tutto su candidati, alleanze possibili, il rischio di interferenze estere

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Tra poche ore la Germania si recherà alle urne. Il voto del 23 febbraio è fondamentale per il futuro del Paese, un Paese in crisi di identità oltre che economica e politica. Una situazione inedita per la prima forza economica e Stato più popoloso del Vecchio Continente, e che rischia di impattare anche sul progetto europeo, anch’esso in un momento di difficoltà. Chi sarà il prossimo cancelliere? Con quale governo? Le ipotesi sono più aperte che mai. Ecco cosa bisogna sapere per capire l’esito del voto.

Come si è arrivati alle elezioni anticipate

Cominciamo col dire che le elezioni di domenica sono elezioni anticipate. La scadenza naturale della legislatura sarebbe stata settembre, ma le contraddizioni che hanno caratterizzato al coalizione a tre, detta ‘semaforo’, tra i socialdemocratici del cancelliere uscente Olaf Scholz, i liberali Fpd e i Verdi, sono esplose lo scorso novembre. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e ha aperto la crisi di governo ha riguardato il rispetto della norma costituzionale che impedisce alla Germania di fare debito. Una norma voluta da Angela Merkel ma che ora, con una economia in recessione, rischia di tagliare le gambe alla ripresa e all’innovazione del Paese, che ha vitale bisogno di investimenti.

Come vedremo, questo sarà uno dei nodi anche del futuro governo.

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Chi sono i candidati e i partiti in gioco

Friedrich Merz (Cdu/Csu) – Il ritorno del conservatorismo tedesco

Friedrich Merz è il leader dell’Unione Cristiano-Democratica e l’Unione Cristiano-Sociale (Cdu-Csu). Nato nel 1955, ha un passato politico, un intermezzo nel settore finanziario che lo ha reso milionario, e un presente che lo ha visto oppositore interno di Angela Merkel e dunque anche di Ursula von der Leyen, attuale presidente della Commissione europea. Tra i due non scorre buon sangue, ma in caso di vittoria si troveranno a dover dialogare, anche perché Merz sostiene l’Unione e un ruolo forte della Germania al suo interno. Nei sondaggi è stabile intorno al 30%, e si piazza dunque come favorito alla cancelleria.

Merz, appassionato pilota di aerei e proprietario di un jet privato, ha esperienza come parlamentare ma non ha mai rivestito un incarico di governo. Il suo programma è orientato alla riduzione della pressione fiscale, al rafforzamento della sicurezza e alla stretta sulle politiche migratorie. Un aspetto quest’ultimo che lo ha portato a una mezza apertura verso l’estrema destra di Alternative für Deutschland (Afd), attirandosi critiche politiche e imponenti manifestazioni di piazza che chiedevano il mantenimento del BrandMauer, il muro di contenimento verso le forze anti-democratiche in vigore come regola non scritta dal secondo dopoguerra.

Olaf Scholz (Spd) – Il cancelliere uscente in difficoltà

Olaf Scholz guida il Partito Socialdemocratico. Nato nel 1958 e amante della corsa e del canottaggio, ha una lunga carriera politica alle spalle: tra l’altro, è stato sindaco di Amburgo, ministro delle Finanze e vice-cancelliere prima di guidare il governo dal 2021.

Scholz ha ricoperto numerosi incarichi governativi, tra cui quello di ministro delle Finanze e sindaco di Amburgo, ma la sua popolarità è ai minimi storici. Basti pensare che il suo stile piuttosto asciutto e rigoroso gli è valso in passato l’appellativo di Scholzomat, che accosta il suo nome a una macchina. La ‘Zeitenwende’, o svolta epocale, nella politica estera e di difesa tedesca, promessa all’indomani dell’invasione dell’Ucraina, non si è vista. I suoi oppositori gli attribuiscono la responsabilità per la crisi economica in cui versa la Germania e di non aver gestito adeguatamente l’immigrazione, inoltre non ha saputo imprimere una vera direzione politica al Paese e i cittadini hanno percepito il suo mandato come incerto. Il partito al momento è dato al 16% dei consensi, ma si teme che possa cadere al minimo storico.

