Castiglione avrebbe accettato la promessa di voti del clan in cambio di aiutare i santapaoliani a ottenere l’affidamento di lavori pubblici e attività connesse alla gestione del Cimitero.

A Ramacca lo scenario era simile. Politica e mafia sarebbero andati a braccetto. Vincenzo Rizzo sarebbe stato l’organizzatore tra Palagonia e Ramacca della cosca. Il Ros avrebbe scoperto che nel 2021 a Ramacca sarebbe stato sottoscritto un patto di ferro tra gli affiliati Antonio Di Benedetto e Salvatore Mendolia e il candidati a sindaco Nunzio Vitale e il consigliere Salvatore Fornaro, entrambi della lista “Ramacca costruiamo una bella storia”. L’accordo era sempre voti in cambio di appalti. Vitale e Fornaro sono stati eletti. E Fornaro ha ottenuto il ruolo di vicepresidente del consiglio comunale della città del carciofo.

I nomi degli arrestati: BERGAMO Antonino; BONACCORSO Emanuele; BUCOLO Rosario; CASTIGLIONE Giuseppe (cl.79); COCO Giuseppe; DELLA VITA Antonino; DI BENEDETTO Antonio; DI GAETANO Domenico; DI GAETANO Pierpaolo Luca; FRESTA Vincenzo;  FORNARO Salvatore; MARCHESE Matteo; MARLETTA Ernesto; MARLETTA Rosario; MENDOLIA Salvatore; MIRABELLA Salvatore; MISSALE Santo; RIZZO Vincenzo; VITALE Nunzio.

Società sequestrate: Società Nicotra Biagio Alessio e Onoranze Funebri San MarcoCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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