Gandino sarà il “caso studio” del progetto ALTe sul futuro della montagna

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“Sabato 22 febbraio nello Spazio Viterbi ci Bergamo si è svolto il convegno di apertura dei lavori del progetto “Alpine Leisure Transformation – ALTe”, nato con l’obiettivo di affrontare le sfide legate alla valorizzazione turistica delle aree montane lombarde, in particolare in relazione alla crisi del turismo invernale e ai cambiamenti climatici in corso. Al centro dell’iniziativa, che coinvolge l’Università degli studi di Bergamo (capofila), la Provincia di Bergamo e il Comune di Gandino, c’è l’analisi delle conseguenze della modernità industriale sulla montagna alpina.

Il Progetto

La modernizzazione delle Alpi ha portato alla costruzione di infrastrutture e alla massificazione del turismo, ma, con la dismissione delle stazioni sciistiche, molte comunità locali stanno affrontando il peso di un cambiamento che rischia di trasformarsi in una nuova “gabbia d’acciaio”. Il progetto ALTe mira a dare voce alle comunità locali cercando di evitare che la risposta alla crisi del turismo invernale diventi una transizione imposta dall’esterno, senza tener conto delle specificità e delle necessità dei territori coinvolti.

ALTe, finanziato da Fondazione Cariplo, si propone di creare un modello di sviluppo sostenibile e partecipato, che trasformi le difficoltà attuali in opportunità di rinascita per le terre alte, attraverso politiche di transizione che siano adattabili e replicabili. Un’opportunità unica per immaginare un riutilizzo degli spazi dismessi del turismo invernale nel territorio della provincia bergamasca e coinvolgere direttamente le comunità montane nella progettazione del proprio futuro, facendo della trasformazione una risorsa per il territorio e per le generazioni a venire.

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Filippo Servalli sindaco di Gandino ha dichiarato: “Il Comune di Gandino, ricco di un patrimonio architettonico e artistico importante, comprende anche un’area montana di tutto rispetto. All’ interno di essa si riconoscono tracce recenti e passate dell’ opera umana, che sono altrettanto significative come quelle urbane, segno della resilienza degli abitanti e dell’ingegnosità dei fruitori di boschi, pascoli, aree turistiche. Lo sforzo dell’Amministrazione è volto a riconoscere il racconto storico delle vestigia più o meno antiche e a riqualificarle in un contesto di modernità sostenibile”.

“Per questo siamo molto orgogliosi di costituire un caso studio del progetto ALTe, sicuri che ne deriverà un contributo prezioso per il nostro territorio e che il coinvolgimento della cittadinanza sarà uno dei cardini per la lettura del passato e la progettazione del futuro. Il nostro ringraziamento a tutti partners del progetto, che, siamo certi, assicureranno un risultato spendibile in loco ed esportabile nelle tante realtà affini delle nostre Prealpi”.

Professor Lorenzo Migliorati, responsabile scientifico del progetto e professore ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Bergamo, ha aggiunto: “ALTe è un progetto che prosegue una linea di ricerca sulla quale stiamo lavorando ormai da anni e che riguarda lo studio delle conseguenze della modernità industriale nelle aree montane. Ci occupiamo degli effetti dell’industrializzazione e della massificazione dell’uso delle terre alte, con particolare riferimento al turismo invernale. Con i partner del progetto, vogliamo che ALTe generi conoscenza e sapere per affrontare le sfide sociali, economiche e territoriali che attendono il presente e il futuro della montagna, anche nel contesto dei cambiamenti climatici in atto”.

Giorgia Gandossi, consigliera delegata alla Montagna Provincia di Bergamo: “Le aree montane rappresentano un patrimonio naturale, culturale ed economico di inestimabile valore, e il loro sviluppo futuro dipenderà dalla capacità di coniugare tradizione e innovazione, preservando l’ambiente e promuovendo modelli di crescita sostenibili. L’economia della montagna deve puntare su settori strategici come il turismo responsabile, l’agricoltura di qualità, l’artigianato locale e le energie rinnovabili, valorizzando le risorse locali e incentivando nuove opportunità di impiego. E’ essenziale inoltre garantire servizi di qualità – sanità, istruzione, mobilità – per contrastare lo spopolamento e migliorare la qualità della vita dei residenti. Il coinvolgimento attivo delle comunità locali e delle istituzioni è decisivo per costruire un futuro per la nostra montagna, ed è quello che stiamo cercando di costruire anche qui oggi, con il prezioso supporto dell’Università di Bergamo e del Comune di Gandino”.

Quattro azioni con il coinvolgimento del Comune di Gandino

Gandino è stato preso a modello come territorio una volta punto di riferimento per le vacanze invernali in cui lo skilift e la seggiovia che partiva dal paese fino al Monte Farno sono solo un lontano ricordo. L’ateneo ha scelto la «Seggiovia Gandino – Farno» come caso di studio pilota del progetto, che intende espandersi ad altre località bergamasche con quote medie che stanno vivendo le stesse problematiche.

Il progetto svilupperà quattro azioni che coinvolgeranno i territori di Gandino e le comunità che li abitano tra gennaio 2025 e giugno 2026. Le azioni progettuali adotteranno approcci multidisciplinari e ognuna di esse avrà un proprio obiettivo specifico.

AZIONE 1

Analizzare il contesto della montagna bergamasca, con particolare riferimento ai focolai di crisi socioculturale, economica e territoriale che derivano dalle transizioni in atto, causate anche dai fenomeni di cambiamento climatico e con particolare riferimento ai contesti territoriali che ospitano stazioni sciistiche invernali dismesse o in via di dismissione.

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AZIONE 2

Co-progettare scenari innovativi di trasformazione con le comunità coinvolte al fine di renderle protagoniste dello sviluppo del proprio territorio in un’ottica di empowerment e produzione di conoscenza locale.

AZIONE 3

Valutare gli impatti degli scenari di trasformazione emersi dalle comunità per favorire il dispiegamento di politiche idonee a sostenere le transizioni in atto da forme di economia basate sul turismo invernale verso modelli destagionalizzati.

AZIONE 4

Estendere il modello di analisi e intervento ad altre realtà e altri contesti in chiave sovralocale e regionale.



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