DEBITI, ASSUNZIONI E CONSULENZE A GOGO’, COMUNI ASSENTI: PER CORTE CONTI COGESA VERSO BARATRO | Notizie di cronaca

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SULMONA – Il persistente “mancato esercizio di un effettivo controllo analogo”, da parte dei  comuni soci, che espone i sindaci anche al rischio di danno erariale, il “grave disequilibrio economico e finanziario determinato anche dalle significative posizioni debitorie dei soci nei confronti dell’organismo partecipato”, una spesa per il personale che lievita, nonostante il pesante debito, il conferimento diretto di incarichi esterni diretti senza comparazione e l’esplicitazione dei motivi per cui essi risultano essere necessari. L’aumento delle assenze per malattia e dei contenziosi.

E’ un quadro desolante e preoccupante quello che emerge dalla delibera del 5 febbraio della Corte dei Conti, sezione regionale di controllo per l’Abruzzo, presieduta dal magistrato Ugo Montella, relativamente allo status quo del Cogesa, la società consortile di cui sono soci 67 comuni della Valle peligna, Alto Sangro e dell’Aquilano, che gestisce la discarica Noce Mattei di Sulmona, e si occupa della raccolta e smaltimento rifiuti.

Per i giudici contabili, che già si erano espressi con una perentoria bocciatura della gestione in una delibera del 2023, la situazione si è addirittura aggravata, cosa ancor più preoccupante, perché il Cogesa è in piano di rientro e rischia seriamente il fallimento, tanto che i nuovi e pesanti rilievi sono stati indirizzati anche al commissario giudiziale Andrea Mantini e al giudice del tribunale di Sulmona Marta Sarnelli che sta curando la procedura concorsuale.

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Per di più la bomba Cogesa è esplosa, con l’intervento della Corte dei Conti, nel bel mezzo dell’incipiente campagna elettorale per il voto di primavera, dopo la caduta a inizio anno della maggioranza di centrosinistra di Gianfranco Di Piero, sostenuto da Sbic, Intesa per Sulmona, Pd, Sulmona Libera e Forte e M5S. Alla maggioranza sono venuti meno i numeri dopo che il consigliere Gianluca Petrella ha fatto mancare il suo voto decisivo, e dopo che erano usciti dalla maggioranza l’ex dem Teresa Nannarone, Maurizio Proietti e Caterina Di Rienzo.

Tra i registi dell’operazione è stato considerato l’ex assessore regionale Andrea Gerosolimo, marito del consigliere regionale di Noi Moderati Marianna Scoccia, candidato sindaco nell’ottobre 2021,

battuto da Di Piero, e che si era clamorosamente ritirato dalla corsa al ballottaggio dato per perso. Petrella del resto era stato eletto con una sua civica.

Il centrodestra si è ora ricompattato, e ha già lanciato la candidatura a sindaco di Luca Tirabassi, che avrà il sostengo anche di una civica che fa riferimento a Gerosolimo. Il centrosinistra e M5s ancora non decidono chi contrapporgli. con il Pd che vuole candidare dell’ex assessore Carlo Alicandri Ciufelli, i pentastellati il giovane Riccardo Verrocchi. Grandi manovre anche per un terzo polo.

Certo è che uno dei temi caldi sarà proprio quello delle sorti del Cogesa, che negli anni a Sulmona ha sempre rappresentato uno strumento oltre che per la raccolta dei rifiuti, anche per fare il pieno di consensi, grazie in primis alle assunzioni e alle consulenze.

Tanto che nella ex maggioranza c’è chi sostiene che “casualmente” Di Piero “è stato fatto cadere proprio perché voleva risanare il Cogesa”.

L’ex sindaco, giova ricordare, alla guida del Comune con più peso nella compagine societaria, aveva a gennaio 2023 imposto come amministratore unico del Cogesa Franco Gerardini, ex parlamentare, autorità indiscussa in tema di gestione rifiuti,  che aveva avviato una non facile opera di risanamento visto che erano oltre 8 milioni i crediti non riscossi dai Comuni soci che beneficiavano del servizio rifiuti, entrando in conflitto anche con il Comune dell’Aquila, che pagava una tariffa molto più bassa rispetto alla scadente qualità del rifiuto indifferenziato conferito, alla discarica di Noce Mattei.

