Esilio. Se saranno confermate le indiscrezioni trapelate in questi giorni, appare sempre più evidente che pur di raggiungere un accordo sull’Ucraina, Trump abbia promesso a Putin la rimozione di Zelensky. Non solo imponendo le elezioni, ma anche costringendolo a lasciare il Paese. Con una postilla velenosa del presidente americano: non serve che Zelensky partecipi ai negoziati. Trump: «Non credo che sia molto importante la sua presenza agli incontri. È lì da tre anni. Rende molto difficile fare accordi. Ho avuto ottimi colloqui con Putin, e non ho avuto colloqui altrettanto buoni con l’Ucraina, che non ha carte in mano». Ha aggiunto però: «Putin e Zelensky devono parlarsi. Abbiamo la possibilità di raggiungere un accordo di pace fra Ucraina e Russia». Putin ai suoi ministri ha già annunciato: «Preparatevi, stanno tornando le aziende occidentali in Russia».
Pressioni
E Musk affonda il colpo: «Il presidente Trump ha ragione a ignorare Zelensky. E a decidere per la pace indipendentemente dalla disgustosa e massiccia macchina per la corruzione del presidente ucraino, che si nutre dei cadaveri dei suoi soldati». La Casa Bianca preme con forza per la chiusura dell’accordo sulle terre rare. Proprio da quando Zelensky si è rifiutato di firmarlo al buio, per evitare di svendere agli Usa le risorse del suo Paese, le accuse di Trump si sono fatte più incalzanti. In realtà la trattativa è in corso, a Kiev è andato Keith Kellogg, generale in pensione e inviato per la Casa Bianca sull’Ucraina, che spende parole molto più generose su Zelensky: «È stata una giornata lunga e intensa con i vertici dell’Ucraina. Ci sono state discussioni dettagliate e positive con Zelensky, leader coraggioso e sotto attacco di una nazione in guerra e il suo talentuoso team di sicurezza nazionale». Affermazioni molto diverse da quelle di Trump, ma business is business. Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Mike Waltz, è certo: «Zelensky firmerà presto un accordo di estrazione mineraria con gli Stati Uniti». Il presidente ucraino lunedì riceverà a Kiev i vertici dell’Unione europea (Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione). Ieri sera ha parlato al telefono con Olaf Scholz, cancelliere tedesco uscente «sul ruolo europeo nelle trattative». I leader del continente con rare eccezioni gli rinnovano il sostegno, ma con Washington le distanze ormai sembrano incolmabili. Il retroscena è del New York Post, media della galassia di News Corp, che fa capo a Rupert Murdoch. Ieri sul web rilanciava un titolo non proprio benevolo nei confronti del presidente ucraino, citando il segretario di Stato americano: «Marco Rubio accusa Zelensky di aver cercato di “imbrogliare” gli Stati Uniti nei colloqui di pace e nell’accordo sulle terre rare». Il tabloid sostiene: la Casa Bianca vede per Zelensky un futuro lontano da Kiev, in esilio a Parigi. Scrive che il presidente ucraino «ha sempre meno sostenitori alla Casa Bianca, se non addirittura nessuno».
La cerchia ristretta di Trump sostiene che dovrebbe lasciare il suo Paese e «trasferirsi in esilio in Francia». Ma c’è stato un peggioramento improvviso nel rapporto tra i due presidenti, visto che Trump ha detto che Zelensky è «un dittatore» e Zelensky ha detto che Trump è vittima «della bolla della disinformazione russa»? No, chi conosce bene Trump sostiene che la freddezza del presidente americano nei confronti del più giovane omologo ucraino parte da lontano. Una fonte a conoscenza delle discussioni alla Casa Bianca ha dichiarato al Post: «Per me non è una novità. Ho sentito mesi fa che è giunto il momento di indire elezioni e di formare una nuova leadership». Ancora: «La soluzione migliore per Zelensky e per il mondo è che se ne vada immediatamente in Francia». Detta così, sembra se non una minaccia, un avvertimento. Va detto che Trump ieri ha fatto una mezza marcia indietro, dopo le affermazioni oggettivamente inesatte dei giorni precedenti quando aveva provato a sostenere che era stata l’Ucraina, e dunque Zelensky, ad attaccare la Russia. Non è vero, ovviamente. E Trump ieri lo ha ammesso e ha aggiustato il tiro con questa frase riparatoria parlando a Fox News Radio: «Gli ucraini sono stati attaccati da qualcuno molto più grande e molto più forte, il che è una cosa sbagliata e non si fa, ma la Russia avrebbe potuto essere dissuasa molto facilmente. Quella non avrebbe mai dovuto essere una guerra, e tutte quelle persone morte non dovrebbero essere morte, e tutte quelle città non dovrebbero essere demolite adesso». In sintesi: è vero la Russia ha attaccato l’Ucraina, ma l’errore di Zelensky (e secondo Trump anche di Biden) è non averlo evitato. Come dire: se l’è cercata. Trump: «Joe Biden è molto stupido, una volta ho detto che avrebbe causato una guerra. E guardate cosa è accaduto. Putin poteva essere dissuaso facilmente».
«Zelensky in esilio in Francia», il piano della cerchia di Trump: la rivelazione del Nyp
Incognite
Da giorni il presidente americano (e gli dà man forte Elon Musk) ripete che in Ucraina bisogna votare. I leader europei hanno replicato che non è possibile convocare elezioni presidenziali in un Paese impegnato in una guerra che ormai va avanti da tre anni. Ma anche Putin, proprio con Trump, chiede che a Kiev si voti. Se è vero che la maggioranza degli ucraini sta con Zelensky, l’esilio del presidente e la capacità già dimostrata da Mosca di influenzare elezioni di altri paesi, fa temere che il prossimo presidente ucraino possa essere un fantoccio dello Zar. O di Trump stesso che ha già dimostrato di trovarsi molto più a suo agio quando parla con Putin di quando si confronta con i vecchi alleati europei.
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