Mentre alcuni settori hanno registrato aumenti salariali, altri comparti sono rimasti indietro, con stipendi che faticano a tenere il passo con l’inflazione e il costo della vita. L’analisi dei dati statistici messi a disposizione dall’Istat ci permette di comprendere quali categorie professionali che hanno beneficiato di una crescita retributiva e quali hanno visto il proprio potere d’acquisto erodersi progressivamente:
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I settori con i maggiori aumenti retributivi -
Chi ha visto il potere d’acquisto ridursi -
Gli stipendi reggono il passo con il costo della vita
I settori con i maggiori aumenti retributivi
I numeri più interessanti sono quelli dei settori legno, carta e stampa (+8,5%) e credito e assicurazioni (+7,1%). Provano a tradurre le percentuali in euro, i lavoratori del settore Credito e Assicurazioni hanno beneficiato di un aumento salariale del 7,1%. Partendo dalla retribuzione media annua del 2022 di 37.302 euro, l’aumento del 7,1% corrisponde a circa 2.648 euro in più all’anno con una retribuzione media a 39.950 euro. Secondo gli accordi contrattuali, i dipendenti bancari hanno ottenuto un aumento medio di 435 euro netti al mese, distribuito su un periodo di un anno e mezzo.
Il comparto del Legno, Carta e Stampa ha registrato l’aumento con una crescita salariale dell’8,5%. Secondo l’Aran la retribuzione lorda annua media per un dipendente a tempo pieno era di 37.302 euro Applicando l’incremento dell’8,5%, si ottiene un aumento di circa 3.171 euro annui, portando la retribuzione media a 40.473 euro.
Nel settore del commercio (+4,2%), è stato siglato un nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro che prevede un aumento a regime di 240 euro per il quarto livello, comprensivo di quanto già riconosciuto con il protocollo straordinario del dicembre 2022.
Tra i settori che hanno registrato gli aumenti salariali più marcati negli ultimi mesi ci sono il settore industriale e quello della tecnologia e innovazione. Secondo i dati Istat, il comparto manifatturiero ha visto un incremento medio delle retribuzioni del 4,6% nel 2024, con punte più elevate nei segmenti della meccanica, della chimica e dell’industria farmaceutica. Il settore energetico, spinto dalla transizione ecologica e dall’aumento della domanda di fonti rinnovabili, ha registrato aumenti superiori al 5%, grazie alla richiesta di competenze specializzate. Uno sviluppatore software che guadagnava 40.000 euro lordi annui ha beneficiato di un aumento del 7%: il suo stipendio a 42.800 euro lordi (+2.800 euro all’anno).
Un altro comparto che ha visto una crescita è quello della tecnologia e dell’informatica. L’avanzata della digitalizzazione e il boom dell’intelligenza artificiale hanno portato a un aumento della domanda di programmatori, ingegneri software e analisti di dati, con stipendi che in alcuni casi hanno superato il 10% di aumento annuo. Le aziende si stanno contendendo i migliori talenti con offerte sempre più competitive, soprattutto nel caso di profili con esperienza nella cybersecurity e nell’intelligenza artificiale.
Chi ha visto il potere d’acquisto ridursi
Se alcuni settori hanno cavalcato l’onda della crescita economica e tecnologica, altri hanno faticato a tenere il passo con l’aumento del costo della vita. Uno dei comparti più penalizzati è stato quello della pubblica amministrazione, dove gli aumenti salariali sono stati modesti rispetto all’inflazione. Nel 2024, i dipendenti pubblici hanno ricevuto un aumento medio delle retribuzioni del 1,6%, un valore inferiore all’aumento generale dei prezzi. Questo incremento è sostenuto dall’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale ai dipendenti delle amministrazioni non statali. Ad esempio, per un dipendente pubblico con una retribuzione annua di 30.000 euro, l’aumento dell’1,6% corrisponde a 480 euro in più all’anno, portando la retribuzione a 30.480 euro.
Un caso emblematico è quello del settore sanitario, che nonostante il ruolo centrale nella gestione delle emergenze sanitarie degli ultimi anni, ha registrato una dinamica retributiva inferiore alle aspettative. Medici, infermieri e operatori sanitari hanno visto aumenti compresi tra il 2% e il 2,5%, valori insufficienti a compensare l’erosione del potere d’acquisto. Molti professionisti della sanità lamentano condizioni di lavoro sempre più difficili e turni estenuanti senza un adeguato riconoscimento economico. Un infermiere che percepiva uno stipendio annuo di 35.000 euro lordi ha visto la sua retribuzione crescere del 5%, arrivando a 36.750 euro lordi nel 2024. Il tutto si traduce in 1.750 euro in più all’anno, ovvero circa 145 euro in più al mese.
Anche il comparto dell’istruzione ha vissuto un periodo di stagnazione salariale. Gli insegnanti italiani continuano a percepire stipendi inferiori rispetto ai colleghi europei, con aumenti che raramente superano il 2% annuo. La mancanza di investimenti strutturali e la difficoltà nel rinnovare i contratti collettivi stanno contribuendo a una crescente insoddisfazione tra i docenti.
Gli stipendi reggono il passo con il costo della vita
Uno degli elementi che sta influenzando il potere d’acquisto dei lavoratori è l’inflazione. Negli ultimi tre anni, i prezzi al consumo sono aumentati del 17,3%, mentre le retribuzioni contrattuali sono cresciute solo del 4,7%, determinando una perdita in termini reali. Nonostante alcuni settori abbiano registrato incrementi salariali importanti, in molti casi gli aumenti non sono stati sufficienti a compensare l’aumento del costo della vita.
Nel 2024, l’inflazione si è attestata attorno al 5,7%, mentre la crescita media degli stipendi si è fermata al 3,8% e si traduce in una riduzione del potere d’acquisto di circa 1,9%. Questo fenomeno è evidente tra i lavoratori del commercio e dei servizi, dove gli aumenti retributivi sono stati spesso inferiori alle aspettative.
Un altro elemento da considerare è il divario salariale tra Nord e Sud Italia. Mentre nelle grandi città del Nord le retribuzioni sono cresciute a un ritmo più sostenuto, nel Mezzogiorno molte professioni hanno visto solo aumenti marginali, accentuando le disparità territoriali già esistenti.
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