ESCLUSIVA TN24 – Turismo, intervista al Direttore Generale di Federalberghi, Alessandro Nucara (VIDEO)

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TAORMINA – I temi di stretta attualità del turismo, le novità e le sfide del mercato dell’ospitalità con tutti gli aspetti strategici connessi al lavoro, al centro di un’intervista esclusiva concessa a TN24 dal Direttore Generale di Federalberghi nazionale, Alessandro Nucara.

Il dg di Federalberghi e presidente dell’Ente Bilaterale Nazionale per il Turismo, ha incontrato nelle scorse ore il direttivo di Federalberghi Taormina (Associazione Albergatori Taormina). Un confronto importante e dai risvolti positivi con i rappresentanti dell’industria dell’ospitalità, che dopo gli anni complicati della pandemia hanno avuto meriti importanti nella ripresa del turismo e hanno trascinato la destinazione verso una straordinaria fase culminata nel record storico di presenze turistiche del 2023 e poi un 2024 altrettanto ricco di soddisfazioni.

“Taormina è una bellissima realtà, dove si lavora bene e siamo orgogliosi del lavoro che sta facendo Federalberghi Taormina – ha evidenziato Nucara a TN24 -. Nel turismo lavorano oggi in Italia oltre Un milione e mezzo di persone ed è un settore sempre più strategico. In questo momento ci sono due nuovi CCNL, due grandi contratti, quello della ricettività (Federalberghi e Faita) e quello della ristorazione (Fipe), rinnovati in parallelo nell’estate 2024, ed entrambi hanno dato delle risposte poderose. Non dimentichiamo mai che ci siamo lasciati alle spalle il Covid e c’è stata una lunga trattativa. Negli anni passati gli accordi erano principalmente mirati a salvare le aziende, ora si guarda al futuro e il mercato è tornato a farci lavorare bene, si sono create, quindi, anche le condizioni per dare le giuste soddisfazioni ai lavoratori. Le due grandi categorie del nostro settore danno opportunità di lavoro, in particolare, alle donne (che rappresentano più del 50% della filiera) e ai giovani (che costituiscono il 70% degli impiegati nel settore). Abbiamo guardato a come cambia il mercato dell’ospitalità, ci sono tante novità come la digitalizzazione, la sostenibilità e la qualità, che impongono figure nuove. E’ stato designato anche un premio di carriera per i ragazzi che arrivano dall’alberghiero. Vogliamo che le persone si possano appassionare a questo settore e che ci sia la possibilità di migliorare e fare un percorso professionale con una prospettiva di crescita”.

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Nucara ha evidenziato le novità che si sono concretizzate in materia di assistenza sanitaria integrativa, previdenza complementare formazione continua, gli strumenti e le leve che – anche attraverso l’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo – consentono al lavoratore di avere anche qualcosa in più in busta paga e ottenere rilevanti garanzie non solo economiche ma anche sociali.

Poi l’eterno tema della stagionalità ma anche i costi che affrontano le imprese del turismo: “Taormina è una località brava e fortunata, basta spostarsi in altre città che lavorano solo 2 o 3 mesi l’anno ed è dura mandare avanti una famiglia in queste condizioni. L’obiettivo, si sa, è quello di fare il turismo 12 mesi l’anno ma non è una cosa che si costruisce con le leggi, anzi qualche legge in meno non farebbe male, sempre nel rispetto ovviamente dei principi generali e senza deregulation selvagge. E’ il mercato che deve fare la sua parte e tutti gli attori ci devono mettere del loro. Qualcuno pensa che noi apriamo nell’attesa che qualcuno arrivi, l’albergo somiglia a a una casa ma è una macchina costosa e complessa. Aprire a Capodanno per 2 giorni sapete cosa significa e quali costi poi l’azienda deve affrontare? Le imprese devono fare i conti, tirare una linea e, a quel punto, lì devono fare molta attenzione. Prima ancora di pagare si paga l’Imu, e si paga anche quando sei chiuso o vuoto. Stessa cosa con la Tari. Io pago anche se non ho prodotto un euro e queste sono zavorre per le imprese”.

“Sull’imposta di soggiorno ce la facciamo andare bene che venga utilizzata per tappare le buche in strada ma se serve a tappare i buchi in bilancio, è un’altra cosa. Il sistema non può trasformarsi in un bancomat. Noi siamo impegnati affinché ci sia una finalizzazione vera dei fondi per il turismo ed anche per sostenere le imprese a rendere la città più accogliente. I turisti non arrivano per caso negli alberghi, qualcuno se li va a cercare e investe per farli anche tornare. L’albergo vuoto significa la città vuota e lì c’è un’economia che si ferma. Lo abbiamo visto nel periodo Covid“.

Altra questione di stretta attualità, le procedure per il Codice Identificativo Nazionale: “Siamo all’80% di imprese, 580 mila strutture che si sono registrate nella banca dati nazionale e 480 mila circa con il codice. Il termine era scaduto a novembre, poi c’è stata la proroga. Noi il 2 gennaio abbiamo invitato tutti alla ragionevolezza, tenendo conto che qualcuno lo ha richiesto e non lo ha ancora avuto. Invitiamo anche i ritardatari a darsi una mossa. Altrimenti non si sta può stare più sui portali. E il codice va esposto anche se adesso sei ancora chiuso. Ma attenzione, non basta il codice e il numeretto: è un riferimento amministrativo per avviare dei percorsi di legalità e trasparenza. Speriamo che anche i comuni vogliano prestare attenzione. Dico a tutela di tutti i nostri associati che abbiamo già beccato qualcuno che tenga di fare il gioco delle tre carte. Noi controlliamo, anche attraverso una società americana per vedere se il Cin è coerente o se qualcuno lo utilizza male. Basta furbi. Il mercato è grande ma bisogna rispettare le regole”.

Il dg di Federalberghi si è soffermato anche sui rapporti con le Ota e le problematiche concernenti il “monopolio” dei grandi operatori internazionali: “Bisogna trovare il giusto equilibrio con uno strumento importante ma che costa troppo. Possono essere alleati formidabili ma qualcuno aveva pensato di farne uno strumento di disintermediazione, ci vogliono regole che introducano un maggior tasso di concorrenza”.

Infine il tema delle big company alla conquista del mercato turistico in Italia: “L’arrivo delle catene internazionali è un fatto positivo. Noi vendiamo la destinazione, se c’è qualcun altro che vuole fare un’altra Fiat in Italia bisogna essere contenti, si crea ricchezza. I fondi sono doppiamente interessanti. C’è del buono, nessuno regala niente sul mercato, anche se, sempre più spesso, le catene straniere ci mettono il nome e il marchio e i soldi le mettono le banche e i fondi, quindi il rischio vero sta in mano all’imprenditore italiano. C’è spazio, bisogna sapersi muovere”.



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