Stati Generali dell’Uva in Veneto: Agronomi e Forestali in prima linea per la sostenibilità della viticoltura di fronte ai cambiamenti climatici

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La Federazione degli Agronomi e Forestali del Veneto promuove gli “Stati Generali dell’uva”, concentrandosi su pratiche agricole e sostenibilità ambientale. In Veneto, oltre 26.000 aziende si dedicano alla coltivazione dell’uva e negli ultimi anni hanno dovuto affrontare sfide legate alla siccità, piogge torrenziali e problemi fitosanitari. Gli impatti dei cambiamenti climatici hanno reso necessaria la consulenza di esperti, tra cui agronomi e forestali, per sviluppare nuove strategie finalizzate alla tutela delle vigne e della loro integrità fino alla fase di vinificazione.

Tale scenario è stato al centro del convegno odierno, venerdì 21 febbraio, dal titolo “Cambiamento climatico, vite e paesaggio. Il ruolo dell’agronomo dal vigneto alla cantina“, organizzato dalla Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali del Veneto (FODAF). L’indagine si è focalizzata sulle province di Treviso, Padova (inclusi i Colli Euganei) e Verona, con particolare attenzione alla sostenibilità, alle tecniche agricole e all’ambiente.

“L’incontro di oggi rappresenta un’opportunità unica per la viticoltura di tutto il Veneto poiché riunisce tecnici, agronomi e specialisti di ogni provincia per individuare soluzioni sostenibili al fenomeno del cambiamento climatico”, ha dichiarato Renzo Trevisin, presidente di FODAF Veneto. “Questo rappresenta il primo incontro di una serie di eventi annuali destinati a monitorare l’andamento della viticoltura in Veneto, una sorta di ‘Stati Generali dell’Uva’. Convegni di questo genere favoriscono il dialogo, l’identificazione di criticità e la definizione di strategie coltivatorie innovative, dove il ruolo dell’agronomo diviene cruciale per affrontare le sfide del cambiamento climatico. La gestione ottimale del vigneto garantisce infatti la salute dell’uva e la qualità del prodotto finale”.

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Alla conferenza “Cambiamento climatico, vite e paesaggio“, moderata da Antonio Boschetti, direttore de L’Informatore Agrario, hanno partecipato anche Federico Caner, Assessore Regionale all’Agricoltura, ed Enrico Battiston, capo dell’Unità Viticoltura dell’OIV, l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino. “Questo è un momento significativo perché riunisce gli agronomi del Veneto – ha commentato Federico Caner –. È essenziale disporre di agronomi preparati, in grado di fornire informazioni accurate agli agricoltori, con un’enfasi particolare sulla sostenibilità. In Veneto, la viticoltura non è soltanto un pilastro economico ma anche un elemento cardine della cultura, della storia e dell’identità regionale. È fondamentale proseguire nella ricerca, poiché solo analizzando con attenzione i cambiamenti climatici potremo continuare a coltivare la vite in Veneto, preservando la biodiversità”.

I dati di Veneto Agricoltura indicano che la regione conta 103.504 ettari di vigneti, con una predominanza del 74,72% di uve bianche e del 25,28% di uve rosse. L’ultima vendemmia ha confermato il Veneto come leader del Made in Italy vinicolo, con il 37% delle esportazioni nazionali e un aumento del prezzo medio del 2% sui principali mercati statunitense, tedesco e britannico. Il 68,12% del raccolto della vendemmia 2024 proviene da vigneti DOC, in calo del 2% rispetto al biennio 2021/2022, mentre la superficie dei vigneti biologici supera di poco i 4 mila ettari. Eventi climatici quali l’incremento delle temperature e le piogge violente esercitano una crescente pressione sui vigneti, complicando il mantenimento della certificazione biologica.

Padova e Colli Euganei

Nella provincia di Padova ci sono circa 8.509 ettari di superficie vitata, con il 24% destinato a uve rosse e il 76% a uve bianche, tra cui spiccano 3.852,16 ettari coltivati a Glera, l’uva del prosecco. Il calo del 5,8% nell’andamento biologico rispetto allo scorso anno testimonia le difficoltà dettate dai cambiamenti climatici e dall’aumento delle temperature, una sfida comune a livello regionale.

“Il principale problema nell’area di Padova e dei Colli Euganei è la siccità, unita all’irregolarità delle condizioni meteorologiche – ha evidenziato Gianluca Carraro, presidente del Consorzio di Tutela Vini Colli Euganei –. In particolare, per quanto riguarda il biologico, il clima è stato determinante, e nel biennio 2023-2024, le continue ondate di maltempo hanno impedito una protezione efficace contro la Peronospora. Inoltre, si osserva una diffusione della Flavescenza dorata, una malattia della vite che, con l’eliminazione di alcuni pesticidi, non è più contenuta”.

Treviso

La provincia di Treviso conta 42.235 ettari di vigneti, di cui 1.123 ettari sono biologici, prevalentemente a Glera (circa il 40%). Le varietà Pinot grigio, Merlot e Chardonnay coprono rispettivamente il 15%, 5% e 5%. Le stime della vendemmia 2024 prevedono circa 5 milioni di ettolitri di vino prodotti.

“Nel complesso, l’andamento della viticoltura nella provincia di Treviso è positivo, sebbene l’ultimo anno abbia visto la comparsa di criticità – ha precisato Renzo Trevisin –. In alcuni areali, la qualità delle uve e il mantenimento del biologico sono stati compromessi da malattie persistenti, come la Peronospora che causa macchie sulle foglie e danneggia i grappoli. In queste condizioni, è necessario intervenire prontamente per proteggere i vigneti, avvalendosi di modelli previsionali e dell’esperienza di agronomi”.

Nonostante le difficoltà legate alla Peronospora, il bilancio fitosanitario del passato anno rimane stabile e gli indicatori attuali sono promettenti, con una leggera riduzione della Flavescenza dorata, una delle malattie più temute dai viticoltori. Questo parassita danneggia la pianta bloccando la linfa, portando al deperimento della vegetazione e ad una conseguente riduzione delle produzioni. La vigilanza territoriale resta alta e sono diffusi i trattamenti preventivi. Particolare attenzione è dedicata anche alle Tignole, piccoli insetti infestanti, che richiedono monitoraggi accurati e adeguati piani di difesa.

Verona

Nella provincia di Verona, la superficie vitata ammonta a 30.491 ettari, prevalendo le viti a bacca bianca (52,71%) rispetto a quelle a bacca nera (47,29%). “I cambiamenti climatici mettono a dura prova le viti nella provincia di Verona – ha spiegato Lorenzo Tosi, Presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della provincia di Verona –. In particolare, le piogge persistenti di maggio e giugno unite alle alte temperature estive hanno richiesto un impegno considerevole dei tecnici per garantire la qualità delle uve”.

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La coltivazione biologica delle viti è sempre più complessa e richiede interventi sofisticati per difenderle da parassiti e malattie: “L’anticipo del germogliamento estende il periodo di vulnerabilità della vite, allungando il calendario degli interventi – ha affermato il presidente Tosi –. Un’ulteriore preoccupazione è la diffusione della cocciniglia, un fitofago che, favorito dall’aumento delle temperature, si nutre della linfa vitale della vite. In questo contesto estremamente complesso, l’intervento di agronomi esperti è fondamentale per garantire la salute delle uve”.





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