Il caso della condanna del sottosegretario Delmastro di Fratelli d’Italia, la posizione di Meloni e le polemiche delle opposizioni. La nota di Sacchi.
Suona come una condanna a tutti i costi. Nonostante i pm ne avessero chiesto prima l’archiviazione e infine l’assoluzione. La sentenza che condanna in primo grado a otto mesi per rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito del caso Cospito il sottosegretario alla Giustizia, di FdI, Andrea Delmastro, ha inevitabilmente il forte sapore politico della sfida giudiziaria da parte di settori della magistratura, in oggettivo asse con l’opposizione di sinistra, contro la riforma della giustizia del governo di Giorgia Meloni.
Del resto, tutto nasce da un esposto proprio di un esponente dell’opposizione, Angelo Bonelli, leader dell’Alleanza Verdi Sinistra contro Delmastro dopo che il deputato di FdI, capo dell’organizzazione, Giovanni Donzelli aveva parlato alla Camera delle visite a Cospito, nell’ambito di quelle fatte a tutti i detenuti, di parlamentari di sinistra.
Delmastro fu accusato di aver fornito informazioni coperte da segreto istruttorio che però non avevano questo vincolo, replicò il ministro della Giustizia Carlo Nordio con lo stesso Delmastro. Nonostante fosse stata chiesta l’archiviazione per Delmastro è arrivata l’imputazione coatta e infine ieri nonostante fosse stata chiesta dal Pm l’assoluzione è arrivata la condanna a 8 mesi. È lo stesso premier Meloni a scendere in campo in serata con una dichiarazione che dà il segno dello scontro in atto da parte di un certo mondo della toghe contro l’esecutivo che procede con la separazione delle carriere pilastro della riforma della giustizia.
La sentenza che vede peraltro Pm e giudici divisi sul caso Cospito può anche suonare come una oggettiva provocazione contro la stessa separazione delle carriere. “Sono sconcertata per la sentenza di condanna del sottosegretario Andrea Delmastro, per il quale il pubblico ministero aveva inizialmente richiesto l’archiviazione e successivamente l’assoluzione. Mi chiedo se il giudizio sia realmente basato sul merito della questione. Il sottosegretario Delmastro rimane al suo posto”, è la secca dichiarazione di Meloni.
È quindi il premier in persona a blindare il sottosegretario alla Giustizia che assiste in piedi alla lettura della sentenza. “Non mi dimetto, spero ci sia un giudice a Berlino”, afferma a caldo. Poi, in una nota: “Le sentenze non si commentano, ma quelle politiche si commentano da sole. E questa sentenza si commenta da sola. Vogliono dire che le riforme si devono fermare? Hanno sbagliato indirizzo. Vogliono dire che il Pd non si tocca? Hanno sbagliato indirizzo”.
Tra i primi a difendere il sottosegretario c’è Nordio, che si dice “disorientato e addolorato” per la condanna e confida “in una radicale riforma” della sentenza in sede di impugnazione. “Rinnovo all’amico Andrea Delmastro la più totale e incondizionata fiducia. Continueremo a lavorare insieme per le indispensabili ed urgenti riforme della Giustizia”, dice il Guardasigilli.
A chiudere la vicenda dimissioni arriva poi il premier. La maggioranza fa quadrato. Che si tratti di una “sentenza politica” lo afferma il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, segretario di Forza Italia. Tajani attacca: “La sentenza appare una decisione priva di fondamento giuridico”. “È una scelta politica – rimarca -. Un segnale contro la riforma della giustizia”. E conferma: “Andiamo avanti e Delmastro rimanga al suo posto”.
Le opposizioni partono subito all’attacco e celebrano il rito consueto del processo mediatico emettendo sentenze definitive di condanna politica. “Delmastro condannato per aver usato segreti di Stato contro le opposizioni dimostra quanto questa classe dirigente sia inadeguata. Giorgia Meloni adesso lo faccia dimettere”, tuona Elly Schlein. “Ma questa destra che governa dimenticando chi non riesce a curarsi e chi non riesce a pagare le bollette non si rende conto che in uno Stato di diritto queste dichiarazioni sono tecnicamente eversive?”, è l’affondo della segretaria del Pd. Giuseppe Conte non si dice sorpreso per il mancato passo indietro: “Non avevamo dubbi. Purtroppo. Da Delmastro a Santanché si sentono ormai tutti intoccabili. La principale colpevole di questo grave andazzo è Meloni che chiedeva le dimissioni di tutti dall’opposizione e ha perso la coerenza da qualche parte a Colle Oppio. Poltrone piene di colla per i suoi amichetti”, attacca.
Anche Avs e Più Europa insistono per le dimissioni del sottosegretario. Ma Alfredo Antoniozzi, vicecapogruppo di FdI alla Camera, accusa Avs di due pesi e due misure. E chiede “agli amici Bonelli e Fratoianni se sia possibile esultare per la condanna definitiva ad un anno e 8 mesi dell’eurodeputato Mimmo Lucano e considerare un delinquente Delmastro condannato incredibilmente a 8 mesi ma in primo grado”. Conclude Antoniozzi: “Avs chiede le dimissioni di Delmastro ma Lucano che è pure sindaco di Riace non mi risulta che si sia dimesso”.
Non chiedono le dimissioni Iv e Azione, forze che si definiscono ‘garantiste’. Matteo Renzi, però, va giù particolarmente duro: “Per un garantista come me, la condanna in primo grado del sottosegretario alla giustizia Delmastro Delle Vedove non cambia nulla. Assolutamente nulla. Per me Delmastro era incapace di fare il sottosegretario alla giustizia anche prima della (nuova) condanna. Uno con la sua storia è un perfetto sottosegretario alla giustizia solo nella Repubblica delle Banane”. È la sentenza politica del “garantista” leader di Iv che sembra gareggiare per la durezza dei toni con Conte e Schlein nella sua nuova vita insieme con la sinistra giustizialista del campo largo.
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