Ma da subito contro Gerardini si è coalizzato un fronte di circa 40 comuni su 67,  ed ad aprile 2023 si è dovuto dimettere a seguito di una sentenza del Tar, intervenuto dopo il ricorso dei sindaci, che ha rimesso in sella il vecchio cda, estromesso in modo illegittimo, guidato da Nicola Guerra, e dai consiglieri Sandro Ciacchi e Valentina Di Benedetto.

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A gennaio 2024 è stato dunque eletto dall’assemblea dei soci come amministratore unico il teramano Nicola Sposetti, ex componente del Collegio dei Revisori della Camera di Commerci Chieti Pescara. Sposetti in una relazione shock aveva detto chiare e tondo che il piano di risanamento concordato con il Tribunale di Sulmona era tutto il salita, per la difficoltà di recuperare i crediti dai Comuni, computati ancora a 7.379.653 euro, avvertendo che forte era il rischio di pesanti esborsi all’esito di oltre 50 vertenze sindacali con i dipendenti, per oltre 500mila euro con un costo del personale che già incide per 48% sul bilancio della società.

Sposetti è stato poi travolto da una bufera di polemiche per due incarichi ad affidamento diretto da 140mila euro a due avvocati, proprio con la mission di recuperare nel più breve tempo possibile i 7,3 milioni.  E alla fine  ha dovuto revocare i due incarichi.

Lunedì il commissario straordinario del Comune di Sulmona, Ernesta D’Alessio, vice prefetto della Provincia dell’Aquila, ha convocato una seduta del controllo analogo, ovvero l’assemblea di tutti i comuni ed enti che detengono quote del Cogesa, per approvare il regolamento di funzionamento dell’organismo, e magari per convincere i sindaci morosi a saldare i debiti con il Cogesa.

Dando seguito appunto ai pesanti rilievi della Corte dei conti sulla “latitanza” del controllo analogo dei comuni soci, tenuto conto che solo 25 Comuni su 67 hanno approvato la modifica del funzionamento del controllo analogo, abbassando la quota del numero legale necessario, situazione che ha portato lo scorso anno a rendere nulle 6 sedute su 10 e, nel 2023, 4 su 8, viste le troppe assenze, mentre la società era sull’orlo del baratro, come ricorda il quotidiano on line Il Germe.

Entrando dunque nel merito della deliberazione della Corte dei Conti, si ricorda innanzitutto che  con una precede deliberazione, la 228 del 2023 la Sezione regionale di controllo aveva già accertato “gravi criticità sia attinenti alla gestione della società”, “il grave disequilibrio economico-finanziario determinato anche dalle significative posizioni debitorie dei soci nei confronti dell’organismo partecipato” e “la mancanza di effettivo controllo da parte dei comuni soci”.

Criticità che restano sostanzialmente tal quali dopo due anni.

“A decorrere dall’esercizio 2022 il patrimonio netto della società presenta un valore fortemente negativo, peraltro in notevole peggioramento nell’esercizio 2023”, scrivono i giudici contabili, essendo passato da -1.417.297 euro a – 2.806.173 euro, con i debiti che 2023 i debiti ammontavano a 13.487.397 euro e i crediti a 10.501.629 euro.

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La Corte dei conti osserva poi che a pesare sugli equilibri finanziari è la spesa per il personale e nonostante il forte debito, dal gennaio 2022 al 31 ottobre 2024 sono state effettuate 167 assunzioni, di cui 21 a tempo indeterminato, e 146 a tempo determinato. Ma non solo, si è registrato un “incremento esponenziale delle assenze per malattia” che da 3.961 ore da luglio-settembre 2023 è passato a 6.987,65 ore tra luglio-settembre 2024 con un’incidenza  che cresce dal 18,7% al 29,1%.

Inoltre, sono state ben  7.712 le ore di straordinario che la società ha dovuto pagare ai propri dipendenti nel corso del 2023, contro le 5.145 ore del 2024. Il costo del personale è passato dunque dai 7.106.958 euro del 2021, al 7.545.416 euro, in costante crescita e che pesa del 43,14% sul fatturato. Si evidenzia poi un “numero assolutamente rilevante di contenziosi con il personale, che comportano non solo una grave compromissione del clima aziendale ma anche un consistente rischio di soccombenza”, con il rischio insomma di peggiorare ancora di più i conti.

