dagli ammalati ai licenziati e i separati. Il Comune subentra nel contratto di affitto

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È un ceto medio impoverito all’improvviso. Un licenziamento, una separazione, una malattia li ha messi fuori gioco e si sono ritrovati in un girone impensato: i morosi incolpevoli, quelli che vedono accumularsi gli affitti non pagati e che ricevono lo sfratto dal proprietario che magari non è neppure tanto diverso da loro ma conta su quell’entrata fissa. L’emergenza abitativa si è insinuata anche in questa fascia grigia rappresentata da una categoria che racconta bene il paradosso: i “working poors”, lavori ma sei comunque in affanno, lavori ma piomba un imprevisto e non riesci più a far quadrare i conti domestici.

Roma, chi non riesce a pagare la casa: dagli ammalati ai licenziati e i separati. Il Comune subentra nel contratto di affitto 

E sono loro il target della delibera approvata ieri sera in giunta a Palazzo Senatorio mentre a Bruxelles il sindaco Gualtieri perorava la causa delle grandi metropoli alle prese con l’emergenza abitativa. Nell’atto, proposto da Tobia Zevi, si cita l’ultima ricerca de La Sapienza sulla condizione abitativa «dai cui risultati emerge che dal 2004 al 2022 aumenta in modo significativo il ricorso all’affitto per le famiglie con figli minori e in particolare quelle con 3 figli o più (dal 22,4% al 44, 1% e quindi un +19%) e per le famiglie a basso reddito». Su queste famiglie pende sempre di più il rischio di sfratto. E allora, il Campidoglio ha deciso di destinare parte dei 220 milioni di euro già stanziati alla voce “Emergenza casa” all’acquisto di immobili dove abitano persone che maturano i requisiti per iscriversi nella graduatoria per una casa popolare e che hanno ricevuto l’intimazione a lasciare libero l’immobile. Due obiettivi in mezzo a due fronti: la tutela della proprietà privata e il diritto alla casa. «Con questa delibera, ci impegniamo a proteggere le famiglie più vulnerabili e ci rivolgiamo a quella fascia cosiddetta grigia, troppo ricca per accedere all’edilizia popolare, troppo povera per le case del libero mercato. È un segnale di speranza per migliaia di persone», spiega Zevi. L’avviso pubblico avrà una cadenza semestrale ed è rivolto principalmente agli enti previdenziali che solitamente hanno un numero consistente di appartamenti. «Sarà infatti previsto un numero minimo di immobili con nuclei sotto sfratto. Per favorire le offerte, poi, possono partecipare anche realtà con immobili liberi, quindi vuoti», spiegano dal Dipartimento delle Politiche abitative. Come funziona? L’ente previdenziale che ha un numero di appartamenti con inquilini morosi e ai quali ha mandato l’avviso di sfratto, può partecipare all’avviso pubblico chiedendo a Roma di subentrare come proprietaria dell’alloggio. Una volta subentrata, l’Amministrazione procederà a regolarizzare la posizione della famiglia con un affitto a canone calmierato.

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«Dopo l’acquisto, valuteremo come gestire queste proprietà: potremmo venderle noi, come Comune di Roma, a prezzi agevolati oppure attuare contratti concordati. In aggiunta, ci proponiamo di acquistare anche immobili vuoti degli enti previdenziali per creare opportunità per quella fascia di popolazione che, sebbene abbia redditi superiori ai limiti per l’accesso agli alloggi popolari, si trova comunque in una situazione complessa», spiega Yuri Trombetti, Presidente Commissione Patrimonio e Politiche abitative.

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L’idea di andare incontro a questa specifica tipologia di famiglie è stata già abbozzata: quindici alloggi a Spinaceto sono già andati a bando per under 35 e famiglie monogenitoriali. Presto lo saranno altri a La Storta. Il trend risulta ancora più chiaro se si analizzano indici di povertà assoluta. Ad oggi risulta più alta tra i giovani che tra gli anziani. Incide infatti per oltre l’11% nelle fasce 18-34 e 35-44 e diminuisce progressivamente per arrivare al 6% per gli over 65. Intanto il reddito disponibile lordo pro-capite si è ridotto in termini reali del 7%, dice il Censis per cui il 78,9% degli italiani pensa che acquistare casa in passato era più facile.

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