“Squadra che non vince si cambia”

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La Lega affronta nuove tensioni interne, con il generale Vannacci che ipotizza una candidatura autonoma alle Regionali toscane, contestando le scelte del partito. Intanto, in Lombardia, la base leghista esprime malumori sulla leadership, chiedendo un rilancio sui temi territoriali.

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Le tensioni all’interno della Lega sembrano farsi sempre più evidenti: se da un lato infatti l’attenzione è rivolta ai temi governativi come la pace fiscale e il caro bollette, dall’altro emergono contrasti interni che rischiano di influenzare gli equilibri politici. Al centro di un possibile scontro elettorale, c’è la Toscana, con il generale Roberto Vannacci che potrebbe presentarsi con una lista autonoma, creando non pochi grattacapi al Carroccio. Ma anche in Lombardia e Veneto, il clima tra la base leghista appare tutt’altro che sereno.

L’ombra di Vannacci sulle Regionali in Toscana

La possibile candidatura autonoma del generale Roberto Vannacci per le elezioni regionali toscane preoccupa la leadership della Lega. Vannacci, eletto al Parlamento europeo sotto il simbolo della Lega, avrebbe manifestato apertamente il suo distacco dalla strategia del partito: “Certamente non mi schiero con questa squadra”, ha dichiarato in un’intervista a NoiTv. Pur senza confermare esplicitamente la presentazione di una propria lista, Vannacci avrebbe però lasciato intendere che la sorpresa resta una delle sue tattiche preferite: “La sorpresa è un principio dell’arte della guerra”. La sua eventuale corsa solitaria rischia però di intaccare ulteriormente il già ridotto bacino elettorale della Lega in Toscana, attestato intorno al 5%. Il dissenso del generale è emerso dopo che la segreteria regionale ha designato Elena Meini come possibile sfidante del presidente uscente Eugenio Giani, una scelta che Vannacci non ha esitato a contestare: “Il nome scelto non lo condivido. Squadra che non vince si cambia. Dobbiamo cambiare un trend che per la Lega è in discesa”.

Scontro aperto con Ceccardi e la leadership toscana

Il malcontento di Vannacci non si limiterebbe però alla candidatura di Meini: l’eurodeputato infatti ha risposto con fermezza anche alle dichiarazioni della collega Susanna Ceccardi, secondo la quale il generale sarebbe stato coinvolto nella scelta della candidata: “Non è vero che sono stato coinvolto. Io sono stato chiamato dal segretario Baroncini quando lui aveva già terminato la sua strategia”. La tensione sarebbe poi ulteriormente cresciuta quando Vannacci ha sottolineato il peso del suo contributo elettorale, rivolgendo una frecciata alla stessa Ceccardi: “Grazie ai voti che ho preso, la Lega ha qualche europarlamentare in più, e se avessi scelto la circoscrizione Centrale, la collega Ceccardi probabilmente non siederebbe in Parlamento”.

Malumori anche in Lombardia

Le difficoltà per la leadership di Matteo Salvini non si fermerebbero però solo alla Toscana: in Lombardia, durante l’assemblea dei segretari di sezione della Lega a Chiuduno (Bergamo), sarebbero emerse richieste di cambiamento alla guida del partito. Alcuni militanti avrebbero infatti invocato la necessità di “cambiare allenatore”, puntando su un ritorno alle tematiche territoriali. Salvini avrebbe così cercato di placare gli animi, sottolineando l’impegno del governo su questioni concrete e invitando tutti quanti ad astenersi su eventuali divisioni interne. Anche il ministro Roberto Calderoli è intervenuto a sostegno del segretario, ricordando che uno degli obiettivi storici del partito, l’Autonomia, è finalmente diventato realtà: “Le prime funzioni saranno trasferite entro la fine dell’anno”, ha detto.

La posizione di Vannacci, pur non ufficializzata in termini di candidatura, potrebbe però rappresentare ora un campanello d’allarme per il Carroccio, già provato da tensioni in altre aree del Paese. Con la campagna elettorale in avvicinamento e le fratture interne sempre più evidenti, Salvini potrebbe dover affrontare molto presto la sfida di ricompattare il partito e difendere la sua leadership. Come sottolineato dallo stesso Vannacci: “Questo è un segnale loro, poi ci sarà anche il segnale mio”. Una dichiarazione che lascia presagire ulteriori sviluppi in un contesto già particolarmente teso.





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