Si legge ancora nella delibera: la Corte dei Conti “tenuto conto del numero significativo di dipendenti della società, ha chiesto di trasmettere i dati relativi alle assunzioni effettuate nel periodo dal 2022 al 2024, nonché di specificare le relative modalità di assunzione di tutto il personale”.

Precisando che “non rientra nel perimetro della presente analisi, tenuto anche conto degli strumenti istruttori a disposizione, una verifica delle singole procedure assunzionali, che presupporrebbe l’acquisizione di tutta la correlata documentazione amministrativa”, si può comunque evidenziare che dal 2022 al 2024 la società ha visto 106 nuovi ingressi fra tempo indeterminato e tempo determinato, di cui 97 assunzioni con procedure comparative”.

Altro capitolo quello degli incarichi negli esercizi 2023 e 2024: “la stragrande maggioranza è stata conferita con affidamento diretto senza alcuna procedura comparativa”. La Corte dei Conti osserva poi che ci sono discordanze fra i dati comunicati nei riscontri istruttori resi dalla società e i medesimi valori pubblicati nella sezione “Società trasparente” nella voce “Incarichi” del sito istituzionale, di numero inferiore. All’esito dei riscontri istruttori nel 2022 sono stati affidati 39 incarichi per 333.088 euro, nel 2023 23 incarichi per 573.018 euro, nel 2024 si è scesi a 14 incarichi per 82.878 euro.

La Corte dei conti ricorda, ed anzi minaccia che “l’omessa pubblicazione dei predetti dati, determina la responsabilità disciplinare di colui che ha disposto il pagamento del corrispettivo, accertata all’esito del relativo procedimento, il pagamento di una sanzione pari alla somma liquidata, sempre a carico di colui che ha disposto l’erogazione del compenso”.

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In ogni caso, per gli incarichi degli esercizi 2023 e 2024, “la stragrande maggioranza è stata nuovamente conferita con affidamento diretto senza alcuna procedura comparativa”, e  che  negli “atti di conferimento degli incarichi trasmessi dalla società non risultano rappresentati i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche a fondamento del conferimento diretto, né tantomeno indicata la circostanza, fra quelle previste dal regolamento, al cui verificarsi la normativa consente il ricorso all’affidamento diretto”.

Lo stesso commissario D’Alessio, nella relazione di bilancio consolidato 2023 del Comune di Sulmona  ha evidenziato che al Cogesa “la dotazione di personale è in costante incremento”, e questo 22non trova giustificazione in quanto i ricavi si riducono così come il numero e l’entità delle commesse, con un decremento dei ricavi delle vendite e delle prestazioni”.

Inoltre, “non si rileva dalle scritture contabili, l’entità delle spese di personale per contratti di somministrazione lavoro, aumentata rispetto al 2022, che è impiegato in aggiunta al personale direttamente alle dipendenze della società”.

Queste dunque le conclusione della Corte dei Conti: “emergere il persistere – e in taluni casi l’aggravarsi – delle gravi criticità sia per quanto attiene alla gestione finanziaria della società che al gravemente insufficiente esercizio dei propri poteri/doveri da parte dei comuni soci nei confronti della propria società in house, con ripercussioni potenziali sugli equilibri finanziari dei comuni stessi, nonché nella possibile compromissione nell’erogazione di un servizio essenziale per la collettività, come quello relativo alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti”.

Del resto, la latitanza dei comuni soci nei confronti della propria società in house “preclude la possibilità di affidamenti diretti. nonché concorre in via omissiva a determinare il protrarsi dell’attuale grave crisi finanziaria della società”.

Da qui il severo ammonimento: in base alle normative vigenti, “i Comuni soci di una società in house, ove non improntino l’esercizio della propria attività al criterio dell’operatore privato-razionale – nel rispetto dei parametri della corretta gestione societaria ed imprenditoriale – nell’attività di direzione e coordinamento della società”, possono essere chiamati a rispondere sia nei confronti dei creditori”, ovvero incorrere nel danno erariale.

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