“Il sequestro del Marò”. Massimiliano Latorre presenta a Roscigno il libro sulla sua vicenda giudiziaria

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È stato presentato questa mattina a Roscigno, nell’Auditorium “Michele Albanese” della Fondazione Monte Pruno, il libro “Il sequestro del Marò” scritto da Massimiliano Latorre, Luogotenente della Marina Militare accusato nel 2012, insieme al collega Salvatore Girone, dell’uccisione di due pescatori indiani.

Il 15 febbraio 2012 una nave che non batteva alcuna bandiera navigava a circa 20 miglia nautiche dalle coste indiane del Kerala quando incrociò la petroliera italiana “Enrica Lexie” facendo sorgere nei militari a bordo il sospetto di un probabile attacco di pirateria. Partirono le regole di ingaggio, compresi gli spari nelle vicinanze dell’imbarcazione in avvicinamento che però non cambiò rotta se non dopo vari interventi di fuoco dei fucilieri.

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Da quel momento tutto avvenne velocemente: i fucilieri Latorre e Girone furono chiamati in porto per fare rapporto di quanto accaduto e poi arrestati per volere del Governo indiano con l’accusa di omicidio. Per loro iniziò una dura vicenda umana e giudiziaria durata 10 anni. Il 15 giugno 2021 la Corte Suprema indiana ha chiuso i procedimenti contro i due marò dopo il versamento di 1,1 milioni di euro a titolo di risarcimento da parte dello Stato italiano, mentre il 30 gennaio 2022 il GIP del Tribunale di Roma ha archiviato l’indagine italiana perché i due militari agirono in stato di legittima difesa. Dieci anni di prigionia e di lungaggini che hanno toccato, nello spirito e nel corpo, i due militari italiani, tanto da spingere Latorre a scrivere di questa triste vicenda che, oltre all’accanimento giudiziario, ha visto anche una forte vicinanza di tanti connazionali ai due rappresentanti della Marina. Ma il silenzio successivo all’assoluzione ha pesato come un macigno sul duro capitolo della vita di Latorre che in questo modo ha voluto raccontare la verità, unica forma di risarcimento per quanto subito.

A discutere con l’autore, moderati dallo scrittore Paolo Guidone, il sindaco Pino Palmieri, l’avvocato Gerardo Fariello, Senior Associate Giambrone & Partners che ha seguito l’arbitrato, il Provveditore agli Studi di Salerno Mimì Minella e Antonio Mastrandrea, Direttore della Fondazione Monte Pruno.

Tra il pubblico il Presidente della Fondazione, Michele Albanese, il Vicepresidente della Banca Monte Pruno Antonio Ciniello, il Capitano Martino Galgano della Compagnia Carabinieri di Sala Consilina, i rappresentanti dell’Esercito Italiano, il Funzionario del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Salerno Antonio Di Peso, il consigliere del Comune di Polla Giuseppe Curcio e numerosi studenti.

Sia il primo cittadino di Roscigno che il Provveditore Minella si sono detti entusiasti dell’iniziativa, sottolineando quanto sia importante poter offrire agli studenti presenti in sala una lezione di storia italiana ed internazionale fuori dalle aule e con la testimonianza diretta dei personaggi.

Siamo molto emozionati nel tenere incontri culturali in questo Auditorium – ha esordito Mastrandrea nel corso dei saluti iniziali – e oggi con i giovani presenti possiamo condividere importanti messaggi che è giusto gli arrivino. È una mattinata di studio che ci consente di analizzare un fatto di storia che ha caratterizzato il nostro Paese. Latorre è un valido esempio di legalità, ha messo a repentaglio la sua vita per rispettare gli ordini della sua nazione“.

Toccante il racconto del Luogotenente della Marina:”Il nostro obiettivo non era quello di fare del male agli altri, ma di proteggere la petroliera dagli attacchi pirata. Quel giorno respingemmo l’attacco, non abbiamo ucciso o ferito qualcuno. Al termine ho avvisato la Procura di Roma per divulgare alle altre Autorità la notizia che in quel punto c’era stato un attacco e gli indiani hanno approfittato di queste informazioni per creare un caso. Quando venimmo a sapere che ci accusavano dell’omicidio e vedemmo la foto del peschereccio su cui si trovavano i due indiani ammazzati capimmo subito che non si trattava della stessa imbarcazione che ci aveva attaccato“.

Latorre e Girone, durante la prigionia per cui hanno rischiato anche la pena di morte, sono tornati in Italia due volte dietro un permesso concesso dalle Autorità indiane. “Se sono rientrato in India, eseguendo gli ordini, è perché per me la parola data è importante. Non avrei mai svergognato la divisa e non avrei mai vanificato ciò che mio padre mi aveva insegnato. Dare l’esempio è importante!” ha aggiunto.

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L’archiviazione italiana a mio parere non trova una soddisfazione, perché il giudice di Roma stabilì che ci fosse una legittima difesa putativa, cioè determinata dalla convinzione che il natante in avvicinamento fosse pericoloso. Però gli elementi di prova diversi dagli altri non sono stati mai valutati da alcun giudice: i proiettili indicati come provenienti dalla nostra arma non erano gli stessi, ad esempio. Il nostro organo giudicante trovò un compromesso e questa storia ha avuto un esito molto incerto da parte delle nostre Istituzioni” ha spiegato l’avvocato Fariello.

Nel corso della mattinata il senatore Maurizio Gasparri si è collegato da remoto. All’epoca dei fatti era un componente della Commissione Difesa e Affari esteri. “Mi recai in India presso l’Ambasciata quando Latorre e il suo collega erano ingiustamente detenuti – ha raccontato il parlamentare – per sollecitare iniziative a loro favore. Purtroppo in quella fase le Autorità indiane furono ostili alla nostra delegazione e i contatti furono limitati. Quando ci sono queste vicende non sono consigliabili gli atti di forza, ma è preferibile la diplomazia“.



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