Nonostante le accuse di “trumpismo” rivolte al presidente M5s Giuseppe Conte, il leader del centrosinistra che in questi giorni è sembrato flirtare di più col capo della Casa Bianca è un altro: Matteo Renzi. Giovedì il fondatore di Italia viva è volato a Miami per assistere in prima fila a un evento con il tycoon organizzato dal Future investiment initiative, il fondo sovrano dell’Arabia saudita (di cui fa parte del consiglio d’amministrazione). E il giorno dopo ha raccontato l’esperienza con toni ammirati al Messaggero: “L’intervento di Trump a Miami è stato impressionante: ha parlato due ore, ha risposto a domande, ha ripetuto i suoi mantra. Anche quando dice evidenti falsità, come quelle su chi ha iniziato la guerra in Ucraina, ha un suo pubblico che lo adora. Lui non minaccia, ma ha un preciso disegno politico. Trump è questo. E per quattro anni avremo a che fare con lui, facciamocene una ragione. Se l’Europa non lo capisce e non si sveglia, è spacciata”.
Il giorno prima, inoltre, l’ex premier aveva espresso fiducia nei colloqui tra Usa e Russia voluti da Trump in corso a Riad, definendoli “una svolta rilevante“. Posizione su cui è stato attaccato duramente da Carlo Calenda, leader di Azione ed suo ex alleato nel “terzo polo”: “Liberali per Trump. Vorrei davvero capire come si fa a definire l’incontro in Arabia fatto senza Zelensky “una svolta rilevante”. E tutto questo per i soldi arabi? Bleah”, ha twittato. Per poi tornare alla carica sabato mattina in collegamento con Omnibus, su La7: Sull’Ucraina “in Italia vediamo uno spettacolo indegno. Fanno a gara a diventare i servi di Trump, perfino Renzi. Se c’è un giorno in cui mi sono vergognato di averlo riportato in Parlamento è stato ieri, con la foto di Renzi che va ad applaudire Trump in prima fila a un evento pagato dall’Arabia Saudita perché lui è pagato dall’Arabia Saudita”.
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