«Non solo è in bilico la ricostruzione, tutto il settore edile rischia di essere demolito nelle Marche»

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Da sinistra: Costanzo Perlini, Enrico Crucianelli, Stefano Violoni, Massimo Ubaldi, Massimiliano Celi, Carlo Resparambia

«Oggi non è solo in bilico la ricostruzione post sisma: l’intero settore marchigiano delle costruzioni rischia di essere demolito». Non usa mezze parole Stefano Violoni, presidente di Ance Marche (l’Associazione dei costruttori edili di Confindustria), nel descrivere le difficoltà in cui sono costrette ad operare le aziende edili. Affiancato dal vicepresidente regionale e coordinatore Ance per il sisma Centro Italia, Carlo Resparambia, e dai presidenti delle cinque associazioni provinciali, Violoni mette a nudo le criticità: «C’è un’incertezza totale che si riflette nel quotidiano e che ha un impatto drammatico soprattutto nell’area del cratere», avverte.

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Stefano Violoni, presidente Ance marche

Sono preoccupanti i segnali di rallentamento all’interno di un settore che contribuisce per il 9,7% al Pil delle Marche e occupa oltre 43.000 addetti. «Comprendiamo e condividiamo l’intento di trovare una soluzione per portare avanti la ricostruzione nell’era post-superbonus, tuttavia riteniamo le misure finora individuate totalmente inadeguate. Se nulla cambia, la ricostruzione è in bilico», afferma Resparambia, introducendo uno dei temi centrali dell’incontro. Diversi i fronti aperti che fanno tremare gli imprenditori, a cominciare dall’ordinanza commissariale di imminente emanazione, che per l’associazione spinge ad avere come riferimento il prezzario del cratere (fermo al 2022) obbligando le imprese a realizzare opere sottocosto.

«Una logica contraddittoria – spiega Massimo Ubaldi, presidente di Ance Ascoli Piceno – perché riconosce un maggior contributo di qualche punto percentuale (3-5%), ma solo se si fanno lavori che costano meno». Secondo l’Ance, l’Osservatorio per il monitoraggio dei prezzi ad oggi non si è mai riunito, «mentre . spiega l’associazione – risulta che la struttura commissariale abbia affidato l’aggiornamento del Puc a una società privata, la Dei, che parallelamente pubblica listini nazionali con prezzi notevolmente superiori (in media +25%)».

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Enrico Crucianelli, presidente Ance Macerata

Secondo Massimiliano Celi, presidente di Ance Fermo, «questo significa disconoscere il lavoro svolto dalle Regioni per aggiornare i prezzari delle opere pubbliche che rispecchiano meglio del Puc la realtà del mercato delle forniture». «Con commesse finanziariamente non realizzabili, inevitabilmente, si andrà incontro ad un blocco della ricostruzione a partire dal prossimo anno», chiosa Violoni, consapevole che «le risorse disponibili non sono sufficienti per proseguire la ricostruzione così come l’abbiamo conosciuta fin ad oggi grazie al superbonus, per cui sarà meglio definirla riparazione ed elaborare una strategia adeguata che punti in primis sulla sicurezza, dando precedenza agli interventi strutturali, derogando la normativa in materia di efficienza energetica (come ad esempio l’obbligo di installare il fotovoltaico o di realizzare il cappotto termico)».

Inoltre, c’è forte preoccupazione per la scadenza del 110% prevista a fine anno: «Se la volontà politica è di mettere un punto al superbonus – osserva Enrico Crucianelli, presidente di Ance Macerata -, si consenta almeno a chi ha prenotato il plafond entro il 2024 di portare a compimento i lavori in serenità e soprattutto in sicurezza eliminando la tagliola di fine 2025». I costruttori sono con il fiato sospeso anche per il prezzario Marche 2025, che la Commissione regionale ha approvato a fine anno, ma che non risulta ancora pubblicato: «Il timore è che le due situazioni siano in qualche maniera collegate e che questo ritardo sia imputabile a ciò che sta accadendo nel cratere», afferma Fabio Fiori, presidente di Ance Ancona. Pur riconoscendo che la regia è in mano al commissario straordinario Castelli, Ance Marche ritiene che «i governatori delle Regioni come i vicecommissari per la Ricostruzione hanno un ruolo e dovrebbero essere i primi a profondersi». Infine, per Rodolfo Brandi, presidente di Ance Pesaro-Urbino, «è necessaria una programmazione da parte della politica che guardi al medio-lungo termine per un settore strategico per la resilienza dei territori e il contrasto al cambiamento climatico, che dà lavoro a tantissime piccole e medie imprese generando ricadute sociali, economiche ed occupazionali nel territorio».

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