A oltre tre anni dall’avvio del Pnrr sanità, i lavori in Puglia per la realizzazione delle 121 Case di comunità procedono a rilento. Con il rischio di non farcela entro il 2026 a inaugurarle tutte. Infatti, i cantieri sono stati avviati soltanto in circa il 50% delle strutture, significa che 60 centri sono ancora nella fase progettuale.
In generale, la missione Pnrr sanità viaggia a macchia di leopardo: bene per quanto riguarda la digitalizzazione e l’acquisto delle grandi apparecchiature, cosi come sull’incremento dei pazienti in assistenza domiciliare. Meno bene, anzi in ritardo, sulla sponda delle strutture da realizzare, dagli ospedali di comunità alle case della Salute alle centrali operative territoriali. Non è facile la raccolta dettagliata dei dati Asl per Asl, ma allo stato risulta, secondo dati forniti dalla Regione, un ritardo nella realizzazione degli edifici che dovranno ospitare i nuovi piccoli “ospedali”. L’obiettivo 2026 rischia di saltare.
Diversa la situazione degli appalti per l’acquisto di grandi apparecchiature come Tac, Pet tac, risonanze magnetiche: in questo ambito Asl e ospedali stanno lavorando con molti meno problemi. Sono già 273 i macchinari acquistati per una spesa di circa 100 milioni di euro. Per la precisione, 143 appalti sono stati già aggiudicati e sono in procinto di entrare in funzione. La Puglia è capofila insieme alla Lombardia per l’attuazione della telemedicina e viaggia spedita. Avviata anche la formazione per oltre 50 mila operatori sanitari alla gestione del fascicolo sanitario e per aggiornare i software delle aziende sanitarie. È partito anche il piano straordinario per l’aggiornamento sulle infezioni ospedaliere per un investimento da oltre sei milioni di euro, sempre legato al Pnrr. La Puglia ha raggiunto il target Pnrr “Casa come primo luogo di cura-assistenza domiciliare”, la Regione è l’unica del Sud ad avere raggiunto e superato il target, con una percentuale di incremento pari a 116,4%, dopo la Regione Umbria (213%), la Provincia autonoma di Trento (185,4%), la Regione Toscana (144,6%) e la Regione Piemonte (123,9%).
Per le Case di comunità, ovvero il luogo fisico dove saranno svolti screening, esami e azioni preventive, però la Puglia è ancora indietro. A meno di due anni dal termine fissato a fine 2026 per la loro apertura, in Italia ne sono state aperte 413 su 1420 e quelle attive pagano già difficoltà in termini di servizi erogati a causa della mancanza di personale medico e infermieristico e di operatori sanitari: di queste nessuna sul territorio pugliese delle 121 previste. Entrando nello specifico della classifica, si nota come oltre la metà di queste strutture si trovano in Lombardia (136) ed Emilia (123); seguono Veneto (62), Toscana (35), Piemonte (26) e Abruzzo (15). La Puglia è in fondo alla graduatoria assieme a Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Province autonome di Bolzano e Trento, Sardegna e Valle d’Aosta.
La Regione, in totale, ha a disposizione 650 milioni del Pnrr sanità, i fondi sono così distribuiti: 177 milioni per le Case di comunità; 7 milioni alle Centrali operative territoriali; 2,8 milioni di euro per le risorse di interconnessione aziendale; 3,8 milioni di euro per i device; 79 milioni per gli ospedali di comunità; 114 milioni per la digitalizzazione; 94 milioni per le grandi apparecchiature; per adeguamento sismico e strutturale 50 milioni; 114 milioni per il piano nazionale complementare; 2,3 milioni per i flussi informativi; 3 milioni per i corsi di formazione per un miglioramento dei percorsi di sanità. Alla fine, dovrebbero essere trentasei gli ospedali di comunità da realizzare per oltre 500 posti letto e 106 le Case di comunità. Per queste ultime sono a disposizione 177 milioni, per gli ospedali invece 79 milioni. Il Pnrr include anche il piano straordinario di formazione sulle infezioni ospedaliere. Il progetto ha come obiettivo quello di definire e strutturare il Piano di formazione sulle infezioni ospedaliere ed è indirizzato allo sviluppo delle competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario. Il target regionale consiste nel formare 23.386 unità di personale nel campo delle infezioni ospedaliere per un importo assegnato di circa 6,3 milioni. Un capitolo a parte riguarda il personale da reclutare entro il 2026, tema che preoccupa non poco le Regioni.
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