Negli ultimi giorni, la piattaforma X è stata teatro di un acceso scambio tra il vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, e lo storico britannico Niall Ferguson, incentrato sulla guerra in Ucraina e sul ruolo degli Stati Uniti nel mondo. Un confronto duro ma rispettoso, che non rappresenta solo il dibattito tra due personalità di spicco, ma anche uno scontro tra due visioni delle relazioni internazionali: il realismo di Vance e il liberalismo di Ferguson. Posizioni che riflettono scuole di pensiero opposte su come affrontare i conflitti globali e il posto dell’America sulla scena internazionale.
Il punto di partenza: Ferguson cita George H.W. Bush
Tutto è iniziato quando Ferguson ha richiamato una celebre dichiarazione dell’ex presidente George H.W. Bush, pronunciata il 5 agosto 1990 in risposta all’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein: “Questo non passerà. Questo non passerà, questa aggressione contro il Kuwait“. Secondo Ferguson, questa ferma condanna dell’aggressione di un dittatore contro uno Stato sovrano rappresentava un tempo la reazione tipica di un presidente repubblicano. Lo storico si è chiesto perché tale approccio sembri essere scomparso nell’attuale amministrazione Trump, lasciando intendere una critica alla gestione della guerra in Ucraina e al negoziato con la Russia.
Secondo il celebre storico, gli Stati Uniti – in quanto leader dell’Occidente – detengono una responsabilità storica nel contrastare le violazioni del diritto internazionale, come quella perpetrata dalla Russia in Ucraina.
La replica di Vance
Il vicepresidente Usa – o chi per esso – ha definito le parole di Ferguson “moralistic garbage“, spazzatura moralistica, accusandolo di affidarsi alla retorica dei “globalisti“, priva di sostanza pratica. Vance ha difeso la linea dell’amministrazione Trump con un approccio realista, basato sui fatti e sugli interessi nazionali americani, piuttosto che su ideali astratti o precedenti storici.
Vuoi ricevere le nostre newsletter?
Il vicepresidente ha esposto con chiarezza la sua posizione, sottolineando come gli alleati europei abbiano beneficiato – a suo dire, naturalmente – della generosità americana, pur adottando politiche interne su migrazione e censura che molti americani disapprovano, mantenendo al contempo una dipendenza eccessiva dagli Stati Uniti per la loro difesa. Ha poi evidenziato il netto vantaggio numerico della Russia in uomini e armi in Ucraina, un divario che, come ha detto, “persisterà indipendentemente da ulteriori pacchetti di aiuti occidentali”.
Vance ha ricordato che gli Stati Uniti detengono comunque una leva significativa su entrambe le parti in conflitto e che porre fine alla guerra richiede inevitabilmente un dialogo con chi l’ha iniziata e la sostiene, ovvero la Russia, perché, nelle sue parole, “porre fine al conflitto richiede di parlare con le persone coinvolte nel suo inizio e nel suo mantenimento”. Ha infine sottolineato come il conflitto stia mettendo sotto pressione le risorse americane, dagli stock militari alle sanzioni, risultando dannoso non solo per Russia e Ucraina, ma anche per gli stessi Stati Uniti.
Per Vance, la priorità è evidente: perseguire la pace ora, come promesso da Trump in campagna elettorale, mettendo al primo posto gli interessi americani e affrontando la realtà sul campo. In questo contesto, ha criticato Ferguson per aver citato l’invasione del Kuwait, un episodio del passato che ha definito parte di quella “dipendenza da una storia irrilevante”, priva di significato rispetto alla complessità del conflitto ucraino attuale.
Due scuole di pensiero a confronto
Questo scambio su X ha messo in luce il contrasto tra due correnti delle relazioni internazionali. Da un lato, il realismo politico di Vance si concentra sugli interessi nazionali, sulla fattibilità pratica e sulla necessità di adattarsi alle circostanze, evitando impegni ideologici che potrebbero indebolire gli Usa. Dall’altro, il liberalismo di Ferguson difende un ordine internazionale basato su valori e regole come la sovranità e la resistenza all’aggressione, vedendo nel ruolo globale degli Stati Uniti una missione morale oltre che strategica.
Dacci ancora un minuto del tuo tempo!
Se l’articolo che hai appena letto ti è piaciuto, domandati: se non l’avessi letto qui, avrei potuto leggerlo altrove? Se non ci fosse InsideOver, quante guerre dimenticate dai media rimarrebbero tali? Quante riflessioni sul mondo che ti circonda non potresti fare? Lavoriamo tutti i giorni per fornirti reportage e approfondimenti di qualità in maniera totalmente gratuita. Ma il tipo di giornalismo che facciamo è tutt’altro che “a buon mercato”. Se pensi che valga la pena di incoraggiarci e sostenerci, fallo ora.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link