Alice Weidel (Afd) – L’outsider della destra radicale

Classe 1979, Alice Weidel detta ‘Lille’ è la candidata di Afd, il partito di destra radicale di impronta neonazista che ha visto una crescita esponenziale nei consensi e che è diventato il vero protagonista e il vero spauracchio di queste elezioni. Economista di formazione, Weidel vive in Svizzera con la compagna dello Sri Lanka e i loro due figli adottivi: un profilo che sfida i classici stereotipi dell’estrema destra, fatti propri dal partito di cui è co-leader dal 2017, e sui quali lei glissa.

Weidel ha spinto Afd su posizioni ancora più radicali in tema di immigrazione e rapporti con l’Ue, ottenendo risultati record nei sondaggi, che oggi la collocano attorno al 21%. Ha beneficiato, in campagna elettorale, dell’appoggio dichiarato di Elon Musk con la sua piattaforma X.

Annalena Baerbock e Robert Habeck (Verdi) – L’ecologia tra sfide e contraddizioni

I Verdi hanno una leadership a due teste:

Annalena Baerbock, classe 1980, è esperta di diritto internazionale e attualmente è ministra degli Esteri.
Robert Habeck, nato nel 1969, è scrittore e filosofo, ministro dell’Economia e dell’Ambiente nel governo Scholz.

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Dopo un exploit nel 2021, il partito è ora al 13%, penalizzato dalle difficoltà dell’economia tedesca e dall’opposizione ai provvedimenti ambientalisti da parte dell’industria e della Csu bavarese, secondo cui la crisi industriale tedesca deriva proprio dalle politiche green. Mark Soeder, leader de bavaresi e alleato di Merz, ha detto chiaramente che non c’è posto per Habeck nel prossimo governo a trazione Cdu, anche se è stato rintuzzato da Merz.

Christian Lindner (Fdp) – Il liberista in bilico

Leader del Partito Liberale Democratico (Fdp), Christian Lindner è stato ministro delle Finanze nell’ultimo governo, e proprio la sua ferrea opposizione a un allentamento sul debito ha portato al suo licenziamento da parte di Scholz e alla fine della coalizione. Convinto liberista e critico del debito comune europeo, il suo partito rischia di non superare la soglia di sbarramento del 5%, come già accaduto nel 2013. Attualmente Fdp è dato attorno al 4,5%, ma il suo risultato sarà determinante per la formazione di future coalizioni di governo.

Heidi Reichinnek e Jan van Aken (La Sinistra) – La sorpresa della Linke

Die Linke, partito di ‘estrema’ sinistra, storicamente forte nell’ex Germania Est, sta attraversando una fase di crisi. Il suo ticket è formato da:

Heidi Reichinnek (37 anni), attivista per i diritti delle donne.
Jan van Aken (64 anni), ex biologo e pacifista.

La competizione con Afd e la scissione del Bsw di Sahra Wagenknecht hanno ridotto il loro consenso, per molto tempo vicino alla soglia di sbarramento. Ma, nelle ultime settimane, il partito sembra in grande ripresa, tanto che un sondaggio della scorsa settimana lo dà addirittura al 9%. Questo, secondo gli analisti, grazie alla capacità di attrarre elettori tra i giovani e le donne (tra i quali invece Merz riscuote poco successo) proponendo un’agenda focalizzata su giustizia sociale, uguaglianza economica e protezione ambientale. A farne le spese potrebbe essere Afd, soprattutto nelle regioni orientali del paese dove il partito di estrema destra è molto forte.

Se Die Linke agguanterà un risultato forte, la formazione del futura coalizione di governo si complicherebbe.

Sahra Wagenknecht (BSW) – La populista di sinistra che piace alla destra

Ex leader della Linke, Sahra Wagenknecht (55 anni) ha fondato il Bsw, Alleanza Sahra Wagenknecht, un partito che unisce politiche sociali a posizioni anti-immigrazione e filorusse. In Italia lo definiamo rossobruno per il suo mischiare elementi poco moderati di destra e di sinistra. La sua ambiguità politica le ha garantito un seguito significativo, ma rischia di frammentare ulteriormente la sinistra tedesca, e in queste elezioni è incerto se supererà la soglia di sbarramento.

