Bologna, 22 febbraio 2025 – Ormai è passato quasi un anno e mezzo da quell’ottobre 2023 in cui scattò l’allarme per la Garisenda. La torre, a rischio crollo, venne ’inscatolata’ e, nel contempo, fu modificata la viabilità di via San Vitale, chiudendo il primo tratto per tutti i mezzi e deviando il percorso degli autobus in piazza Aldrovandi. Da allora il commercio della zona non ha potuto far altro che adeguarsi, ridimensionando profitti e clientela.
SONDAGGIO Le attività fanno abbastanza per le attività danneggiate dai cantieri?
Via Zamboni, prima una tra le vie più frequentate da turisti e studenti, oggi appare molto più silenziosa. “La gente è nettamente diminuita da quando c’è il cantiere della Torre”, racconta Singer Amandif, uno dei pizzaioli di Pizzeria Zamboni 3.
La sensazione non è diversa per Francesca Poliardi, che lavora nel negozio a fianco (Candy Lisa) e conferma “un flusso minore” di persone per via del “muro che si è formato all’ingresso di via Zamboni”. ‘Un muro’ , quello rappresentato dai container rossoblù, che confonde forestieri e locali: “I turisti sono pochi – spiega Graziano Bottura, immerso nell’odore invitante de ’Il banco del Pane’ – sono diminuiti i giovani e, soprattutto, l’allegria”. Nel Ghetto invece, i cambiamenti sembrano avere origine a monte: “Oggi il lavoro non c’è più – commenta Cosetta Corticelli, titolare del negozio di calzolaio dal ’95 – Non è solo il cantiere, l’economia non gira, tutto è cambiato. Ci sono state settimane in cui non è entrata più di una persona. Gli affitti poi, sono alti, di questi tempi è difficile mantenere un’attività commerciale”.
Girando invece in via San Vitale, la strada che ha subito il cambiamento più drastico, le sensazioni dei commercianti sono piuttosto contrastanti. Per alcune, come Elisa Galletti, proprietaria della merceria Casa della Lampo, il traffico di via San Vitale è il problema principale: “La strada è chiusa, ma non ci sono indicazioni e segnaletiche adeguate. Quando la mattina scarichiamo passiamo tutto il tempo a sostituire i vigili, facendo fare la retromarcia alle tante autovetture che imboccano la strada chiusa – lamenta la commerciante – Le clienti che vengono da fuori arrivano tutte affaticate. I mezzi non collegano bene la zona. Dobbiamo, come al solito, sperare di farcela da sole”. Anche per Claudia Pascale (Mi Cla), la situazione non è favorevole; infatti, nonostante il passaggio sia “aumentato rispetto al primo periodo”, la quantità di lavoro è “inferiore rispetto all’anno passato” vista l’aggravante dei ‘cantieri del tram’.
Della stessa opinione anche Sazzad Hossain, proprietario della Caffetteria Lilù da un paio di anni: “C’è molto meno passaggio. Io sono qui da poco ma, confrontandomi con il vecchio proprietario, la fatturazione di questi due anni è nettamente inferiore al passato”.
Per la Taverna di Roberto, al contrario e inaspettatamente, il problema non si sente affatto: “Per quanto ci riguarda noi, lavoriamo esattamente come prima. Le persone ci sono e il locale si riempie. Non abbiamo sentito differenze”, spiega Francesco Cataldo. Nonostante un malcontento diffuso per il calo della clientela, ci sono diverse negozianti che invece colgono anche dei vantaggi nella situazione. Infatti, per Maria Elisa Testoni, proprietaria de La bottega in scatola, la deviazione degli autobus è un fatto positivo: “Devo dire che da quando gli autobus non passano, almeno riesco a parlare con i clienti. Il rumore era veramente assordante e il palazzo tremava tutto. Inoltre – continua Testoni –, abbiamo richiesto che la zona diventi pedonale, saremmo tutti d’accordo, ma visto che è una zona residenziale non so se ci sarà concesso”.
Dello stesso avviso Manuela Vignoli, di Matri Cartai: “C’è una difficoltà ad arrivare in centro, specialmente per le persone con hanno una certa età. Noi però siamo contente, in quanto la diminuzione dell’inquinamento sia ambientale che acustico è notevole; sarebbe ottimo se si creasse un percorso puramente pedonale”. “Stiamo sopravvivendo tutti”, conclude la collega Manuela Nanetti.
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