Guidesi: «Sull’auto più dialogo con l’Ue ma servono interventi radicali»

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Le aperture ci sono, le soluzioni per il momento ancora no. È soddisfatto solo in piccola parte l’assessore di Regione Lombardia allo Sviluppo economico Guido Guidesi dopo il suo recente viaggio a Bruxelles. Perché ancora tanto, forse quasi tutto, l’Europa deve fare per salvare il destino dell’industria automobilistica continentale.

Assessore, è reduce da un incontro con il commissario europeo ai Trasporti Apostolos Tzitzikostas. Com’è andata?

Da un lato è molto positivo il fatto che il commissario abbia accettato il nostro invito al confronto. Dall’altro, al di là della parola flessibilità usata più volte dallo stesso Tzitzikostas, siamo preoccupati rispetto alla mancanza di risposte sulle nostre proposte. Servono interventi urgenti e radicali per salvare l’industria dell’auto: piena neutralità tecnologica, cancellazione delle sanzioni ai costruttori, realismo e scelte confacenti alla negatività attuale del mercato. Posticipi e non ammissioni di errori rispetto alle scelte degli ultimi anni metterebbero fine al settore, certificando il suicidio economico.

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Come valuta in questo senso il Piano d’azione per l’automotive presentato dalla presidente von der Leyen?

Lo valuteremo quando verrà presentato in proposte e contenuti. Per ora è solo una serie di incontri che però, almeno, confermano prioritario il settore.

Non è certo positivo il fatto che sia stata esclusa l’Alleanza Europea dell’auto dal tavolo della discussione.

Già… Non siamo stati invitati nonostante ne avessimo fatto richiesta. Stiamo comunque interloquendo con tutti gli stakeholder. Se la nuova Commissione vuole correggere il tiro deve infatti dialogare con le regioni e coi territori: se decidesse di non farlo non riuscirà a correggere gli errori clamorosi commessi nel precedente mandato. Le regioni hanno messo già a disposizione proposte e soluzioni che riteniamo possano salvare l’industria europea del comparto.

Si può, realisticamente, tornare indietro in merito a quanto già stabilito per il 2035?

Mi sta chiedendo se è possibile tornare indietro rispetto alle decisioni sbagliate? Sì! Bisogna farlo tenendo insieme tutti: costruttori, componentistica e territori. Aprire ai motori ibridi credo sarebbe già un passo avanti, non indietro come qualcuno pensa, ma serve anche altro. Per questo insisteremo su tutto ciò che abbiamo proposto, biocarburanti compresi.

Sulle multe ai produttori per il mancato raggiungimento dei target nel 2025 e nel 2026 c’è margine di discussione?

Do per scontato che verranno cancellate o sospese, sennò i costruttori chiuderanno gli stabilimenti in Europa perché tutta la pianificazione economica sarà saltata.

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Questa settimana è stato anche a Valencia per incontrare il Cluster locale dell’auto. Com’è andato l’incontro?

A Valencia è presente un cluster molto importante, che principalmente gira intorno allo stabilimento europeo di Ford. Abbiamo parlato con alcune aziende, visitato il sito Ford e lavorato con la Generalitad Valenciana sulle posizioni da tenere e sulle proposte da fare. Lí, proprio come da noi, il settore è gravemente sofferente, con tanti lavoratori a rischio. Anche a Valencia si attendono cambiamenti.

Quanto è importante in tal senso un dialogo tra i vari attori continentali?

La collaborazione tra le regioni è fondamentale per il futuro dell’Europa, che non può essere basato solo sul rapporto Commissione/Stati nazionali. Tanto che l’idea dei padri fondatori era avere un’Europa dei territori, delle regioni per l’appunto. Se saremo in grado di trasformare il rapporto istituzionale in un’alleanza strategica economica allora faremo non solo gli interessi dei nostri territori ma di tutta la Ue. Faticosissimo e difficile vero, ma qualche passo in avanti lo abbiamo fatto e sono orgoglioso che questo tentativo sia partito e venga guidato dalla Lombardia.

Sul fronte internazionale quanto peseranno le politiche protezionistiche di Trump sul mercato europeo dell’auto?

Guardi che in Europa i dazi ce li siamo messi da soli, con le «stupide» regole che hanno avvantaggiato i cinesi in tanti settori e ci hanno causato perdita di competitività. Pensiamo a cambiare la strada sbagliata presa sull’automotive. Poi io non credo che le guerre commerciali aiutino qualcuno ma sono uno svantaggio per tutti. Auspico un nuovo patto economico che faccia riferimento a un mercato atlantico.

Che ruolo gioca la Cina invece?

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Saldo e stralcio

 

È il nostro principale competitor e li abbiamo incredibilmente avvantaggiati con scelte sbagliate. A chi, in Europa, pensa che i cinesi possano essere alleati rispondo che non conosco strategie commerciali del Dragone che prevedano vantaggi reciproci.

Ultima domanda: come valuta i primi mesi di mandato del nuovo esecutivo von der Leyen?

A titoli, sia nella Bussola della competitività sia nel Programma dei 100 giorni, mi sembra si sia colto dove bisogna intervenire. Al momento però non conosciamo il «come». Aspettiamo, anche se il tempo è davvero poco davanti al rischio deindustrializzazione. Una serie di proposte a Bruxelles le abbiamo portate, di certo è impossibile fare peggio della precedente Commissione. Ma noi come sistema lombardo siamo passati dalla critica alle proposte, e devo dire che è aumentata l’interlocuzione con Bruxelles. Vedremo nei fatti dei prossimi mesi se la Commissione ci ha ascoltato. Speriamo.



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