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I temi della campagna elettorale

La campagna elettorale è stata dominata da alcuni temi principali, peraltro tralasciandone alcuni, come la questione degli alloggi, molto sentiti tra gli elettori. Eccoli:

Immigrazione e sicurezza hanno dominato il dibattito, in parte cavalcati dai partiti e in parte trainati da una serie di attacchi terroristici che hanno acceso i toni. Le forze politiche, compresi i Verdi, hanno chi più chi meno inasprito le proprie posizioni, anche per non perdere terreno nei confronti di Afd, che fa della guerra ai migranti la propria bandiera.

Economia: la Germania sta affrontando una fase di stagnazione economica, con preoccupazioni legate alla produzione industriale, alla crisi energetica e al mercato del lavoro. I partiti presentano diverse strategie per stimolare la crescita, dalla promozione delle energie rinnovabili a politiche fiscali più flessibili. Rimane il nodo debito pubblico e degli investimenti.

Politica estera e sicurezza: la guerra in Ucraina e le relazioni con Russia e Cina sono al centro del dibattito. I partiti tradizionali sostengono l’alleanza con la Nato e il sostegno all’Ucraina, mentre Afd e Bsw si collocano su posizioni anti Nato, anti Ue e filo-russe.

Il sistema elettorale tedesco

Le elezioni tedesche del 23 febbraio rinnoveranno il Bundestag, il parlamento federale, composto da 630 deputati eletti ogni quattro anni attraverso un sistema elettorale misto che combina elementi maggioritari e proporzionali. Ogni elettore dispone di due voti:

  1. primo voto: permette di scegliere un candidato nel proprio collegio uninominale. Il candidato con il maggior numero di voti in ciascun collegio ottiene un seggio diretto nel Bundestag.
  2. secondo voto: si vota per una lista di partito, determinando la distribuzione proporzionale dei seggi tra i vari partiti a livello nazionale.

Per entrare in Parlamento, un partito deve:
• superare la soglia del 5% a livello nazionale.
• ottenere almeno tre seggi diretti tramite il primo voto.

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Le possibili alleanze di governo

In base ai sondaggi, e a meno di clamorose sorprese, nessun partito otterrà la maggioranza assoluta, di conseguenza sarà necessaria la formazione di coalizioni. E qui la questione si fa davvero delicata.
Secondo le intenzioni di voto, sarà il conservatore Merz a dover mettere in piedi un esecutivo, ma se davvero rispetterà il BrandMauer contro Afd, come ha più volte ribadito specialmente dopo aver fatto passare una mozione al Bundestag insieme al partito radicale, non avrà vita comoda.

Afd infatti secondo le previsioni sarà il secondo partito, quindi non coinvolgerlo potrebbe voler dire mettere in piedi una coalizione a tre. L’unica volta nella storia in chi i tedeschi hanno avuto un gabinetto a tre è stato quello di Scholz, e non è andata benissimo.

“Voglio assicurarmi strategicamente che abbiamo almeno due opzioni, e che ne serva solo una”, ha detto in un dibattito domenica scorsa. In sostanza, per Merz, meno partiti restano in corsa, meglio è, perché i seggi verrebbero distribuiti proporzionalmente tra i partiti che entreranno nel Bundestag.

In ogni caso, in base ai sondaggi disponibili, le combinazioni più plausibili includono:

