Nisida, Mergellina, Santa Lucia, Molosiglio, Vigliena. Per il primo Marina cittadino il Comune di Napoli deve solo scegliere. Il nuovo piano regolatore portuale, adottato dall’Autorità di sistema portuale del mare Tirreno centrale, ha previsto una logica di rete lungo la fascia costiera napoletana. Ha detto, in buona sostanza, cioè che i porti turistici si possono fare se c’è la volontà del Comune e se si ottiene l’ok dalla Soprintendenza. «Abbiamo lasciato aperto ogni possibilità – ha detto il presidente dell’Adsp, Andrea Annunziata – perché riteniamo che sia Comune ad individuare la migliore soluzione.
L’Autorità di sistema portuale del mare Tirreno centrale è praticamente l’unica ad avere competenza sul demanio fuori dal recinto portuale. Abbiamo tentato – ha aggiunto Annunziata – di trasferire queste aree demaniali al Comune ma non ci siamo ancora riusciti. Ecco perché, coerentemente con la scelta iniziale, abbiamo lasciato aperto varie soluzioni in modo che sia il Comune ha fare la scelta finale».
I numeri
La carenza di posti barca è ormai diventata cronica a Napoli. Secondo i dati elaborati da PwC Tls, a Napoli solo un armatore su quattro trova un posto barca dove poter ormeggiare in maniera sicura e soprattutto legale. Una asfissia totale che rischia di mandare in crisi – come ha denunciato il presidente di Afina, l’Associazione della filiera nautica che organizza NauticSud e Navigare, Gennaro Amato, anche il comparto cantieristico con ripercussioni gravi sul piano occupazionale se è vero com’è vero che la Campania detiene il primato delle costruzioni entro i 12/15 metri. Con l’adozione del piano regolatore portuale, dunque, un primo concreto passo è stato fatto e corona il fatto che i porti turistici sono stati esclusi dalla Direttiva Bolkestein che vieta il rinnovo delle concessioni demaniali perché devono essere messe all’asta. Il provvedimento, adottato dal Parlamento, infatti, interviene sulle strutture della nautica evitando che i beni portuali rientrino nella Direttiva 2014/23 sull’aggiudicazione dei contratti di concessione dell’Unione Europea. La misura, in buona sostanza, si basa sul presupposto che le strutture nautiche non si configurano come concessioni di servizi, ma devono seguire una procedura di evidenza pubblica in base al Dpr n. 509/1997. Questo significa, insomma, che le concessioni relative ai porti possono essere rinnovate e si facilita, di fatto, anche la possibilità di interventi privati in questo settore. E infatti la strada più percorribile sembra quella del Project Financing dove pubblico e privato si incontrano per facilitare anche la gestione dell’opera che si va a realizzare.
Il sindaco Gaetano Manfredi, presidente dell’Anci, ha già detto che lo strumento da utilizzare per facilitare l’iter potrebbe essere quello della Zes. «La nautica da diporto Ha specificato Manfredi – rappresenta una risorsa strategica per l’economia di Napoli e del suo hinterland, e ritengo che le Zes possano rappresentare uno strumento utile per sostenere la nautica. La Zes ha aggiunto Manfredi – può risultare utile perché con l’autorizzazione unica facilita il contingentamento dei tempi e dà incentivi fiscali per sostenere un settore che è grande motore di economia in tutta Italia».
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E in tale direzione si muovono le iniziative più concrete come quella a cui stanno lavorando associazioni e imprenditori di che riguarda proprio di Mergellina. Su questo fronte, comunque, va segnalata la presa di posizione degli imprenditori aderenti al Consorzio Il Operatori Porto di Mergellina che raccoglie oltre 10 concessionari storici con più di 120 unità lavorative Il presidente Michele Pugliese, ha precisato che nessun accordo è stato mai raggiunto per iniziative comuni nell’area di Mergellina.
Il Consorzio tiene a rivendicare la propria autonomia a salvaguardia dei tanti operatori che operano da decenni nel comparto della Nautica a Mergellina e di un’utenza molto vasta che da sempre apprezza i nostri servizi.
«Riteniamo molto apprezzabili – aggiunge il presidente Pugliese – gli sforzi messi in campo dalla autorità portuale che ha preso l’impegno a prorogare i termini delle concessioni in scadenza mentre prepara le procedure di gara previste dalla normativa nazionale ed europea. Non intendiamo tuttavia essere fagocitati in iniziative di cui non conosciamo nulla che potrebbero solo servire a tutelare interessi di altri concessionari con cui fino ad oggi non abbiamo condiviso alcuna prospettiva di sviluppo e di riordino. Confidiamo molto nelle istituzioni che certamente vorranno tutelare servizi all’utenza e il lavoro dei tanti operatori».
Poi c’è in corso un tentavo di rivitalizzare la proposta di Vigliena ma in quell’area bisogna fare i conti con la sicurezza della navigazione perché si va ad incidere sul canale di ingresso al porto dove transitano le grandi navi. E la coabitazione tra grandi navi e imbarcazioni non è per nulla agevole. La sfida delle Marine attrezzate per ora in Campania l’hanno vinta solo a Castellammare e a Salerno. Marina di Stabia e Marina di Arechi sono due fantastiche realtà che sono lì a dimostrare che si possono realizzare attrezzature funzionali e invidiabili anche in Campania. Manca Napoli all’appello, ma ora finalmente qualcosa comincia a muoversi. Fa male sapere che aspiranti armatori napoletani rinunciano all’acquisto di una barca solo perché non trovano un ormeggio sicuro e soprattutto regolare. E che dire, poi, quando gli stessi rappresentati delle forze di polizia lasciano chiaramente intendere che l’abusivismo degli ormeggi è in buona parte frutto di questa assoluta carenza di posti regolari.
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