L’intervento del presidente de «La paranza delle idee»
Svolgo, di seguito, alcune considerazioni per sviluppare ulteriormente l’intervento dei giorni scorsi de La paranza delle idee, l’Associazione politico culturale oplontina che presiedo, sull’aumento della TARI, la tassa sui rifiuti, a Torre Annunziata.
Due grandi questioni
In città, in merito alla gestione dei rifiuti, sussistono due grandi questioni: alto costo del servizio e bassa qualità dell’igiene urbana.
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Rispetto a esse vengono spesso evocate due supposte cause: l’elevata evasione del tributo e l’inciviltà di parte della cittadinanza. La faccenda, però, è troppo complessa per trovare una spiegazione soltanto in questi termini.
Del resto, nel recente passato l’Amministrazione comunale ha rivendicato il conseguimento di grandi risultati sul fronte dell’evasione, per cui dovrebbe essersi ridotta di molto la platea di coloro che si sottraggono al pagamento della tassa.
Le novità dopo la crisi dei rifiuti
Allora, per prima cosa, è importante ricordare che nel 2009 fu introdotto a livello normativo l’obbligo di coprire l’intero costo di gestione del servizio tramite il prelievo tributario, cioè mediante la TARSU, poi divenuta TARI nel 2013.
In secondo luogo, occorre rammentare che per legge i Comuni avrebbero dovuto conseguire entro il 31 dicembre del 2012 l’obiettivo di almeno il 65% nella raccolta differenziata.
Fatte queste due premesse, ne serve una terza: di anno in anno gli Ambiti di gestione, per scoraggiare il ricorso alla discarica, fanno pagare sempre più a caro prezzo il conferimento di rifiuti indifferenziati.
La conseguenza di ciò è che, a parità di quantità di rifiuti indifferenziati conferiti, il costo dello smaltimento in discarica è ogni anno più alto di quello precedente: un aumento che si ribalta inevitabilmente sulla TARI, determinando dei rincari anche in presenza di un’ideale evasione zero.
La raccolta differenziata
Si immagini, dunque, l’effetto di quanto suesposto in una realtà come Torre Annunziata, dove la differenziata è appena al 54% e, quindi, in cui i rifiuti indifferenziati sono quasi la metà del totale di quelli prodotti.
Appare piuttosto evidente che, se la percentuale di raccolta differenziata aumentasse in maniera significativa, il contraccolpo sul costo unitario di conferimento dei rifiuti indifferenziati verrebbe ampiamente assorbito, non solo in ragione del risparmio derivante dalla minore quantità di rifiuti portati in discarica ma anche dalle maggiori economie conseguite dal trattamento delle frazioni differenziate.
Nella partita del contenimento dei costi di gestione, dunque, un ruolo fondamentale lo svolge proprio la raccolta differenziata, sulla cui stagnazione da anni nella nostra Città attorno al 54-55-56% occorrerebbe aprire un capitolo a parte, cosa che pure sarebbe doveroso fare a livello politico.
Il sistema tariffario
Veniamo, poi, al meccanismo di determinazione delle tariffe domestiche e non domestiche, che è stato soggetto, nel tempo, a diverse modifiche normative, fino ad arrivare all’attuale sistema dei Piani Economici Finanziari (PEF) comunali subordinati alla validazione da parte dell’ARERA e all’aggiornamento del metodo tariffario MTR2, che prevede una programmazione quadriennale della tariffa e un tetto massimo al suo incremento annuo.
Un situazione assai particolare si è venuta a creare durante il Covid, quando è stata riconosciuta la facoltà di prorogare al 2020 le tariffe 2019 e di spalmare entro il 2023 l’eventuale differenza da recuperare rispetto al PEF 2019.
Nel 2021, poi, il Comune, a causa della crisi politico-istituzionale in cui era piombato, non ha approvato nei termini previsti le nuove tariffe, che sono rimaste, per automatismo normativo, quelle del 2020 (cioè quelle del 2019).
L’aumento dei costi legati all’intero ciclo dei rifiuti, la sistematica diminuzione della popolazione residente e il fatto che il Comune – anche quando l’obiettivo, per quelle che sono le condizioni di partenza, appare inverosimile – sia obbligato (perché non può sottrarsi alla previsione normativa) a stimare il conseguimento di almeno il 65% di differenziata hanno portato al determinarsi di differenze a consuntivo da recuperare negli anni successivi.
Recupero che si è scontrato col meccanismo del tetto massimo di incremento annuo, lasciando, di volta in volta, dei residui da colmare.
In conclusione
Morale della favola, si è creato – non solo a Torre Annunziata – un circolo vizioso che ha fatto saltare la logica che era alla base del metodo introdotto e che avrebbe dovuto vedere il PEF pluriennale come un affidabile meccanismo di programmazione e di verifica puntuale dei costi.
Ora, invece, si continua a dover rincorrere il PEF, adattando il costo previsionale in ragione del costo del servizio accertato a consuntivo, con la conseguenza dei rincari, di anno in anno, della TARI.
Nel caso specifico di Torre Annunziata, però, pesa, come detto, in maniera rilevante il flop della raccolta differenziata che spiega anche le differenze tariffarie che si registrano con Comuni che pure fanno parte del nostro stesso Ambito di gestione.
Ciò a dispetto del tentativo puntualmente messo in atto dalla politica locale negli ultimi anni di declinare le proprie responsabilità sull’efficacia e l’efficienza della gestione del servizio, sostenendo che l’aumento dei relativi costi è stato determinato dall’Ambito e il Comune l’ha dovuto per forza di cose subire, ribaltandolo sulla TARI, cioè sui contribuenti torresi.
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