il caso dell’Inrca tra Marche e Calabria

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Sta facendo discutere il caso dei presunti debiti dell’Inrca, l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di Ancona, che opera anche attraverso un presidio ospedaliero a Cosenza, e che copre in maniera trasversale le gestioni finanziarie delle Regioni Marche e Calabria.


La gestione sanitaria nel Centro-Sud sta rivelando passivi nascosti che potrebbero compromettere l’equilibrio finanziario del settore. Uno degli esempi più eclatanti riguarda l’Inrca, l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di Ancona, che opera anche attraverso un presidio ospedaliero a Cosenza.

La situazione è stata al centro della relazione 2024 della Corte dei Conti delle Marche, presentata ad Ancona in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario.

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Debiti sanitari e responsabilità: il caso dell’Inrca tra Marche e Calabria

Secondo il presidente della Corte, Valter Camillo Del Rosario, le Marche si trovano in condizioni relativamente migliori rispetto ad altre regioni, ma permangono criticità rilevanti. Due dati emergono in maniera evidente:

  • il primo riguarda una perdita complessiva di 3,9 milioni di euro nel 2023 nel sistema sanitario regionale, un deficit attribuito principalmente al mancato finanziamento da parte della Regione Calabria della sede cosentina dell’Inrca;
  • il secondo aspetto riguarda la mobilità sanitaria: le Marche hanno incassato 118 milioni di euro da pazienti provenienti da altre regioni, ma hanno registrato una spesa di 155 milioni per cittadini marchigiani costretti a farsi curare altrove.

Le accuse della consigliera regionale del PD Anna Casini Vitri

Sul tema è intervenuta Anna Casini Vitri, consigliera regionale del Partito Democratico, che ha sollevato la questione della copertura del debito accumulato dalla sede calabrese dell’Inrca. “È inaccettabile che siano i marchigiani a dover sostenere un deficit maturato altrove“, ha affermato Vitri, ricordando che nel 2018 la precedente amministrazione regionale delle Marche aveva raggiunto un accordo per far sì che fosse la Calabria a saldare il debito. Tuttavia, dal 2019 la situazione è peggiorata, con un passivo che ha raggiunto i 17 milioni di euro.

Un ulteriore elemento di criticità è rappresentato dall’esclusione dell’Inrca di Cosenza dalla Gestione Sanitaria Accentrata (Gsa) da parte della Regione Calabria. Questa decisione, secondo Vitri, ha di fatto scaricato il debito dell’istituto sull’intero Inrca, con il risultato che a pagarne le conseguenze sono i contribuenti marchigiani. La consigliera ha quindi sollecitato il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, a trovare un’intesa con il suo omologo calabrese, Roberto Occhiuto, per ripristinare un accordo che garantisca la copertura del debito da parte della Calabria.

La replica del presidente Roberto Occhiuto

Dal canto suo, Occhiuto ha dichiarato di aver discusso la questione con Acquaroli durante un incontro a Bruxelles, sottolineando che la Regione Calabria sta lavorando a un’intesa con l’Inrca per reintegrare la sede cosentina nel servizio sanitario regionale. Il piano di sviluppo 2025-2027, acquisito dalla Calabria lo scorso 13 febbraio, dovrebbe favorire la collaborazione con l’istituto marchigiano, con un focus su ricerca e innovazione in ambito geriatrico, settore per cui l’Inrca mantiene il riconoscimento di carattere scientifico.

Resta da vedere se questa nuova intesa sarà sufficiente a scongiurare il rischio che siano i marchigiani a dover farsi carico di un deficit accumulato altrove, o se sarà necessario un intervento più strutturale per riequilibrare le responsabilità finanziarie tra le due regioni.

I rischi di una gestione sanitaria non esente da “pecche”

Una gestione sanitaria caratterizzata da debiti non coperti e da mancate responsabilità finanziarie rischia di compromettere seriamente l’erogazione dei servizi sanitari sul territorio per diversi motivi:

  1. Tagli ai servizi essenziali – Quando un ente sanitario accumula debiti ingenti, la necessità di riequilibrare il bilancio può portare a riduzioni nel personale, nei macchinari o nei farmaci disponibili, con un impatto diretto sulla qualità dell’assistenza ai cittadini.

  2. Aumento dei tempi di attesa – Il deficit finanziario può portare alla riduzione dei posti letto e delle prestazioni disponibili, causando un allungamento delle liste d’attesa per visite e interventi, con conseguenze potenzialmente gravi per i pazienti.

  3. Mobilità sanitaria e fuga di pazienti – Se la sanità locale non garantisce cure adeguate, i pazienti saranno costretti a spostarsi in altre regioni, aggravando ulteriormente la situazione economica con un saldo negativo nella mobilità sanitaria, ovvero più soldi spesi per curarsi altrove rispetto a quelli incassati dai pazienti provenienti da fuori regione.

  4. Mancata attrattività per i professionisti sanitari – Ospedali in crisi finanziaria possono faticare ad attrarre medici e infermieri qualificati, portando a una carenza di personale specializzato e a un ulteriore deterioramento della qualità del servizio.

  5. Possibile commissariamento e perdita di autonomia – Se il deficit diventa ingestibile, il governo centrale può decidere di commissariare la sanità regionale, limitando la capacità di programmazione locale e imponendo misure di austerità che penalizzano ulteriormente i cittadini.

  6. Sovraccarico degli ospedali ancora funzionanti – Il fallimento o il ridimensionamento di una struttura sanitaria comporta un maggiore afflusso di pazienti negli ospedali ancora operativi, aumentando il rischio di collasso del sistema e riducendo la qualità dell’assistenza.

Nel caso specifico dell’Inrca di Cosenza, la mancata assunzione di responsabilità da parte della Regione Calabria ha trasferito l’onere del debito sulla sede di Ancona, con il rischio che i fondi destinati alla sanità marchigiana vengano utilizzati per coprire perdite di un altro territorio.



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