  • Grande Coalizione | Cdu/Csu-Spd (Große Koalition, o GroKo, Nero-Rosso): un’alleanza tra centro-destra e centro-sinistra. Come abbiamo detto, l’unione anche dei verdi potrebbe creare problemi con i bavaresi. Merz ha già aperto a questa possibilità durante il dibattito tv a quatto della scorsa domenica. Le probabilità del realizzarsi di questa coalizione sono abbastanza elevate, tuttavia garantirebbe una maggioranza risicata.
  • Coalizione Nero-verde | Cdu-Verdi: la coalizione ha guadagnato trazione a livello degli Stati federati e molti vorrebbero un debutto a livello nazionale. Ma le riserve dei cristiano-democratici nei confronti dei Verdi e di Habeck sono grandi. Tuttavia, questa resta l’alternativa più valida a una GroKo, anche se non garantisce la maggioranza.
  • Coalizione Semaforo | Spd-Verdi-Fdp (Rosso-Giallo-Verde): attualmente al governo, ma i numeri non sembrano favorevoli per una riconferma.
  • Coalizione Kenya | Cdu-Spd-Verdi (Nero-Rosso-Verde): è una combinazione rara, di solito formata come misura di ultima istanza negli Stati della Germania orientale per evitare Afd. Allo stesso modo, se i cristiano-democratici e Spd non riusciranno a ottenere abbastanza voti, potrebbe essere necessario includere i Verdi.
  • Coalizione Spd-Verdi-Die Linke (Rosso-Rosso-Verde): una coalizione di sinistra, poco probabile.
  • Coalizione Giamaica | Cdu/Csu-Verdi-Fdp (Nero-Verde-Giallo): possibile ma difficile per le divergenze tra Verdi e Csu, ma anche Fdp ha escluso una coalizione col partito di Haberck. Sempre che i liberali entrino in Parlamento.
  • Coalizione Nero-Blu | Cdu/Csu-Afd: Cdu ha escluso accordi con Afd, ma c’è anche chi invece vorrebbe portare Alice Weidel nel governo, come junior partner, piuttosto che ancorarsi al cordone sanitario e dare vita a esecutivi poco stabili. L’obiettivo sarebbe di fare in modo che il partito si scontri con le effettive responsabilità e difficoltà di governo ed eroderne il consenso futuro. Che altrimenti potrebbe crescere proprio a causa dell’esclusione, sfruttata da Weidel per sostenere che la volontà di milioni di elettori viene ignorata.
  • Coalizione Germania | Cdu-Spd-Fdp (Nero-Rosso-Giallo): rappresenterebbe l’alternativa centrista alla coalizione kenyota, e rispecchierebbe i colori della bandiera tedesca.
  • Coalizione Mora | Cdu-Spd-Bsw (Nero-Rosso-Magenta): il nome deriva dalla miscela di colori neri, rossi e violacei tipica del frutto selvatico. La prima versione è emersa a livello di Land, dopo le elezioni regionali in Turingia dello scorso settembre, ma al momento non si sa se Bsw entrerà nel Bundestag, oltre a essere molto difficile a livello ideologico.

Interferenze dall’estero

Mancano dunque poche ore per sapere come voteranno effettivamente i tedeschi. Intanto il ministero degli Interni ha individuato una campagna di disinformazione legata alla Russia che diffondeva false affermazioni di brogli tramite video fasulli fatti girare sui social. Come riportato Der Spiegel, le immagini insinuano che le schede di Lipsia non riportino il nome del candidato di estrema destra di Afd oppure mostrano una macchina che distrugge le schede con i voti per il partito di estrema destra. Le istituzioni hanno smentito i video e avvisato della possibilità di manipolazione dell’opinione pubblica e delle elezioni.

Si tratta di una campagna mirata progettata per influenzare le elezioni del Bundestag“, ha detto a Politico un portavoce del ministero degli Interni. “Le autorità di Lipsia e Amburgo hanno rapidamente verificato che questi video erano falsi. Le caratteristiche di questo sforzo di disinformazione indicano ‘Storm-1516’, un’operazione di influenza affiliata alla Russia che è stata attiva nelle elezioni passate”, ha spiegato.

E se la Russia è sospettata di interferenze, come già nel caso del voto in Romania che addirittura è stato annullato e verrà ripetuto a maggio, anche gli Stati Uniti stanno intervenendo da settimane dando sostegno a Afd sia a parole sia nel concreto: la diretta su X tra Elon Musk, proprietario della piattaforma, e Weidel, hanno scatenato molte polemiche. E la scorsa settimana anche il vicepresidente Usa JD Vance, dal palco della Conferenza di Monaco, ha criticato il BrandMauer definendolo anti-democratico e ha sostenuto che “non c’è spazio per cordoni sanitari”.

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