la via stretta delle riforme

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


C’è un’analogia tra il successo di AfD e quello del M5s alle elezioni del 2013: c’era appena stato uno shock economico e il risultato di un’alleanza per tenerlo fuori dal governo ebbe solo l’effetto di rafforzarlo, lasciando i partiti del centro vittime del populismo

Le elezioni politiche tedesche del 2025 assomigliano a quelle italiane del 2013? Se si vuole trovare un’analogia storica recente su quanto sta accadendo in Germania bisogna guardare all’Italia di dodici anni fa quando il Movimento 5 stelle, all’epoca formazione populista, euroscettica e con posizioni eterodosse in politica estera, prese il 25 per cento dei consensi avviando uno sconquasso nella politica italiana che avrebbe caratterizzato un intero decennio.

L’Italia del 2013, come la Germania del 2025, veniva da uno shock economico, quello della crisi del debito sovrano e delle riforme che l’Ue a trazione tedesca aveva prescritto, l’esecutivo tecnico di Mario Monti aveva attuata e che i partiti tradizionali avevano obtorto collo votato.

Microcredito

per le aziende

 

Il risultato, di fronte ad una diminuzione del tenore di vita e delle prospettive di molti italiani, fu la reazione populista. In quella tornata elettorale entrarono in Parlamento anche Fratelli d’Italia, appena fondato da Giorgia Meloni, e la nuova Lega di Matteo Salvini, alleati con Berlusconi nel centrodestra.
In quell’elezione il Movimento guidato da Beppe Grillo non andò al governo perché i partiti moderati, cioè Forza Italia, centristi e Pd, alzarono le mura e formarono una grande coalizione guidata da Enrico Letta. Questa coalizione si espose a due problemi: la difficoltà di realizzare ulteriori riforme economiche, fronteggiare la crisi migratoria, riavviare la crescita da un lato e ritrovarsi in una tenaglia tra l’antipolitica del Movimento 5 Stelle e le nuove destre dall’alto. Fu un esecutivo debole che durò meno di un anno. Gli succedette Renzi che si alleò con i centristi e cercò l’appoggio esterno di Berlusconi sulle riforme. L’impulso energico di Renzi durò poco, Forza Italia si sfilò dal patto per la riforma costituzionale e tutto degnerò nella sconfitta del referendum costituzionale, trappola perfetta per i partiti di governo con un fallimento che andava tutta a favore di Movimento 5 Stelle e delle destre nazionaliste ed euroscettiche. Gentiloni traghettò alle elezioni un paese che non aveva ancora recuperato lo shock economico della crisi del debito sovrano e fronteggiava da tre anni una massiccia crisi migratoria senza che l’Unione europea facesse nulla di concreto.

Gli elettori punirono governi reputati inefficaci ed una classe politica oramai delegittimata. Il risultato furono le elezioni del 2018 quando ogni cordone sanitario verso gli euroscettici, i filo-russi e i populisti saltò costringendo il presidente della Repubblica a varare un governo tra Lega e 5 Stelle che segnò il definitivo declino dei partiti moderati di destra e sinistra. L’Italia seguiva la Brexit e la prima vittoria di Trump nel 2016 aprendo la via della rivolta nazional-populista. Quella trasformazione elettorale in Italia ha provocato quasi un decennio di instabilità politica e governi deboli, sbandate nelle relazioni internazionali verso Cina e Russia, politiche economiche e sociali spesso improduttive, costo del debito pubblico accresciuto. Certo il Movimento 5 Stelle sul piano ideologico era certamente più ondivago, trasversale e meno connotato di AfD, ma il paragone tra le due elezioni regge se guardiamo al processo di polarizzazione politica e all’indebolimento dei partiti tradizionali. Un processo che per altro accomuna anche la Francia.
La Germania del 2025 rischia di avviarsi sulla stessa china dell’Italia tra il 2013 e il 2022, ma in uno scenario politico internazionale ancor peggiore. Già perché un ennesimo patto al centro, tra Cdu, Spd e forse un terzo partito tra Verdi e Liberali, rischia di portare all’annacquamento dei programmi di riforma dei partiti in un momento in cui le riforme, tedesche ed europee, sono urgenti. La nuova coalizione sarà assediata da destra, con AfD che farà pressione sulla Cdu, e da sinistra, con la rinnovata forza della Linke. Il destino tedesco s’incrocia con la volontà della Casa Bianca di indebolire l’Unione europea, rafforzare e integrare la destra radicale nei sistemi politici europei, nel costringere a spendere molto di più sia nella difesa sia per sostenere l’economia di fronte ai dazi.

Visto dall’Italia, il nuovo cancellierato Merz sarà più affine al governo Meloni, soprattutto sulla riforma della transizione ecologica e sull’immigrazione. Da qui, e dalla spesa militare, dovrà partire la nuova relazione italo-tedesca in chiave europea e bilaterale. Quantomai importante questo rapporto per gestire gli effetti dell’amministrazione Trump sull’Europa e il gioco avverso delle grandi potenze. Anche se la crisi di legittimità della classe politica tradizionale è arrivata al cuore dell’Europa, dopo aver trasformato il panorama politico dei paesi più deboli nello scorso decennio, c’è da augurarsi comunque che la reazione di Merz sia forte e che il suo governo riesca ad essere stabile ed efficace dato che il momento per l’Europa è cruciale.

© Riproduzione riservata



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Contributi e agevolazioni

per le imprese