Marzo sarà un mese crudele per i pensionati. Niente aumenti alle pensioni, come sosteneva qualcuno, ma esattamente l’opposto. Nel terzo mese del 2025, infatti, le nuove regole fiscali abbasseranno (quasi) tutti gli assegni pensionistici. Colpa del ritorno delle addizionali comunali in acconto per il 2025, che resteranno in essere fino al cedolino di novembre. Così i pensionati italiani si vedranno decurtare il 30% dell’imposta dovuta a titolo di addizionale comunale. Il che significa dai 50 agli 80 euro in meno al mese sull’assegno. Vediamo qui sotto i dettagli.
Pensioni più basse a marzo, cosa succede
Le pensioni non aumentano, né restano fisse, ma vanno a picco. Grazie alle regole fiscali introdotte dal Governo, a partire dal mese di marzo 2025 gli assegni di tantissimi pensionati verranno tagliati. Gli aumenti della rivalutazione programmati per il 2025, infatti, sono già stati riconosciuti dall’INPS con le pensioni in pagamento a gennaio. E in quell’occasione era stato applicato anche l’aumento straordinario delle pensioni minime, sceso dal 2,7% al 2,2%. Non resta quindi che rassegnarsi a un nuovo calo delle somme corrisposte ai pensionati.
Il problema, come detto, è il ritorno delle addizionali comunali in acconto per il 2025, che resteranno nel cedolino fino al mese di novembre (insieme a quelle trattenute in saldo per il 2024). Le somme sottratte ai pensionati varieranno, però, in base al comune di residenza.
Come funzionano le addizionali comunali
Le imposte dovute dai pensionati comprendono, oltre all’Irpef, le addizionali comunali e regionali calcolate in percentuale sul reddito percepito. Le aliquote variano in base alla propria zona di residenza, in quanto definite dalle singole amministrazioni regionali e locali. Esistono tuttavia differenze sulla modalità in cui avvengono le trattenute. Infatti:
- Le addizionali regionali sono trattenute in saldo nell’anno successivo a quello a cui fanno riferimento, da gennaio a novembre. Per cui al momento, i pensionati stanno già pagando alla regione di residenza quanto dovuto per il 2024
- Le addizionali comunali, invece, sono trattenute tanto in acconto per l’anno corrente (da marzo a novembre) quanto a saldo per l’anno precedente (da gennaio a novembre di ogni anno). In particolare, dell’importo complessivamente dovuto il 30% viene trattenuto già nell’anno di riferimento, mentre il restante 70% in quello seguente.
Quanti soldi in meno ci saranno sulle pensioni
Ricapitolando, le addizionali di cui dovranno preoccuparsi i pensionati, a partire da marzo, sono quelle relative al comune di residenza. Quindi dal loro assegno verrà decurtato il 30% dell’imposta dovuta a titolo di addizionale comunale. Facciamo due esempi:
- Per un pensionato residente nel Comune di Roma, l’addizionale comunale è dello 0,9% dell’imponibile (ma sono esclusi coloro che hanno un reddito non superiore ai 14.000 euro). Se consideriamo quindi una pensione lorda di 1.500 euro, il pensionato in questione dovrà pagare un totale di 526,50 euro di addizionale comunale annuo, dei quali poco più di 58 euro a titolo di acconto mensile, che gli verranno sottratti a partire dal prossimo cedolino
- Per un pensionato residente a Milano, invece, l’aliquota è dello 0,8% e la soglia di esenzione è fissata a 23.000 euro. Quindi chi ha una pensione di 1.500 euro lordi non pagherà nulla, mentre chi percepisce 2.500 euro dovrà pagare 2.600 euro in più, pari a circa 86 euro in meno dal prossimo mese.
Si tratta insomma di aumenti sostanziosi. Parliamo di decine e decine di euro in meno, ogni mese, per chi percepisce pensioni non certo elevatissime. Forse il Governo immaginava che il cambiamento sarebbe passato sotto silenzio. E credeva che nessuno avrebbe alzato la voce. Ma è fondamentale far sapere ai cittadini onesti quello che sta succedendo. Perché il costo della vita aumenta e lo Stato toglie soldi ai pensionati. Non certo quello che ci aspetteremmo, da un esecutivo che dice di avere a cuore patria e famiglia.
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